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Call My Agent - Italia © Sara Petraglia
Un’antica regola non scritta tra i cinematografari italiani sosteneva che sono due i tipi da film da evitare: quelli da girare in mare e quelli dedicati al cinema. Ma, è evidente, i tempi sono cambiati, e quindi anche Call My Agent – che racconta le vicissitudini della CMA, una potente agenzia di spettacolo, e le storie dei suoi soci, che gestiscono le carriere delle più grandi star nazionali – trova diritto di cittadinanza in un panorama fertile ed eterogeneo come quello dell’attuale industria audiovisiva italiana.
Operazione rischiosa e ambiziosa, nessuno lo nega: adattare una serie francese (Dix pour cent, come la percentuale che tocca agli agenti, quattro stagioni tra il 2015 e il 2020), popolare in tutto il mondo, già rifatta in India, Polonia, Gran Bretagna, Corea del Sud e prossimamente in Cina, Spagna, Germania, Indonesia, Medio Oriente e Filippine.
C’è riuscita Lisa Nur Sultan, che ha scritto Call My Agent – Italia, prima stagione (ma già si parla della seconda) della serie prodotta da Sky Studios e Palomar e diretta da Luca Ribuoli, dal 20 gennaio su Sky Serie e NOW. Nel cast delle sei puntate, Michele Di Mauro, Sara Drago, Maurizio Lastrico, Marzia Ubaldi, Sara Lazzaro, Francesco Russo, Paola Buratto, Kaze ed Emanuela Fanelli. Le guest star sono Paola Cortellesi, Paolo Sorrentino, Pierfrancesco Favino e Anna Ferzetti, Matilda De Angelis, Stefano Accorsi, Corrado Guzzanti (ma appaiono anche Alberto Angela, Joe Bastianich, Piera Detassis, Paolo Genovese, Pif e, attenzione, Ivana Spagna, che ha un cameo clamoroso).
Eppure, all’inizio, rivela Sultan, erano tutti più o meno scettici: “Si diceva che, rispetto alla Francia, non abbiamo un vero e proprio star system. Ma abbiamo lavorato proprio su questa diversità, facendo satira di costume su un universo ipercitazionista. E poi il vero fulcro è il racconto di un posto di lavoro che diventa come una famiglia e che ha a che fare con la possibilità di costruire carriere e successi”.
Remake, sì, ma che avesse una forte impronta italiana. “Per Sky è raro fare adattamenti – spiega Sonia Rovai, Senior Director Scripted Productions Sky Studios – però Call My Agent – Italia è l’eccezione che conferma la regola. L’originalità è nel nostro DNA, perciò abbiamo rivisto alcune storyline principali e cucito su misura le storie per ogni guest star”.
Un impegno importante per lo studio, sul piano produttivo e non solo: “È la prima volta – riflette Antonella d’Errico, EVP Programming Sky Italia –che si raduna uno star system così ampio. Siamo al culmine dell’età dell’oro della serialità, l’anno scorso negli Stati Uniti sono stati prodotti 850 titoli, gli spettatori sono più esigenti. Non basta replicare i format ma renderli davvero originali”.
“L’abbiamo reso più bello” dice, con un certo orgoglio, Carlo Degli Esposti, patron di Palomar. Che, oltre a sottolineare l’apprezzamento dai francesi, ricorda due storiche figure del cinema italiano: “Abbiamo voluto trasmettere l’esperienza di Giovanna Cau, l’avvocato che è stata agente di grandi star come Marcello Mastroianni. E, nel personaggio dell’agente concorrente della CMA, abbiamo pensato a Carol Levi. Due donne che si sono confrontate con affetto, ferocia, classe e statura morale”.
Diretta da Luca Ribuoli (“Roma è la città del cinema, abbiamo voluto approfittare del cortocircuito tra realtà e finzione”), Call My Agent – Italia rivela il talento di attori che non sempre hanno occasioni per essere in piena luce.
In primis Marzia Ubaldi, la veterana del cast (teatro con Luigi Squarzina e Gastone Moschin, molta tv dagli sceneggiati a Netflix e soprattutto voce italiana di Judi Dench, Maggie Smith, Gena Rowlands, tra le altre), che interpreta Elvira, storica socia dell’agenzia (nell’originale è Arlette): “Vivo in campagna, non ho visto la serie francese. Ma la nostra è più bella. Amo lavorare con Ribuoli: con lui ti senti in una botte di ferro. Spero che nella seconda stagione si vada ancora più in profondità”.
Per Sara Drago, teatrante di valore, è la prima esperienza importante nella serialità: “Lea è una stakanovista, il corrispettivo dell’originale Andréa, personaggio che ha consacrato la bravissima Camille Cottin. Non volevo cadere nella macchietta della stronza, la mia anima da brianzola concreta mi ha dato l’ironia necessaria”.
Maurizio Lastrico è Gabriele (Gabriel nella serie francese), il più empatico dell’agenzia: “Un personaggio si racconta nei rapporti e non nelle esibizioni. La chimica con gli altri è stata fondamentale, abbiamo cercato un linguaggio comune”. Vittorio, risposta italiana a Mathias, è Michele Di Mauro: “Dentro di sé ha un mondo complesso, è molto focalizzato sul suo ruolo. Per fortuna in Italia non esiste un’agenza del genere, la nostra è una rappresentazione fantastica”.
Comprimaria di lusso, Emanuela Fanelli, che interpreta un’attrice che lavora poco ma ha un’alta considerazione di sé: Luana Pericoli. “Nomen omen. È un personaggio pensato insieme a Lisa. Mi piace giocare con la mitomania, chi fa questo lavoro sa che gli attori possono caderci, magari ogni tanto sarà successo anche a me”. Luana avrà a che fare con Corrado Guzzanti: “In quei casi o dai il meglio o arrivederci. O arrivederci comunque”.