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© 2024 Anora Productions, LLC
Ormai da settimane, anche attraverso la newsletter curata da Lorenzo Ciofani, abbiamo sottolineato quanto, mai come quest'anno, l'avvicinamento alla Notte degli Oscar è stato contrassegnato da colpi di scena (qualcuno potrebbe anche dire "di scema", considerando tutta la questione dei post riesumati della Gascon...) e ribaltamenti improvvisi relativi a sicuri frontrunner (prima Emilia Pérez – il cavallo Netflix con 13 nomination –, poi The Brutalist, infine Anora) o improbabili outsider (A Complete Unknown, zero statuette a fronte di 8 nomination).
È stato il cammino più divertente verso gli Academy Awards che io ricordi, divertimento che ha travolto anche i bookies costretti a far oscillare le quote sulle varie nomination in modo mai visto (e in certi casi, anche a ridosso della cerimonia, senza riuscire a individuare i reali vincitori, come ad esempio nel caso del film d’animazione, con Il robot selvaggio dato pesantemente favorito – a 1.30 – rispetto al vincitore Flow, primo Oscar per la Lettonia), prevedendo in modo lineare i premi tecnici (a partire dai costumi e le scenografie per Wicked, con la statuetta a Paul Tazewell, primo costumista di colore a vincerla in 97 edizioni, passando per il trucco e acconciatura di The Substance), ma brancolando nel buio fino agli ultimi giorni per quello che riguardava i riconoscimenti più pesanti.
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Flow
Le previsioni della vigilia sono state confermate per gli attori non protagonisti e le attrici non protagoniste (Kieran Culkin per A Real Pain, Zoe Saldana per Emilia Pérez, prima interprete di origini dominicane a vincere l’Oscar), per l’attore protagonista (Adrien Brody per The Brutalist), per le sceneggiature (originale Anora, non originale Conclave), per la fotografia e la colonna sonora a The Brutalist, e disattese per il montaggio (Conclave era favorito su Anora, altro premio vinto da Sean Baker).
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The Brutalist
Alla fine, proprio come previsto, rispetto agli ultimi due anni soprattutto (con le affermazioni pesanti di Everything Everywhere All at Once e Oppenheimer), si è tornati ad una spartizione più o meno equa delle varie statuette (tre per The Brutalist, due per Wicked, due per Emilia Pérez, due per Dune Part Two...), con la sconfitta più clamorosa per il film di Jacques Audiard nella categoria del miglior film internazionale, dove a spuntarla è stato Io sono ancora qui di Walter Salles (primo film brasiliano a vincere l’Oscar, altro sorpasso predetto negli ultimi giorni).
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Io sono ancora qui
Ma è una spartizione solo per quello che riguarda i premi minori, perché ovviamente il vero trionfatore della serata è Anora (5 Oscar vinti), soprattutto Sean Baker, il primo nella storia (nel 1954 Walt Disney li vinse per titoli diversi) a portare via 4 statuette con un solo titolo – miglior film come produttore, miglior regia, miglior sceneggiatura originale e montaggio, con Mikey Madison migliore attrice protagonista (con buona pace della strafavorita Demi Moore) –ma anche qui, per quanto alcuni (forse molti) potranno storcere il naso per la vittoria di un film come questo (personalmente l’unico tra tutti i nominati che rivedrei in qualsiasi momento), come direbbe Cocciante, era già tutto previsto...
Infine, per gli amanti delle rivalità festivaliere, questa edizione degli Oscar segna una vittoria abbastanza netta di Cannes su Venezia: il Festival di Cannes porta a casa 9 statuette, con Anora (5), Emilia Pérez (2), The Substance (1) e Flow (1); la Mostra di Venezia ne conta invece 4, con The Brutalist (3) e Io sono ancora qui (1).