PHOTO
Ryūsuke Hamaguchi - Foto Karen Di Paola
“Non sono nella posizione di poter parlare di questioni ambientali, del resto, non era lo scopo principale del mio film. Quando ho cominciato il progetto, ho pensato alla parte visiva, a un’immagine che andasse bene con la musica di Eiko Ishibashi: la sua partitura non dà risposte chiare, volevo che il movimento della natura la rispecchiasse. Girare un film solo sulla natura pensavo non fosse abbastanza interessante, per questo ho aggiunto i personaggi umani”. Premio Oscar al miglior film internazionale con Drive My Car, il giapponese Ryusuke Hamaguchi porta in Concorso a Venezia Evil Does Not Exist.
Nel lungometraggio, Takumi e la figlia Hana vivono nel villaggio di Mizubiki, nei pressi di Tokyo, assecondando i cicli e l’ordine della natura. Un giorno, vengono a conoscenza del progetto di costruire, vicino alla casa di Takumi, un glamping, che rischia di avere un impatto negativo sulla rete idrica locale.
Hamaguchi lo definisce uno “strano progetto: Eiko Ishibashi (già autrice della colonna sonora di Drive My Car, NdR) mi ha chiesto di curare il lato video per una sua performance live musicale. Ci siamo scambiati le idee, infine ho deciso di fare film, con sceneggiatura, regia e quindi di desumervi il lato visivo per la sua performance. Dunque, sono due progetti in uno, e sulla base di questo ne scriveremo un altro che si chiama Gift”.
Sulla natura, il regista spiega: “Non avevo un grande rapporto con la natura finché non ho girato questo film, perché ho sempre vissuto in zone urbanizzate, anche da bambino. Per me la natura sono i parchi urbani, i viali alberati di Tokyo. Nella prima scena del film, inquadro gli alberi in natura, a 20 anni mi resi conto di come fosse interessante osservarli: è stata la mia epifania nella connessione con la natura, la prospettiva di movimento in una natura che ci ispira. Sì, la natura ci può guarire”.
Poi, Hamaguchi torna sulla questione ambientale: “È necessariamente un argomento di discussione, perché l’elemento distruttivo è presente. Ma in questo caso non ho affrontato la questione come problema, ma come vita quotidiana: un tema di equilibrio, ma nella società attuale non sempre nelle nostre vite rispettiamo il dialogo”.