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Celeste Dalla Porta in Parthenope © Gianni Fiorito / Elio Germano in Berlinguer. La grande ambizione © Irina Ivanova / Vivo film, Jolefilm, Tarantula, Agitprop / Luisa Ranieri in Diamanti © Stefania Casellato
A mezzanotte di domenica 23 marzo si chiudono le operazioni di voto per determinare le candidature della 70a edizione dei premi David di Donatello. In attesa delle cinquine, che saranno annunciate all’inizio di aprile (come sempre auspichiamo che le tempistiche siano più allineate a quelle degli omologhi riconoscimenti europei, così da inserire il nostro massimo allora nel contesto dell’awards season internazionale), vediamo chi sono i principali favoriti.
Miglior film
La tendenza dell’anno scorso dovrebbe confermarsi: alcuni dei titoli che probabilmente si contenderanno la statuetta più importante sono anche dei successi commerciali, chi più e chi meno. E, al netto di tutto, è un segnale che testimonia un dialogo con il pubblico. Difficile non vedere in gara Diamanti di Ferzan Ozpetek (Greenboo Production, Faros Film & Vision Distribution), che dovrebbe ricevere anche il David dello Spettatore per il maggior numero di presenze in sala entro la fine di febbraio (più di due milioni di paganti): è uno dei fenomeni dell’anno, dimostra la centralità del femminile nella nostra industria, vanta un cast largo e un regista premiato una sola volta più di vent’anni fa.
E, parlando di fenomeni, che dire de Il ragazzo dai pantaloni rosa (Eagle Pictures)? Al di là dei giudizi di merito, il film di Margherita Ferri rappresenta un caso che non si può ignorare: storia vera e tema forte, intelligente operazione industriale e clamorosa resa commerciale (quasi 10 milioni di euro), focus su un target solitamente ignorato (adolescenti) e capacità di intercettare un pubblico trasversale. Da capire quanto possa subire un certo snobismo dei votanti.
Impossibile l’assenza di Vermiglio di Maura Delpero (Cinedora con Rai Cinema, distribuito da Lucky Red), che, nonostante una sofferta campagna elettorale sul fronte americano, è entrato nella shortlist per l’Oscar al film internazionale. Leone d’Argento a Venezia e nominato agli EFA e ai Golden Globe, è la proposta d’essai più rilevante dell’annata, opera seconda di una regista cosmopolita che è riuscita a incassare più di 2 milioni di euro (con un budget di poco superiore ai 4, quasi un miracolo).


Maura Delpero sul set di Vermiglio
Sicura anche la presenza di Parthenope (coproduzione a maggioranza Fremantle, in sala con Piper Film): Paolo Sorrentino è giustamente un beniamino dell’Accademia (otto vittorie e ventitré candidature in carriera) e con la sua struggente epica femminile ha trovato il miglior successo di sempre (7 milioni e mezzo).
La performance di un attore amatissimo dai votanti, l’omaggio nostalgico a una figura monumentale, la consacrazione di un autore generalmente paludato, il successo al botteghino e, non ultimo, il clima politico ostile potrebbero lanciare Berlinguer. La grande ambizione di Andrea Segre (Vivo Film e Jolefilm con Rai Cinema, sugli schermi con Lucky Red), con Elio Germano nel ruolo del segretario comunista.
Attenzione a Iddu di Fabio Grassadonia, Antonio Piazza (Indigo e Rai Cinema, distribuito da 01), grottesco siciliano pieno di talenti apprezzati dagli accademici e che ha funzionato discretamente in sala (più di 2 milioni), all’imprevisto successo Napoli-New York (Paco Cinematografica con Rai Cinema, 01), avventura d’altri tempi che ridà smalto a Gabriele Salvatores, e a Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini (Kavac Film, IBC Movie, con 01), memoir retto da due grandi interpretazioni e dal sostegno del produttore Marco Bellocchio.


Jasmine Trinca e Tecla Insolia in L'arte della gioia - Foto A. Gabellone © 2023 Sky Italia
Da non sottovalutare L’abbaglio di Roberto Andò (Bibi Film ma soprattutto Rai Cinema e Medusa insieme), che gareggia in questa edizione grazie a un cavillo, occhio a Familia (Tramp Limited, con Medusa in sala), che, pur sfortunato al box office, restituisce una storia vera di grande impatto e conferma l’autore in ascesa Francesco Costabile. Mine vaganti, le due serie Sky proposte in sala da Vision: L’arte della gioia dell’amata Valeria Golino, forte anche della recente messa in onda, sembra più lanciato di Dostoevskij dei finora mai premiati fratelli d’Innocenzo.
- Probabili candidati: Berlinguer. La grande ambizione (Vivo Film, Jolefilm con Rai, Tarantula, Agitprop); Diamanti (Greenboo Production, Faros Film & Vision Distribution); L’arte della gioia (HT Film, Sky Studios); Parthenope (Fremantle, The Apartment, Pathé con Numero 10, Piperfilm, Saint Laurent); Vermiglio (Cinedora con Rai Cinema)
Miglior regia: la volta buona?
Che sia l’anno buono per il primo trionfo di una regista? Chissà, ma comunque non sono poche le possibilità di una cinquina a prevalenza femminile. Se Delpero sembra la più quotata a entrare nella storia e Golino potrebbe trovare la seconda candidatura nella categoria, sembrano interessanti le possibilità di Comencini, autrice totale di un’autobiografia di schiacciante sincerità. E i maschi? Sorrentino e Ozpetek in pole position, poi Segre, i d’Innocenzo e Grassadonia & Piazza. Mai sottovalutare l’ottantenne Gianni Amelio (Campo di battaglia), che non vince un David dal 1992 ma è stato sempre candidato con gli ultimi film. E suggestive le ipotesi di Costabile, Ferri e Roberto Minervini (I dannati).
- Probabili candidati: Francesca Comencini (Il tempo che ci vuole); Maura Delpero (Vermiglio); Valeria Golino (L’arte della gioia); Ferzan Ozpetek (Diamanti); Paolo Sorrentino (Parthenope)


Francesca Comencini con Romana Maggiora Vergano sul set de Il tempo che ci vuole - Foto Francesca Lucidi
Miglior esordio: la regia è donna
La vincitrice annunciata è Margherita Vicario: il suo Gloria!, storia musicale di empowerment femminile in un collegio dell’Ottocento: è stato in concorso alla Berlinale, ha circolato molto tra festival e rassegne, non è stato ignorato dal pubblico e sarebbe la quarta vittoria consecutiva per una regista esordiente. Anche qui la categoria potrebbe essere a maggioranza femminile, con Carolina Pavone (Quasi a casa, prodotto anche da Nanni Moretti), Margherita Buy (Volare, con Marco Bellocchio in produzione), la stand up comedian Michela Giraud (Flaminia) e la già vincitrice di un EFA Sara Fgaier (Sulla terra leggeri).
Sarebbe bello vedere in cinquina il maestro dell’animazione Simone Massi, (Invelle) e l’iraniano Milad Tangshir (Anywhere Anytime), sotto osservazione Filippo Barbagallo (Troppo azzurro), Edgardo Pistone (Ciao bambino), Mimmo Verdesca (Per il mio bene), Gianluca Santoni (Io e il Secco) e Luigi Di Capua (Holy Shoes), ma il candidato più plausibile sembra Neri Marcorè (Zamora).
- Probabili candidati: Margherita Buy (Volare); Carolina Pavone (Quasi a casa); Neri Marcorè (Zamora); Simone Massi (Invelle); Margherita Vicario (Gloria!)


Margherita Vicario sul set di Gloria!
Miglior attrice: diamanti grezzi
È diventata la categoria in cui i votanti dei David di Donatello si dimostrano più esortativi che confermativi. Al di là della fenomenale Paola Cortellesi e dell’atto dovuto a Sophia Loren, negli ultimi anni abbiamo assistito alle vittorie di esordienti (Swamy Rotolo) e rivelazioni (Barbara Ronchi) e alle candidature di giovani in ascesa (Benedetta Porcaroli, Miriam Leone, Linda Caridi, Aurora Giovinazzo, Rosa Palasciano). Quest’anno è facile ipotizzare le presenze di Romana Maggiora Vergano, già in gara tra le non protagoniste della scorsa edizione e ora protagonista assoluta de Il tempo che ci vuole, Celeste Dalla Porta, folgorante Parthenope e già premiata con David Rivelazione, e Tecla Insolia, esplosa con L’arte della gioia. Segno di un panorama vivace e fertile in cui spiccano anche Martina Scrinzi (Vermiglio), Rosa Aste (Anna) e Ludovica Martino (Il mio posto è qui).
Ma è difficile, nell’anno di Diamanti, escludere dalla corsa Luisa Ranieri e Jasmine Trinca (con la prima forse più “attrezzata” della seconda, già vincitrice di due David), così come Claudia Pandolfi, commovente madre in Il ragazzo dai pantaloni rosa. Attenzione a Barbara Ronchi, che ha ben quattro colpi in canne per conquistare la terza candidatura consecutiva grazie a (Dieci minuti, Familia, Il treno dei bambini e Non riattaccare) ma anche a una delle commedianti dell’annata, Pilar Fogliati (Romeo è Giulietta) o Virginia Raffaele (Un mondo a parte).
- Probabili candidate: Celeste Dalla Porta (Parthenope); Claudia Pandolfi (Il ragazzo dai pantaloni rosa); Luisa Ranieri (Diamanti); Jasmine Trinca (Diamanti); Romana Maggiora Vergano (Il tempo che ci vuole)


Il ragazzo dai pantaloni rosa
Miglior attore: conferma o scommessa?
Elio Germano è il frontrunner naturale: Berlinguer, certo, e pure Confidenza e Iddu. Ma sarebbe la sua sesta vittoria in meno di un ventennio, un anno dopo il David da non protagonista per Palazzina Laf. In tema di biopic, ci sono anche Fabrizio Gifuni, che diventa Luigi Comencini in Il tempo che ci vuole, e Fabrizio Bentivoglio come Luigi Pirandello ovvero Eterno visionario.
Sempre sul fronte delle conferme, ci aspettiamo di vedere nella cinquina anche Silvio Orlando, gigantesco come professore di Parthenope eppure inopinatamente posizionato come protagonista (è in gara anche per Un altro Ferragosto, altro ruolo non esattamente dominante). Mettiamoci anche i sempre apprezzati dai votanti Alessandro Borghi (Campo di battaglia) e Toni Servillo (Iddu e L’abbaglio). Parliamo di attori molto amati, alcuni pluripremiati: che sia il momento di segnalare nomi più nuovi o da tempo in attesa di statuetta?
La scommessa è il ventiduenne Francesco Gheghi, già vincitore a Venezia con Familia; la mina vagante, Filippo Timi, tormentato detective di Dostoevskij; la sorpresa, Tommaso Ragno, attivissimo e finora mai nominato, in corsa per Vermiglio.
- Probabili candidati: Elio Germano (Berlinguer. La grande ambizione); Francesco Gheghi (Familia); Fabrizio Gifuni (Il tempo che ci vuole); Silvio Orlando (Parthenope); Tommaso Ragno (Vermiglio)


Francesco Gheghi in Familia
Miglior attrice non protagonista: scontro tra monologhiste
Sono quattordici le attrici di Diamanti proposte in questa categoria: il rischio è la dispersione dei voti, d’accordo, ma le condizioni sono tali per immaginare una cinquina con due o tre presenze di quel cast. Vanessa Scalera pare la più lanciata, Mara Venier è l’azzardo nazionalpopolare, Geppi Cucciari copre la nicchia radical pop, Milena Mancini si avvale del personaggio più “tematico”.
E se tra una rising star già celebrata con il David Rivelazione (Carlotta Gamba, in corsa per Dostoevskij, Gloria! e Vermiglio) e una diva navigata (Valeria Bruni Tedeschi, L’arte della gioia), la vera gara fosse tra chi potrebbe fare uno storico triplete (Emanuela Fanelli, che in Un altro Ferragosto ha un monologo memorabile) e chi potrebbe fare doppietta in un anno ovvero la protagonista di quel Diamanti che concede un clamoroso cameo in un altro film (Luisa Ranieri, anche lei con un monologo travolgente in Parthenope?).
- Probabili candidate: Valeria Bruni Tedeschi (L’arte della gioia); Emanuela Fanelli (Un altro Ferragosto); Luisa Ranieri (Parthenope); Vanessa Scalera (Diamanti); Mara Venier (Diamanti)


Emanuela Fanelli in Un altro Ferragosto
(Paolo Ciriello)Miglior attore non protagonista: wave partenopea
L’impatto di Diamanti potrebbe giovare a Vinicio Marchioni, che si ritroverebbe candidato per un ruolo opposto a quello di C’è ancora domani, che gli garantì la cinquina dell’anno scorso. Ma la sfida sembra tenersi a Napoli, con Parthenope che punta tutto sul tenebroso cardinale di Peppe Lanzetta e il già vincitore Francesco Di Leva, padre violento in Familia.
Da non sottovalutare Pierfrancesco Favino, nome forte di Napoli-New York, ma anche un pugno di attori mai in cinquina, da Guido Caprino (L’arte della gioia) a Maurizio Lombardi (Romeo è Giulietta). E Christian De Sica: è l’unico interprete di Un altro Ferragosto posizionato nella categoria, segno della volontà di puntare su una star che ha ricevuto tre David speciali e mai uno competitivo.
- Probabili candidati: Guido Caprino (L’arte della gioia); Christian De Sica (Un altro Ferragosto); Francesco Di Leva (Familia); Peppe Lanzetta (Parthenope); Vinicio Marchioni (Diamanti)


Miglior musicista e miglior canzone originale: come fosse Sanremo
Enzo Avitabile, Apparat, l’Orchestra di Piazza Vittorio, Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo e Downtown Boys, Stefano Bollani, Subsonica: i vincitori del David per il musicista sono sempre meno “professionisti della colonna sonora da film” e sempre più vicini ad altri mondi (pop, cantautorato, elettronica, jazz e così via). Se gli apporti di Iosonouncane (Berlinguer) e Colapesce (Iddu) sono decisivi per sintonizzarsi sugli spiriti del film e per restituirli in una forma originale, è impossibile tenere fuori Margherita Vicario e Davide Pavanello (cioè Dade, produttore tra i più rilevanti, sodale di Salmo, Elodie, Samuel e tanti altri), autori di un film così legato al potere della musica come Gloria!.
E se il David alla miglior canzone originale regalasse il riscatto a Giorgia, vincitrice mancata ma morale di Sanremo e voce di Diamanti? Nel parterre altri protagonisti del pop come Colapesce (Malvagità da Iddu), Arisa (Canta ancora da Il ragazzo dai pantaloni rosa) e Vicario (Aria da Gloria!).
- Probabili candidati: Colapesce (Iddu); Iosonouncane (Berlinguer. La grande ambizione); Lele Marchitelli (Parthenope); Giuliano Taviani, Carmelo Travia (Diamanti); Margherita Vicario, Davide Pavanello (Gloria!)
- Probabili candidate: Arisa (Il ragazzo dai pantaloni rosa); Colapesce (Iddu); Giorgia (Diamanti); Valerio Piccolo (Parthenope); Margherita Vicario (Gloria!)