(Cinematografo.it/Adnkronos) - "L'arte deve immaginare il futuro, sfidando le strutture dominanti del potere e può aiutare a immaginare anche un nuovo mondo con la giustizia sociale. Sono convinta che nel cercare la giustizia noi possiamo utilizzare anche l'arte, magari per andare controcorrente". E' il messaggio che la regista e attivista statunitense Ava DuVernay affida a Origin, film in concorso a Venezia 80, squadernando sul grande schermo un viaggio nell'abisso dei mali del mondo, tra passato e presente, negli Stati Uniti, in India e finanche nella Germania nazista.

Prendendo spunto dalla vita e dai libri di Isabel Wilkerson, 62 anni, prima autrice afroamericana a vincere il Premio Pulitzer nel 1994, DuVernay indaga sulla genesi dell'ingiustizia. "Mi hanno affascinato i libri della Wilkerson e la sceneggiatura è nata dalle nostre lunghe conversazioni", ha raccontato la regista che si è affermata con Selma - La strada verso la libertà (2014), film che racconta la cronaca di uno degli eventi principale nella battaglia per i diritti civili e contro la segregazione razziale da parte del movimento guidato dal reverendo Martin Luther King.

Ad aver impressionato in particolare Ava DuVernay è stata la lettura di Caste: The Origins of Our Discontents (Random House, 2020, non ancora tradotto in italiano), in cui Isabel Wilkerson spiega che la gerarchia delle caste non riguarda i sentimenti o la moralità, riguarda il potere: quali gruppi lo hanno e quali no. Indipendentemente dalla razza o dalla classe, le nostre vite sono definite da un potente sistema di divisioni inespresse. La vincitrice del Premio Pulitzer offre un ritratto sorprendente di questo fenomeno occulto: collegando i sistemi di caste degli Stati Uniti, dell'India e della Germania nazista, Wilkerson rivela come hanno plasmato il nostro mondo e come le loro gerarchie rigide e arbitrarie ci dividono ancora oggi. Wilkerson porta così alla luce i pilastri che collegano i sistemi di caste attraverso le civiltà e dimostra come la nostra era di intensificazione dei conflitti e dei disordini sia nata come conseguenza delle caste. Wilkerson "ci indica i modi in cui possiamo e dobbiamo superare le loro divisioni artificiali attraverso il sistema folle delle caste e muoverci verso la nostra comune umanità", ha spiegato la regista.

"A una regista di colore come me si fanno quasi sempre solo domande sul razzismo mentre ai registi si chiede solo della loro arte", ha denunciato Ava DuVernay nel corso della conferenza stampa alla Mostra del Cinema, annunciando che il film di produzione indipendente è stato già venduto anche negli Usa.

"A me è stato ripetuto spesso che registe di colore non interessano all'estero, non possono immaginare di partecipare ai premi, non possono pensare di conquistare il pubblico nelle sale - ha raccontato - Mi era stato anche detto: 'non potrai mai partecipare a un festival come quello di Venezia' e invece è accaduto. Così il festival ha finalmente riconosciuto che nella sua storia c'era stata un'assenza. Bisogna ignorare i pregiudizi e fare le cose".

Jon Bernthal e Aunjanue Ellis in Origin - Courtesy Array Filmworks
Jon Bernthal e Aunjanue Ellis in Origin - Courtesy Array Filmworks

Jon Bernthal e Aunjanue Ellis in Origin - Courtesy Array Filmworks

Nel film Origin a interpretare Isabel Wilkerson è Aunjanue Ellis-Taylor, già moglie di Will Smith nella finzione di King Richard e che prossimamente sarà nel cast dell’attesa nuova versione de Il colore viola. Accanto a lei Jon Bernthal, Niecy Nash-Betts, Vera Farmiga, Audra McDonald, Nick Offerman, Blair Underwood, Connie Nielsen, Emily Yancy, Jasmine Cephas-Jones, Finn Wittock, Victoria Pedretti, Isha Blaaker, Myles Frost.

Insieme ad attori professionisti, la regista ha voluto combinare "persone reali che interpretano sé stessi per creare una dinamica giusta tra finzione e realtà". Ava DuVernay ha rivendicato questa scelta: "Non credo che avremmo ottenuto questa libertà di scelta degli attori se avessimo lavorato con gli studios di Hollywood".

Affrontando il viaggio nella Germania nazista, Ava DuVernay ha voluto rendere omaggio alla memoria dello scrittore Primo Levi, sopravvissuto alla Shoah e autore di Se questo è un uomo, facendo comparire in un frammento del film la sua citazione: "E' accaduto e potrà ancora accadere".

Origin descrive scene drammatiche di un'umanità dolente e accosta ad esse "scene di gioia", come ha precisato la regista, legate alla vita familiare della scrittrice Isabel Wilkerson. "Talvolta la bellezza non sta nell'aspetto esteriore, talvolta la bellezza è una verità̀ rivelata, una lezione appresa - ha sottolineato DuVernay - La mia esperienza nel realizzare Origin è stata un viaggio stupendo e complicato, che ha rivelato la sua bellezza sia nei momenti felici sia in quelli difficili. Il film ha cambiato il mio modo di pensare al lavoro e alla vita, all'amore e all'esistenza".

"Collaborare con un'attrice talentuosa e appassionata come Aunjanue Ellis-Taylor è stato un regalo indescrivibile - ha aggiunto - Lo spirito di squadra che si è venuto a creare con il mio socio di produzione, Paul Garnes, con il direttore della fotografia, Matt Lloyd, e con il montatore, Spencer Averick, è stato fonte di grande gioia. Nel complesso, la storia della realizzazione di questa pellicola rispecchia il viaggio della protagonista all'interno del film. Isabel Wilkerson trova la bellezza nel coraggio, nell'ignorare i detrattori e nel trasformare il trauma in trionfo. Fortunatamente, l'ho fatto anch'io".