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“The Palace non è ancora stato venduto in Francia, speriamo venga distribuito, sarebbe un danno”. Produttore e interprete, Luca Barbareschi porta fuori concorso a Venezia 80 il nuovo film del novantenne Roman Polanski, di cui aveva già prodotto il precedente, J’accuse, Gran premio della Giuria al Lido nel 2019.
Il tema che porta in conferenza stampa è la libertà d’espressione, e lo fa ringraziando il direttore artistico Alberto Barbera: “Abbiamo avuto scontri abbastanza forti, ma credo abbia dato a questo festival una grande indipendenza”.
Riferendosi a J’accuse, Barbareschi affonda il colpo: “Non si possono mandare avviso di garanzia al passato perché siamo nel presente: il presente è libertà, e non si può avere un giudizio morale sull’arte”. Sicché Barbera è stato “molto coraggioso nel prender J’accuse e quest’anno altrettanto coraggioso nel prendere Polanski, Allen, Wes Anderson (sic) e anche il mio The Penitent da David Mamet, che siamo personaggi non molto comodi. E ringrazio anche Rai Cinema che si è presa un bagaglio importante di responsabilità”.
Prosegue il patron di Eliseo Entertainment, “la Mostra deve essere luogo di sperimentazione, provocazione e libertà espressiva degli artisti, che non possono avere un giudizio morale, altrimenti dovremmo buttare giù la Cappella Sistina e molte opere di Caravaggio”. Altresì Barbareschi sottolinea come “J’accuse non è stato venduto in America, UK, Australia, Nuova Zelanda e paesi anglosassoni: non capisco nemmeno le piattaforme, che ogni giorno propongono sue opere ma di queste ultime due non vogliono sapere”.
Nel cast Oliver Masucci, Fanny Ardant, John Cleese, Bronwyn James, Joaquim De Almeida, Luca Barbareschi, Milan Peschel, Fortunato Cerlino, Mickey Rourke, The Palace prende il titolo dal Palace Hotel, un castello progettato all’inizio del 1900 che si trova nel bel mezzo di una valle svizzera innevata, dove ogni anno convergono da tutto il mondo ospiti ricchi e viziati in un’atmosfera gotica e fiabesca. La festa di Capodanno 2000 li ha riuniti tutti in un evento irripetibile, mentre nell’aria aleggia il Millennium Bug.
“Film d’attori straordinari, corale, un affresco straordinario di questo mondo, di cosa è diventato. Non è solo commedia, è zeppo di riferimenti. Dopo J’accuse, Roman ha firmato un film balzachiano, una comédie humaine strepitosa”, dice ancora Barbareschi, sottolineando “l’energia di Polanski sul set: spero di fare un altro film insieme presto”.
Per Fanny Ardant, “Roman è un uomo appassionato, da mattina a sera sta sul set alla ricerca dell’assoluto”, mentre Fortunato Cerlino parla di “privilegio” nel prendere parte a una “commedia dell’arte: i personaggi sono maschere grottesche, questa commedia è sublimazione della tragedia”.
Costato 21 milioni di euro, The Palace annovera Barbareschi anche quale interprete, Bongo, una pornostar in pensione che prende il nome dalla ditta di pompe funebri che si incaricò della salma del padre di Roman, come si evince dal documentario Hometown. Bongo, conclude Barbareschi, è “emblematico di questo secolo dominato da un egocentrismo spaventoso. Il nuovo dio è il selfie, che è uno stallo narrativo. Bongo è una pornostar con un pubblico di anziani erotomani. Incarna questo nostro mondo erotizzato, in cui tutto è pornografia, dal sentimento alla comunicazione, fino all’economia sostituita dalla finanza”.
The Palace arriverà nelle nostre sale il 28 settembre con 01 Distribution.