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Richard Linklater
(Cinematografo/Adnkronos) – "Il protagonista è in qualche modo intrappolato nella sua identità da sicario. Mi sono chiesto: cosa sarebbe successo se lui avesse deciso diversamente nel finale? E così è venuta fuori questa commedia un po' noir, ma che contiene in sé generi differenti". Richard Linklater presenta oggi Fuori Concorso alla 80ma Mostra di Venezia il suo Hit Man. Basato sulla storia vera riportata dal Texas Monthly nel 2001, Hit Man racconta la vicenda di Gary Johnson (Glen Powell, anche cosceneggiatore), poliziotto dell’ufficio del procuratore distrettuale di Harris Country, che finge di essere un sicario per aiutare la polizia a identificare i mandanti. L’incontro con una donna che deve proteggere (Adria Arjona) metterà la sua vita e la sua carriera in difficoltà.
"Ho parlato con Glen al telefono per diversi anni – racconta il regista spiegando come è nata l'idea di fare un film sulla vicenda – Pensavo che il film avrebbe visto la luce prima". La pellicola è un noir, che ha anche i tratti della commedia romantica, a tratti esilarante. "E' un film che ha in sé generi diversi – spiega Linklater – Man mano che scrivi ti domandi che genere di film sia. Se è un noir, il protagonista dovrebbe essere imprigionato, dovrebbe morire, ma in realtà il mondo è molto più complesso di così". L'aspetto divertente nel film è una cifra stilistica del cineasta: "Vedo le cose dal punto di vista della commedia – rivela – Se vedo un articolo in cui una persona vuole ucciderne un'altra, io vedo subito il potenziale comico della situazione. Da un lato è un film molto serio, ma in realtà c'è un lato divertente, umoristico. Anche quando cerco gli attori per i miei film, la priorità è cercare di capire il loro aspetto divertente, perché dobbiamo convivere per molto tempo".
Il film tende a spiazzare lo spettatore: "Nella seconda metà del film si vede qualcosa di diverso, volevo fare qualcosa che non era stato mai fatto in termini di identità, relativamente al modo in cui lui è intrappolato nel suo personaggio", spiega Linklater. Da un punto di vista psicologico, c'è stato un grande studio sulla psicologia del personaggio, sulla sua doppia identità. "Glenn è un docente di psicologia e questo dice molto di lui, una persona molto riflessiva e affascinante e ho pensato fosse una persona molto interessante da trasporre al cinema -dice il regista- Vogliamo tutti essere qualcun altro, il contrasto è molto divertente".
Infine, Linklater spende qualche parola sullo sciopero in corso ad Hollywood di attori e sceneggiatori: "Nessuno è felice, in questo momento, quindi è venuta l'ora di ricalibrare le cose, e renderle più eque per tutti -osserva- Qualcuno dovrà cedere. Anche io sono stato membro del sindacato, è un momento cruciale. Sessant'anni fa ci fu uno sciopero che ha portato a progressi. Credo che tutti ora stiano cercando di barcamenarsi in questa situazione". Prodotto da Acg Studios e Aggregate Films, Cinetic Media e dstribuito da Agc Studios e Bim Distribuzione, la pellicola è interpretata, oltre che da Glen Powell, da Adria Arjona, Austin Amelio, Retta.
Linklater ha poi parlato brevemente del suo nuovo progetto, Merrily We Roll Along, musical di Stephen Sondheim del 1981, che verrà girato ogni due anni nell'arco di 20 anni e dovrebbe uscire nei cinema nel 2040. L'idea del regista è, a differenza di una produzione convenzionale in cui il trucco farebbe invecchiare o invecchiare gli attori, di catturare il processo di invecchiamento, l'esperienza del tempo stesso, nel suo film. "Tra diciotto anni potremmo aver finito -dice Linklater- Gireremo di nuovo molto presto, se sarà possibile".