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(Cinematografo.it/Adnkronos) – “Quella di Holly è “un’idea che viene da lontano. Ci sono voluti sette anni per costruire il personaggio, perché non volevo che il protagonista fosse solo una persona: volevo parlare di una comunità intera che diventa personaggio”.
Oggi all’80ma Mostra di Venezia viene presentato Holly della 48enne regista belga Fien Troch. Il film racconta la vicenda di una comunità sconvolta da un incendio in una scuola, in cui muoiono tragicamente alcuni studenti. Quel giorno, la 15enne Holly (Cathalina Geraerts) ha un brutto presentimento e non esce di casa. In poco tempo, in una cittadina traumatizzata dall’evento, la presenza della ragazza sembra portare serenità nella comunità, ma presto il confine fra sostegno e abuso sfuma e Holly diventa l’oggetto di richieste sempre più insistenti.
Giocando con i codici del cinema dell’orrore, il film affronta il tema del disagio adolescenziale con questa ragazzina dotata di un potere speciale. “La storia si rifà ad un evento terribile accaduto in Belgio anni fa, con tanti bambini feriti e tanti morti coinvolti, e mi sono ricordata di come mi sono sentita – spiega la regista - non conoscevo queste persone ma ero molto coinvolta, ho pensato ‘non posso essere devastata’. Ho voluto riflettere sul lutto comunitario”.
La domanda che si è posta è: “Cosa succede alle persone traumatizzate una volta passato il disastro? E ho immaginato questa ragazza che all’improvviso non viene più vista come una persona normale, ma come un essere umano con un potere che diventa dunque un potere comune di tutti, a cui tutti possono attingere”.
Sottotraccia, il tema di una comunità ferita che cerca disperatamente un senso alle cose e ai aggrappa a ciò che ha.
“Per rendere questo concetto ho dovuto mantenere il tema del disastro, avevo bisogno di una comunità che era stata ferita, che voleva e cercava qualcosa di più grande per dare significato alla vita”, spiega la Troch.
La pellicola si dipana in una varietà di generi, “giocando” con l’horror ma senza sceglierlo definitivamente.
“La cosa più difficile è stato questo balletto col ‘genere’, ho voluto investigare, indagare questo carattere sovrannaturale della bambina ‘flirtando’ con l’horror. Ma appena c’era qualcosa di più horror vedevo che entravo nel cliché, e dato che è un genere che non domino particolarmente, tornavo alla ‘normalità’ della storia”.
Nella storia gioca un ruolo fondamentale il tema della fede, e il confine tra autentico credo e creduloneria. “Mi sono domandata perché le persone credono, cosa sia la fede – dice la 48enne cineasta belga -. Durante il casting cercavo per il ruolo di Holly una persona che quando la vediamo diciamo immediatamente ‘è una santa’. Invece poi ho trovato Cathalina, bella ma una normale, come tutte le altre. Volevo una che inizialmente non sembrasse particolare, ma solo dopo si conquistasse con la sua purezza la fiducia della gente”. La gente considera Holly “da un lato strega, dall’altro guaritrice. La bullizzano anche, ma il bullismo è dovuto all’insicurezza: ti chiamo strega perché vorrei avere quel potere che tu hai”.
La scena finale è sottolineata dal brano The Power of Love dei Frankie Goes to Hollywood. Una scelta che spiega il messaggio del film. “Alla fine volevo dire che l’amore è ciò che ha il potere più grande – dice la Troch -. Alla fine, si trattava dell’amicizia tra i personaggi. Una cosa molto pura, un ‘potere’ che possiamo avere tutti”.
Il film, in cui recitano accanto a Cathalina Geraerts anche Felix Heremans, Greet Verstraete, Serdi Faki Alici, Els Deceukelier arriverà prossimamente nelle sale italiane prodotto da Mirage e Prime Time e distribuito da mk2 Films e Minerva Pictures.