“Nell’oscurità di un futuro passato, il mago desidera vedere. Un uomo canta una canzone, tra questo mondo e l'altro: Fuoco, cammina con me”.

Era tardi e sonnecchiavo sul divano, cullata dal ronzio del televisore, quando queste parole (accompagnate da una musica ipnotica) mi riscossero dal dormiveglia.

Si trattava della pubblicità per una replica notturna de I segreti di Twin Peaks ed ero troppo piccola sia per capire di cosa parlasse la serie, sia per avere il permesso di vederla. Eppure quella misteriosa frase (Fuoco, cammina con me) si insinuò nel mio inconscio per non andarsene mai più.

Con l’innamoramento per il cinema, arrivò anche l’ovvio desiderio di conoscerne i maestri, incluso David Lynch. I suoi film uscivano nelle sale ed erano reperibili in VHS, ma Twin Peaks no. Solo con l’arrivo delle prime due stagioni in DVD, tutti i frammenti visivi, sonori e critici che avevo raccolto avidamente nel corso degli anni andarono al proprio posto... per poi scomporsi e sparpagliarsi di continuo, generando un labirinto cangiante in cui perdersi fra angoscia e meraviglia.

Forse per questo, senza nulla togliere alla grandezza e all’importanza cinematografica di Lynch, quando penso a lui, nella mia mente inizia subito a risuonare la colonna sonora di Angelo Badalamenti, mentre appaiono le Snoqualmie Falls, la Loggia Nera, il Double R Diner, il Greath Northern Hotel e la Ghostwood National Forest. Ripercorro il tragico destino di Laura Palmer e le indagini dell’agente Dale Cooper.

Sento la voce eterea di Julee Cruise intonare Falling. E una parte di me è ancora convinta che Lynch sia in realtà Gordon Cole, l’affabile direttore dell’FBI, che ama i codici e vorrebbe scrivere un poema epico sulla torta di ciliegie.