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Bologna, 27 settembre 1997. Bob Dylan e Papa Giovanni Paolo II al Congresso Eucaristico Mondiale
The cavalries charged
The Indians fell
The cavalries charged
The Indians died
Oh the country was young
With God on its side
Nonostante fosse annunciata, Bob Dylan non canterà With God on our Side davanti a papa Giovanni Paolo II, nella veglia di preghiera con trecentomila giovani presenti a Bologna (anche…) per il XXIII Congresso eucaristico nazionale.
È la sera del 27 settembre 1997, forse il cantautore non vuole essere equivocato sui suoi sentimenti religiosi, ritenendo inadatta al contesto quella sua canzone che stigmatizza chi invoca Dio dalla propria parte per giustificare guerre e violenze. Visibilmente sofferente – dicono per i postumi di un intervento clinico, più probabile per il travaglio interiore provocato dal contesto – il “menestrello del rock” si presenta con un vestito nero profilato d’argento, capigliatura scarmigliata e ampio cappello chiaro; e dopo aver eseguito Knockin’ on Heaven’s Door e A Hard Rain’s Gonna Fall, attraversa il palco, raggiunge - quasi inciampando - il Papa futuro Santo accomodato qualche gradino più in su, si inchina davanti a lui levandosi il cappello, gli stringe la mano intrattenendosi in un breve e intimo dialogo.
Tornato dalla sua band (Dave Kemper alla batteria, Larry Campbell alla chitarra, Bucky Baxter al dobro e ai cori e Tony Garnier al basso) Dylan riprende la chitarra per cantare Forever Young. Tutti se l’aspettano ma non viene eseguita nemmeno l’iconica Blowing in the Wind (nelle parrocchie tra i più popolari canti per la Messa): ci pensa Woityla ad evocarla, riprendendone il testo: “È stato detto che la risposta alle domande della vostra vita ‘sta soffiando nel vento’. È vero! Però non nel vento che tutto disperde nei vortici del nulla, ma nel vento che è soffio e voce dello Spirito, voce che chiama e dice ‘vieni!’. Mi avete chiesto: quante strade deve percorrere un uomo per potersi riconoscere uomo? Vi rispondo: una! Una sola è la strada dell'uomo, e questa è Cristo, che ha detto ‘Io sono la via’.
Un mirabile dialogo a distanza, quello del Pontefice venuto dall’est con il “profeta laico” di Duluth, che imprime il sigillo dell’eccezionalità all’intervento artistico di quest’ultimo rispetto agli altri big che salgono sullo stesso palco: Dalla, Morandi, Petrucciani, Celentano, Bocelli, Bersani, Fabi… Nonostante l’esibizione sia stata preceduta e seguita da polemiche: Zucchero rifiutò l’invito a partecipare attaccando Dylan perché “folgorato sulla via di Damasco e di 450 mila dollari” (il cachet che avrebbe incassato).
Addirittura Papa Benedetto XVI nel suo libro del 2007 Giovanni Paolo II. Il mio amato predecessore confessò: “C’era ragione di essere scettici e io lo ero, e in un certo senso lo sono ancora, di dubitare se davvero fosse giusto far intervenire questo genere di profeti. Eppure le parole del Santo Padre andarono a toccare la domanda che riguarda ciascuno di noi personalmente”.
Le parole di Woityla scavano infatti nelle coscienze dei giovani presenti quella notte e suonano come appello al cantautore di origine ebraiche che oltre ad aver coniugato impegno civile, folk e rock, visse vent’anni prima una travolgente conversione al cristianesimo ora apparentemente raffreddata.
Tra il 1978 e il 1981 Dylan sperimentò infatti “un’esperienza di rinascita, quando la gloria del Signore mi ha vinto e mi ha innalzato”. Entrato nella chiesa evangelica Vineyard Fellowship ricevette il battesimo, frequentó un corso intensivo di studi biblici per sei mesi, cinque giorni alla settimana. Una scelta che trovò significativa traccia nei testi dei tre album di quel periodo (controversi nel giudizio di critica e pubblico) e nel docufilm diretto da Jennifer Lebeau Trouble No More – A Musical Film che documenta la svolta religiosa nella musica di Bob Dylan.
Ma in un’intervista al New York Times uscita il 28 settembre 1997, il giorno dopo l’esibizione bolognese, il futuro Premio Nobel afferma “di non appartenere ad alcuna religione”.
Chi è quindi quel Robert Zimmermann che canta davanti al Papa in un evento cattolico? Un credente smarrito? Un artista profumatamente pagato? Un uomo con la sua originale ricerca di senso? La risposta verrà nel singolo pubblicato nel 2020, quasi 25 anni dopo questo incontro: “I Contain Multitudes”.