PHOTO
Vita da Carlo © Paramount+
Lo avevamo lasciato travolto dalla politica, lo ritroviamo alle prese con il suo primo film d’autore: è Verdone all’ennesima potenza quello di Vita da Carlo, seconda stagione della serie lanciata due anni fa su Amazon Prime Video e ora passata a Paramount+ (dieci episodi, disponibili dal 15 settembre). Trasferimento sereno: “Dopo il successo della prima stagione – spiega il produttore Luigi De Laurentiis – ci è stata offerta la possibilità di realizzare altre stagioni. Abbiamo trovato una nuova casa, alzato la posta in gioco con idee originali. E abbiamo un Carlo in stato di grazia”.
“È un marchio con una grande storia cinematografica – puntualizza Aurelio De Laurentiis, che con il figlio Luigi produce – e hanno fatto un’offerta molto vantaggiosa. Mi confronto con persone che sanno di cosa stiamo parlando e che hanno sposato in pieno le mie classiche strategie di marketing: un vero produttore fa dei contratti senza legarsi le mani al primo che arriva”. Dalle parti di Paramount+ c’è soddisfazione: “Per noi è la prima produzione comedy originale italiana – spiega Antonella Dominici, senior vice president di Streaming Italy and South Emea di Paramount – e non potevamo che affidarci a Carlo Verdone”.
Che, nella seconda stagione, torna alla regia, adattando un racconto autobiografico contenuto nel suo libro La carezza della memoria (i cortocircuiti tra realtà e finzione sono alla base della serie): “Avevo paura – rivela Verdone – perché fare meglio della prima stagione era un’impresa pericolosa. Mi sono fatto il segno della croce… Ma sono contento di come è venuta, con gli sceneggiatori abbiamo costruito una struttura più solida, piena di colpi di scena e con un tono autobiografico più forte. Mi vedrete sul set di un piccolo 8 ½, con il film tratto dal mio racconto Marie Effe (narra del rapporto poetico tra il giovane Verdone e una prostituta, ndr) che si intreccia alle storie private dei personaggi della serie”.
Ma, nella vera vita da Carlo, Verdone tornerà al cinema? “Certo, anche perché il mio contratto prevede anche un film. Mi manca moltissimo un film da regista, raccontare una storia non comica benché con ironia. Poi film d’autore ne ho fatti, magari non tutti, certamente lo sono Un sacco bello, Compagni di scuola e Al lupo al lupo. Prima o poi proverò a scrivere un piccolo romanzo da cui trarre un film…”.
Il problema, però, è strutturale: “Sono nato con il cinema, mi manca tantissimo. Chiudono troppe sale, al botteghino funzionano solo Barbie e Oppenheimer, qualche film italiano ci prova ma non ce la fa a competere. Barbie è un successo per gli esercenti e per il pubblico ma non per il cinema italiano, a me forse è sfuggito qualcosa dell’opera ma ha dato tanto agli spettatori. Non si riesce a invogliare il pubblico per le produzioni italiane, la fruizione sembra ormai ridotta a schermi più piccoli. Ma non so dire cosa manchi davvero. Nuovi attori? Nuovi azzardi? Nuova scrittura? Io, la mia carriera, ormai l’ho fatta, ma questa situazione mi impensierisce. E penso che tutte le polemiche sugli attori stranieri che ricoprono ruoli di personaggi italiani lascino il tempo che trovano: la penso come Sofia Coppola, che sostiene che il regista sia l’artefice di un film. Sta a lui o a lei decidere chi fa cosa”.
E sul politically correct: “Sono d’accordo su molte cose ma è una moda americana. Secondo queste logiche tutta la commedia italiana degli anni Sessanta andrebbe cancellata. Io sono contro la cancel culture, spesso mentre scrivevamo siamo stati in difficoltà: questo non si può dire, qui dobbiamo fare attenzione…”. Alla regia, insieme a lui, Valerio Vestoso: (“Fare dieci puntate era un suicidio” scherza ma non troppo Verdone”), già alla scrittura in Una pezza di Lundini e Vincenzo Malinconico, avvocato d’insuccesso: “Un’esperienza magica, ho coccolato l'universo di Carlo cercando in tutti i modi di non imitarlo”.
Tra le new entry del cast, Sangiovanni: per ammiccare al pubblico giovanile, il verace produttore interpretato da Stefano Ambrogi obbliga la star a scritturare l’idolo della genz nel ruolo del giovane Verdone. “All’inizio ero dubbioso – afferma Verdone – anche perché è un cantante, è vincentino… Ma si è comportato benissimo: prima ha preso le misure, poi si è completamente adeguato ai nostri ritmi, ha avuto un grande coraggio nel mettere in campo se stesso, le sue malinconie, le stranezze, i momenti di riflessione”. Una strana coppia che funziona: “Arrivo da un altro mondo – dice Sangiovanni – ma spero sia l’inizio di qualcosa di nuovo. Carlo è una leggenda, la serie è molto moderna e universale”.
Nel cast tornano i protagonisti della prima stagione, dall’ex moglie Monica Guerritore appena mollata dall’amante all’amico Max Tortora alle prese con un provino per una serie americana, i figli Caterina De Angelis e Filippo Contri, il genero Antonio Bannò, una pletora di guest star (Christian De Sica, Claudia Gerini, Maria De Filippi, Fabio Fazio, Gabriele Muccino, Zlatan Ibrahimović) e alcuni personaggi nuovi: Ludovica Martino nel ruolo dell’attrice di Maria Effe (“Faccio una versione di me stessa più insopportabile”), Stefania Rocca come interesse romantico (“Ho portato tutto quell’entusiasmo che mi esplode dentro quando vedo Carlo”) e Fabio Traversa, entrato nella storia come il Fabris di Compagni di scuola. Che Verdone ha voluto recuperare dopo tanti anni: “Mi sento in colpa nei suoi confronti, è dal 1988 che è perseguitato da quel personaggio. Lui sostiene che alla fine è un piacere, dice che è diventato immortale. Ho voluto scrivere un bel ruolo per risarcirlo: dal quinto episodio la serie ha una grande sterzata anche grazie a quello che accade tra me e Traversa, con delle scene un po’ alla Fritz Lang. Si compie la vendetta di Fabris”.
In programma la terza stagione: “Abbiamo consegnato le sceneggiature – rivela Verdone – e credo che a novembre cominceremo a girare. Sarà complesso ma troveremo lo slancio”.