In pochi film ha costruito una tra le più spietate messe a nudo del maschio americano: spettatore della vita anziché attore, violento perché illuso di poter dominare le donne. Gli esseri più sfuggenti e complessi di tutto il suo cinema

E alla fine il fuoco è arrivato: David può solo trasmigrare e aleggerà ancora su di noi, nell’inconscio collettivo e in quello personale di ognuno

Con la morte di David Lynch siamo costretti ad interrogarci sulla nostra “pigrizia” da spettatori 2.0. E sperare che l’attuale “strada perduta” imboccata da un’industria votata al “bello confezionato” non sia senza ritorno

Dallo Zibaldone al noir con Isabella Rossellini: al lavoro la medesima allegoria che ci spinge a guardare la terra sotto il giardino

Fissando a lungo i suoi film negli occhi, qualcosa rimane impresso nella retina: il senso dell’esistenza di un confine

David Lynch e I segreti di Twin Peaks: la persistenza di un’epifania, il ricordo di un mito che ha segnato le nostre vite

L’artista di Missoula ha saputo riscrivere e reimmaginare, operando su alcune visioni archetipiche per costruire una costellazione nuova e personale. Ma sempre in connessione con il pubblico

Che cosa ci lascia il cinema di David Lynch, se non un lembo di quella bellezza oscura e all’apparenza mostruosa che chiamava allo sguardo?

Aveva 78 anni. Autore di Velluto blu, Mulholland Drive, The Elephant Man e Twin Peaks, premiato con l’Oscar alla carriera, è stato uno dei registi più importanti e influenti della storia del cinema