Il ruggito del leone scuote cinema e palcoscenico, da Broadway a Londra. Forse non tutti ricordano che The Lion King (che oggi festeggia trent’anni), oltre a essere il miglior classico Disney di sempre, è anche un musical tambureggiante, che ha appassionato più generazioni.

È il 1997 e al Minskoff Theatre di New York risuonano per la prima volta le note di They Live in You, scritta per il teatro e non per il grande schermo. Gli fa eco il Lyceum Theatre nel West End della capitale inglese, dove viene proposto senza sosta da decenni. E fa regolarmente registrare il tutto esaurito in Europa e oltreoceano. Lo spettacolo si è evoluto, raggiungendo la sua apoteosi scenica. I costumi sono "mobili", sono un tutt'uno con i pupazzi degli animali, che gli attori stessi muovono come se fossero burattinai. I copricapi che indossano si ispirano alle maschere della cultura africana. L'obiettivo è trasportare la platea in un altro mondo, seguendo le orme del film.

Anche il cartone animato è cresciuto nel tempo. Ha avuto una sua versione live action nel 2019, diretta da Jon Favreau. Alla tradizione si uniscono nuove tecniche, tecnologie più avanzate. L'idea originaria è dei registi Roger Allers e Rob Minkoff. Si sono ispirati a Bambi, del 1942, ma portandolo in Africa. Le assonanze sono molte, come gli amici del bosco con cui continuare a inseguire l'innocenza, il percorso per diventare adulti e la spinta a trovare il posto nel “cerchio della vita". Ma quando finiscono di scrivere la sceneggiatura, scoprono di essersi anche avvicinati a un’altra storia: Amleto di Shakespeare.

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Rafiki (voiced by John Kani) in Disney’s live-action MUFASA: THE LION KING. Photo courtesy of Disney. © 2024 Disney Enterprises Inc. All Rights Reserved. (Disney Enterprises)

La vicenda si conosce: Amleto, il principe di Danimarca, piange la morte del padre e vede la madre, ormai vedova, andare in sposa allo zio. È il fantasma del defunto re a rivelargli che ad assassinarlo è stato proprio il fratello, l’usurpatore del trono. Amleto si vendica, riconquista il potere, ma a caro prezzo. La tragedia viene rielaborata a misura di bambino, ma mantenendo una vena oscura, disperata, che si incarna nella follia delle iene e nei giochi di ombre sulle rocce durante le battaglie. I richiami non si fermano qui.

C’è stato chi ha fatto ricorso alla mitologia egiziana per collegare Simba e Mufasa a Horus e Osiride. Horus sarebbe infatti fuggito dopo il fratricidio di Osiride da parte del perfido Seth. Morte e rinascita, per sconfiggere le tenebre. E Simba è il Sole, come si capisce dal battesimo che riceve da Rafiki sulla Rupe dei Re. Le immagini hanno una forza cristologica. Il re leone è profondo, trasversale. Si alternano gelosia, colpa, vendetta, riscatto e giustizia. È la contrapposizione tra l’Hakuna Matata della lingua swahili, che significa “non ci sono problemi”, “senza pensieri”, e la domanda che il saggio Rafiki pone a Simba, ormai adulto: “Chi sei tu?”. E ancora: “dal passato puoi scappare oppure imparare qualcosa”. Sembra di vedere Amleto che, con il teschio in mano, si interroga sull’eterno dubbio esistenziale “essere o non essere?”, “meglio vivere soffrendo o ribellarsi e rischiare di morire?”. Non a caso, in una celebre sequenza, Scar gioca proprio con un teschio, sfidando lo spettatore ad accostarlo a Shakespeare.

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(L-R): Pumbaa (voiced by Seth Rogen) and Timon (voiced by Billy Eichner) in Disney’s live-action MUFASA: THE LION KING. Photo courtesy of Disney. © 2024 Disney Enterprises Inc. All Rights Reserved. (Disney Enterprises)

Il re leone apre le porte a un approccio più riflessivo nella narrazione costruita dagli studios disneyani, che maturerà più avanti. Il timone passa poi alla Pixar, a Toy Story, ad Up, a Inside Out, dove le emozioni sono in primo piano. Il senso dell’esistenza viene sviscerato attraverso l’animazione. “Un bel giorno ti accorgi che esisti, che sei parte del mondo anche tu. Non per tua volontà, e ti chiedi chissà, siamo qui per volere di chi”, cantava nella versione italiana Ivana Spagna. In queste parole c’è una necessità di affidarsi, con orizzonti anche spirituali.

Non è quindi una sorpresa che i consensi intorno a Il re leone, con due sequel e un remake con già un secondo capitolo in uscita a Natale (Mufasa), siano inesauribili. Ha fatto sorgere una leggenda, alimentando il mito cavalleresco, l’epica che si traduce nell’intrigo di palazzo, la ricerca identitaria che appartiene a ogni epoca.