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Compagni di scuola di Carlo Verdone (1988), @Webphoto
Forse Eleonora Giorgi – morta oggi a 71 anni dopo una lunga malattia – è rimasta sempre la ventenne che seduceva il maturo dentista Gabriele Ferzetti in Appassionata, un morboso melodramma poco più di cinquant’anni fa la rivelò al pubblico italiano. Condivide la scena con Ornella Muti, che è sempre stata un po’ la sua gemella diversa. Entrambe, Eleonora e Ornella, hanno portato nel cinema italiano qualcosa che mancava dai tempi di Alida Valli: il mistero di una bellezza lontana dalle forme giunoniche, dai colori caldi, dalla sensualità delle maggiorate mediterranee. Giorgi piombava da una rigida famiglia di origini italo-inglesi, con nonna paterna londinese e un ramo materno ungherese: un esotismo mitteleuropeo che rifulgeva nell’incarnato diafano, nella lunga capigliatura bionda, nel gelo degli occhi di un volto che non aveva eguali nello star system.
Sarà Eriprando Visconti ad accorgersene per primo con Una spirale di nebbia e sarà soprattutto Franco Brusati a valorizzarla meglio, nel crepuscolo autunnale di quella morbosa ballata bergmaniana che è Dimenticare Venezia, un film oggi un po’ rimosso ma che all’epoca riuscì addirittura a sfiorare l’Oscar al film straniero.
L’imprinting di Appassionata è decisivo: Giorgi incarna il desiderio più scabroso e diventa il corpo ideale di una giovane borghesia che rappresenta un’insidia per le mogli e un sogno proibito per i maschi adulti così come per i coetanei. Non è un caso che si sia imposta dopo la rivoluzione, all’indomani della contestazione sessantottina, durante gli anni di piombo: sul grande schermo rifulgono le risonanze del privato di una che diva lo è stata per davvero, imponendosi nell’immaginario erotico e culturale non solo grazie ai film ma anche a una vita esposta al gossip.
Dalla morte del compagno, l’astro nascente Alessandro Momo, vittima di un incidente a bordo di una moto prestatagli proprio da Giorgi, alla dipendenza da eroina svelata in tempi recenti in un momento in cui la meglio gioventù moriva con gli aghi conficcati endovena fino alla burrascosa separazione da Angelo Rizzoli, erede della dinastia editoriale più rilevante del Paese e rovinato dallo scandalo P2.
Pur tenendo distanti le due sfere, è impossibile scindere l’attrice dalla donna, non fosse altro perché Giorgi non si è mai tirata indietro nel raccontarsi in ossequio ai doveri di una professione che è anche una violenza sulla privacy (l’educazione borghese mitteleuropea si vede anche qui). Tant’è che, negli ultimi mesi segnati da una malattia dilaniante, è stata lei a dare le carte, a decidere come rappresentarsi, a lanciare messaggi senza che fossero gli altri a gestire, narrare, sfruttare il calvario.
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Sapore di mare 2 di Bruno Cortini (1983), @Webphoto
E, come le grandi dive, la sua carriera è di fatto isolata a due decenni fiorenti: certo, nel terzo millennio si è reinventata regista (due film, sinceri ma non memorabili) e presenza fissa nei salotti televisivi, ma l’impatto di Giorgi è pari a quelle di quelle grandi attrici alle quali bastano pochi anni per guadagnarsi l’affetto del pubblico e l’attenzione della storia. In una stagione a cavallo tra la Golden Age e il tramonto di un’industria (e anche di un certo tipo di personaggio femminile), è stata protagonista di successi commerciali senza mai essere subalterna alle star maschili, che fosse Adriano Celentano (Mani di velluto) o Renato Pozzetto (Mia moglie è una strega, Mani di fata) o Nino Manfredi (il malatissimo Nudo di donna, da riscoprire).
E soprattutto Carlo Verdone, che le offre un ruolo leggendario in Borotalco, forse la cosa più simile alla screwball comedy mai apparsa nel nostro cinema popolare, dove Giorgi disegna un personaggio spumeggiante a cavallo tra l’ingenua e la malizia. E la rivuole nel suo capolavoro, Compagni di scuola, a testimoniare come la sua figura matura e autorevole, financo autocastrata, possa cedere alla disperata delizia di un amore infantile e problematico. Una capacità di muoversi tra sorridente romanticismo e ferma autonomia, sereno cinismo e spudorata libertà che esplode in Sapore di mare 2 – Un anno dopo, un falso sequel piuttosto debole ma dove condivide la scena con il grande amore Massimo Ciavarro e si – ci – regala un finale dolce e nostalgico che a rivederlo oggi scende qualche lacrimuccia.