PHOTO
The Message
Cristallizzato nello straniante bianco e nero di Gustavo Schiaffino, El mensaje (cioè The Message, il messaggio, in Concorso a Berlino 75) trascende le inferenze e prescinde il realismo, ponendosi sul confine tra vivi e morti, lavorando sul dialogo spesso impossibile tra terreno – se non terragno – e spirituale. In questo senso dà consistenza al titolo stesso, mettendo al centro l’oggetto, anzi l’atto, che porta in dote la piccola protagonista, letteralmente una messaggera che mette in dialogo persone e animali, che siano qui o di là.
Nel dono di Anika, bambina che nella sua “normalità” infantile indossa suo malgrado il ruolo della predestinata, c’è la chiave d’accesso a tutto ciò che chiede salvezza e surclassa la razionalità, che sia il conforto per un cane morto ma ora in pace bene dove sta o l’enigma di una vecchia tartaruga. Ad accompagnarla per le zone rurali argentine, due sfiduciati dal – e del – mondo prestati alla causa della “madonna pellegrina” un po’ per necessità, un po’ per pietà e, chissà, un po’ perché tutti abbiamo bisogno di credere in qualcosa, forse.
C’è ambizione, nel tentativo di Iván Fund (anche sceneggiatore con Martín Felipe Castagnet, nonché produttore con Schiaffino e Laura Mara Tablón) di delegare allo sguardo l’esercizio dello stupore al di là del bene e del male, nascondendo in piena vista ciò che potrebbe far sconfinare il racconto verso altri territori (l’evidente sfruttamento della medium da parte di due adulti, ma è solo un pezzo del racconto).


The Message
(Iván Fund, Laura Mara Tablón, Gustavo Schiaffino / Rita Cine, Insomnia Films)Più che magico, quello di The Message sembra essere un realismo mistico, dove il tema della frode o presunta tale passa in secondo piano dacché al centro si pone una protagonista (Anika Bootz) delegata a incarnare il prodigioso piuttosto che il fantastico: non si tratta di crederci o meno ma di capire di cosa s’incarica la bambina, se i messaggi che porta al mondo degli umani sono effettivamente qualcosa che ascolta o qualcosa che ha bisogno di sentire.
Questo slittamento dal fantastico al prodigioso trova una spiegazione nel romanzo familiare, con la trasmissione ereditaria (e femminile) del dono a spiegare più del dovuto, così da far scivolare The Message dalla grazia al didascalismo, piroettando a vuoto troppo tra i non-detti e i non-visti. E con i Pet Shop Boys di Always On My Mind a sottolineare in chiave synth pop quel che nel laconico e nell’osservativo trovava più di una risposta.