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Alba Rohrwacher
Alba Rohrwacher è in televisione per la stagione finale di L’amica geniale. Dopo aver lavorato alla voce fuori campo della serie, indossa gli abiti di Lenù, Elena Greco, la protagonista della quadrilogia di Elena Ferrante e presto sarà in sala accanto a Guillame Canet in Le occasioni dell’amore di Stéphane Brizé, in concorso alla 80. Mostra del Cinema di Venezia.
Un melodramma insolito e raffinato dove la parola addio sembra non dover mai arrivare: “Ci sono film in cui le persone si lasciano o si incontrano – ci racconta Alba Rohrwacher –, alcuni sono sulla chiusura di un rapporto o sull’inizio, questo è il racconto di una nuova fine. Una storia in cui due persone che si sono amate hanno il coraggio di confrontarsi e separarsi ancora, usando le parole giuste”.
Come hai conosciuto Brizé?
Aveva visto dei miei lavori, mi ha contattata e ci siamo visti con la sua casting in un bar a Parigi. Mi ha raccontato come lavorava con gli attori e del suo metodo di rapportarsi con loro. Conoscevo i suoi film, li apprezzo molto, parlarci di persona è stato bellissimo: mi sono riconosciuta nel suo modo di intendere questo mestiere, molto simile al mio. Poi, sono salita sull’aereo e lui mi ha inviato la sceneggiatura, l’ho letta sul volo di ritorno e mi ha travolta. Mi sono ritrovata a ridere, a piangere, quella storia mi ha parlato da subito. Ha toccato corde profonde e mi ha emozionata già dalla prima lettura. Poi è iniziato un processo molto complesso, per trovare il tempo per fare il film, avevo già altri lavori in corso.
E che cosa hai fatto?
Ho dovuto adattare la mia vita, i miei impegni, Stéphane ha fatto lo stesso. Abbiamo dovuto creare un piccolo miracolo per trovare lo spazio in cui potessi girare il film.
Qual è il metodo Brizé?
Unico. Ama mantenere il mistero perciò non lo svelerò, posso dire però che richiede grande partecipazione agli attori e ti conduce attraverso questo processo con una grandissima maestria. Stéphane va dritto al sodo, toglie tutti i fronzoli in questa sua ricerca dell’autenticità.
Lascia spazio all’improvvisazione?
È una cosa più complessa, ha a che fare con la libertà, è un’improvvisazione precisa e guidata da lui. L’attore è portatore di creatività ma c’è uno sguardo molto preciso di chi conduce l’impresa.
Sulla carta, la coppia Guillaume Canet-Alba Rohrwacher poteva essere tutt’altro che empatica e invece funziona, emoziona. Sempre merito di Brizé?
Guillaume è una persona molto generosa e ci siamo incontrati dentro i nostri ruoli, nel rispetto del lavoro di entrambi e nelle mani di un grande regista. Visto da lontano sembrava tutt’altro che facile, ero con persone che non conoscevo, in una terra che non era la mia, in una lingua diversa, eppure è stato straordinariamente semplice e bello.
Alice e Mathieu si rincontrano dopo quindici anni ma è come se lui ti stesse aspettando. Tu entri nel film dopo un po’ eppure si ha la sensazione che qualcosa stia per accadere a questo attore in crisi, che non vuole più recitare.
Si è creato qualcosa di misterioso, forse era il luogo in cui stavamo, l’albergo un po’ assurdo, la potenza dell’oceano…
Dove eravate?
In Bretagna. È stato come se l’incontro Guillaume, Stephane e me e una piccola troupe che seguiva i due personaggi avesse creato un piccolo mondo magico. Dove tutti i cambiamenti emotivi erano fondamentali al racconto, in questo film capace di una delicatezza inaspettata, dove l’anima di due persone viene descritta in una maniera sorprendente.
Tu reciti con una luminosità, una grazia che commuove e la vostra storia sembra così autentica, che sembra naturale non debba finire.
Perché ognuno proietta il suo desiderio, l’ho provato anche io da lettrice, però la vita non è esattamente così. E Brizé ha il coraggio di mettere in scena personaggi profondamente umani, che hanno anche limiti, non sono degli eroi romantici, capaci di azioni che neghino il reale, Alice è audace, vuole affrontare il passato ma anche non sognare l’impossibile. La forza di Brizé è quella di farci riflettere sui nostri legami sentimentali, sul nostro passato: lui parte e torna al reale e Alice non si fa sopraffare dal sentimento, non arriva al punto di scardinare la sua vita.
Ti sei definita audace, Mathieu come lo definiresti? Perché sei tu che fai il primo passo.
È un personaggio che a un certo punto si scontra con la propria fragilità ed è interessante sia interpretato invece da un uomo di successo, che ha avuto riconoscimenti ovunque.
Una sfida anche per lui.
Proprio così, lui mette in scena un antieroe.
Come è stato recitare in francese?
Abbiamo scherzato parecchio sul mio accento. A me piace recitare in altre lingue, è sempre stimolante.
Cambiando soggetto, L’amica geniale, l’ultima stagione, è ancora in onda ed è stato un progetto importante a cui hai lavorato per anni. Che cosa ha significato per te?
Una grande responsabilità, e ho imparato a fare mie le scelte fatte da un regista con un’altra attrice e in mezzo trovare la mia verità e penso sia stato un privilegio infinito. Un anno e mezzo di sacrificio totale, di abnegazione e un senso di gratitudine quotidiano per un’autrice che nutre il mio immaginario: Elena Ferrante. Che ringrazio perché dentro la sua scrittura c’è per qualcosa che mi aiuta a capire le mie storture e quelle degli altri e a perdonare, a essere una persona e forse anche un’attrice migliore.