Il mondo del cinema, della critica e della comunicazione si è riunito ieri, 20 marzo, alla Filmoteca Vaticana per ricordare Mario Verdone. Un evento, promosso dalla Fondazione Ente dello Spettacolo e dalla Rivista del Cinematografo, che ha permesso di riscoprire il contributo fondamentale di Verdone alla cultura cinematografica italiana attraverso le parole di chi è intervenuto.

Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione, sottolineando l’importanza di un incontro per ricordare un padre, ha specificato: «Abbiamo bisogno di padri in un mondo che rischia altrimenti di essere orfano e sradicato. Abbiamo bisogno di tornare più piccoli, bambini e ragazzi, per riscoprire le cose che contano. E abbiamo bisogno del cinema per conservare, trasfigurate, le nostre storie».

Mons. Davide Milani, direttore della Rivista del Cinematografo e presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, ha ricordato il ruolo fondamentale di Mario Verdone nella storia della Rivista e nella critica cinematografica: «È importante che una rivista, la Rivista del Cinematografo, la più antica rivista di cinema in Europa – come continuità di pubblicazione – ricordi coloro che l’hanno resa grande. Mario Verdone ha dedicato tempo, intelligenza e cuore alla Rivista del Cinematografo, per 20 anni nel Dopoguerra. Anni in cui ha aiutato i nostri lettori, la Chiesa, chi considerava la Rivista come riferimento importante, a scoprire le novità cinematografiche. Da “critico viaggiatore”, infatti, ha girato i grandi festival ci ha mostrato i fermenti della nuova cinematografica. Scrivendo per noi ha, poi, dedicato grande attenzione a un genere che allora era un sottogenere: il cinema per i ragazzi. Ha combattuto delle battaglie per introdurre il cinema a scuola, non come passatempo ma con criterio. Mario Verdone, attraverso la nostra Rivista, ha offerto anche delle chiavi di lettura a proposito del cinema. Quando un film è cristiano? Quando parla esplicitamente di parabole e di Gesù di temi cattolici o quando sa mostrare l’umano, quelle domande della storia, quelle ferite che meritano risposta? In maniera chiara, ottanta anni fa, è stato capace di tracciare questa strada che rimane insuperata, e a mio avviso, insuperabile».

Carlo e Luca Verdone con Davide Milani - Foto Karen Di Paola
Carlo e Luca Verdone con Davide Milani - Foto Karen Di Paola

Carlo e Luca Verdone con Davide Milani - Foto Karen Di Paola

L’evento è stato arricchito dalla presenza e dalle testimonianze dei figli. Carlo Verdone ha espresso la sua emozione nel partecipare al documentario realizzato dal fratello Luca – Mario Verdone, il critico viaggiatore – che è stato proiettato durante la stessa serata in Filmoteca Vaticana: «Nostro padre, oltre ad essere un grande padre, è stato un grande educatore e un esempio. Un uomo non all’antica che omaggiava il passato e guardava al futuro. Per questo, all’inizio vedevo come un rischio il documentario di mio fratello Luca – Mario Verdone, il critico viaggiatore – perché non sapevo come avrebbe potuto mostrare tutto quello che lui rappresentava. Invece alla fine mi sono commosso, e quindi ricreduto, perché è riuscito a mostrare quanto nostro padre ci ha insegnato, come ci ha trasmesso passioni belle e importanti attraverso le quali ci ha educato a distinguere il valido dal non valido. Il documentario mostra cosa significa avere delle passioni e quanto l’arte sia importante. Ringrazio mio fratello che ha avuto questa idea brillante e toccante».

Luca e Carlo Verdone - Foto Karen Di Paola
Luca e Carlo Verdone - Foto Karen Di Paola

Luca e Carlo Verdone - Foto Karen Di Paola 

Luca Verdone ha raccontato il profondo legame con la figura paterna e il significato del documentario che ha realizzato: «Io devo moltissimo a mio padre soprattutto perché è una sua benedizione che io abbia il mio carattere estroverso e gioioso. Mi ha insegnato, anche nei momenti di tristezza, malinconia e dolore, ad essere attento non alla positività in quanto tale ma al fatto che tutto fa parte di un disegno che ci sovrasta e ci conduce e, se c’è un disegno, allora tutto è da amare. Io ho passione per la vita, per le persone, le guardo e traggo tutto il bello che c’è, le aiuto. Evitando la superbia e la supponenza, troppo presenti nel nostro tempo. Mio padre era così. Quindi mi sono in qualche modo sdebitato con lui attraverso questo documentario».

Carlo e Luca Verdone sono stati omaggiati di una pubblicazione speciale della Rivista della Cinematografo, “Mario Verdone, i nostri anni”, realizzata per l’occasione: una raccolta di tutti i suoi articoli dal 1947 al 1967.