Alcune battute diventano di uso comune. “Al mio segnale scatenate l’inferno” ha emozionato più di una generazione, e potrebbe davvero riecheggiare nell’eternità. Il merito è di Ridley Scott, che all’alba del nuovo millennio ha girato Il gladiatore, dando vita a Massimo Decimo Meridio. Nonostante non abbia mai immerso le mani nella sabbia del Colosseo, gli storici hanno comunque cercato di identificarlo. Qualcuno ha pensato a Tiberio Claudio Pompeiano, governatore della Pannonia Inferiore, entrato nelle grazie di Marco Aurelio, futuro sposo della figlia Augusta Lucilla. Altri hanno elaborato una crasi tra più eroi, come Narcisso (il reale assassino di Commodo), Cincinnato (che da generale vittorioso si ritirò in campagna), il famoso Spartaco, e Macrino (mattatore in Il gladiatore II), generale nelle grazie di Marco Aurelio.

Ma per gli appassionati l’unico volto a incarnare l’epica è quello di Russel Crowe, che entra nella leggenda del “sangue e arena” insieme a Kirk Douglas, indimenticabile in Spartacus di Kubrick. La storia, come spesso accade, è incredibile: Crowe in un primo momento non era molto propenso ad accettare la parte. La sceneggiatura era da perfezionare, aveva appena finito di girare The Insider di Michael Mann, per il quale era dovuto ingrassare di venti chili. Il lavoro in palestra sarebbe stato massacrante. A convincerlo infine è proprio Scott, con cui ha creato poi un sodalizio: Un’ottima annata (2006), American Gangster (2007), Robin Hood (2010). Nel 2001 Crowe si impone come star, vince l’Oscar, e nell’immaginario resta per sempre il gladiatore per eccellenza.

© 2024 Paramount Pictures.
© 2024 Paramount Pictures.
Paul Mescal plays Lucius in Gladiator II from Paramount Pictures. (Cuba Scott)

L’originale ha conquistato il botteghino con 465 milioni di dollari. E ha cambiato la figura dell’eroe nel cinema del XXI secolo. Complice forse anche l’11 settembre, i paladini sono più introspettivi, segnati dalla tragedia. Sono silenziosi, cupi, anche nei blockbuster. Alcuni esempi? James Bond di Daniel Craig, Batman di Christian Bale, Jason Bourne di Matt Damon.

Oggi l’epopea prosegue con Il gladiatore II, sempre per la regia di Ridley Scott. Il budget è tra i 250 e i 310 milioni, l’obiettivo è superare il miliardo in tutto il mondo. Il secondo capitolo è corale, è un gioco a tre carico di violenza. Come in passato, la lotta è sempre per la libertà, mentre il desiderio di vendetta continua a scuotere gli animi. Le battaglie nell’arena si confermano il fulcro spettacolare dell’azione tra terra e acqua.

Lo spirito di Massimo Decimo Meridio è a sua volta protagonista silente del racconto. È come se fosse un fantasma onnipresente. Come il fenomeno dei gladiatori, iniziato negli anni Sessanta con il peplum, che riprende vigore. Duro a morire in un cinema che non ha mai perso l’amore per i duelli, per gli spettacoli tonitruanti e alla costante ricerca di redenzione.