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Enzo Jannacci (credits: Paolo Jannacci)
(Cinematografo.it/Adnkronos) – “È la testimonianza di un momento importante, papà ne sarebbe fiero. Direbbe ‘ma io non merito di stare qui con tutti voi’. È l’insegnamento dell’umiltà, che noi artisti dovremmo tutti avere”. Sono le parole con cui il figlio di Enzo Jannacci, Paolo, commenta la pellicola diretta da Giorgio Verdelli sul padre, Vengo anch’io, prodotta da Indigo Film e presentata stamane nella sezione Fiori Concorso nell’ambito dell’80ma Mostra del Cinema di Venezia.
"È un film che spero che diventi caro per tutti quelli che lo vedranno e che potranno conoscere, scoprire o riscoprire sfaccettature del papà che si erano perse”, aggiunge il figlio Paolo.
A dieci anni dalla morte di Enzo Jannacci, il film descrive il talento, l’ecletticità e l’originalità dell’artista milanese. Non una semplice biografia, ma un’introduzione al suo mondo in modo originale, ricavandone il ritratto intimo e poetico di un artista che ha navigato tra tanti generi diversi, perché lui stesso era un “genere”, e nel quale filmati d’archivio vengono alternati a interviste con personalità del mondo musicale italiano contemporaneo. “Era un battitore libero. Non si faceva irreggimentare, non faceva parte della compagnia di giro -spiega il regista Verdelli- Diceva cose pesanti in modo leggero, e poi aveva la rara capacità di inventare modi di dire e di dipingere in tre parole una situazione”.
Il regista spiega di aver lavorato alla pellicola. “Ho fatto un po’ il detective, sono andato a caccia di cose”, racconta Verdelli che sviluppa il documentario o attraverso testimonianze e interviste di amici e artisti vicini a Jannacci. “L’affetto di cui gode Jannacci da parte degli artisti mi ha commosso”, rivela. Sottolineando che “c’è un atteggiamento spocchioso di qualche collega che facendo i documentari non mette le cose di successo, ma per me non è giusto. L’equilibrio tra i momenti di successo e le cose che non conosce nessuno è ciò che fa un grande documentario”.
“Chi fa il mio lavoro ha il grande privilegio di lasciare degli oggetti che in qualche modo gli appartengono e che gli sopravvivono. A differenza della finzione, in casi come questo restano con la funzione ulteriore di lasciare qualcosa che si possa ricordare, la memoria di qualcuno che ha influito tantissimo sul futuro, come nel caso di Jannacci”, spiega il produttore Nicola Giuliano. “Quello che avverto moltissimo in questo momento storico è la mancanza di memoria, e quindi lasciare questo oggetto dà totalmente senso al mio lavoro, al di là dell’aspetto commerciale”.
“Siamo felici e orgogliosi di avere la possibilità di farlo vedere al pubblico in una sala cinematografica”, gli fa eco Giampaolo Letta. “Jannacci è un personaggio che ha segnato la vita culturale, musicale, sociale non solo milanese ma italiana, forse troppo poco valorizzato per quello che ha significato”. La pellicola verrà distribuita nelle sale italiane “in 200 copie, che potrebbero crescere dopo la proiezione di oggi. Abbiamo ottimi exit poll dalle sale milanesi”, spiega ancora Letta.