“Sono stata triste e frivola, determinata e svogliata. Come Napoli”.

Parthenope (Celeste Dalla Porta, di una bellezza disarmante) nasce nelle acque di Napoli nel 1950. Parthenope è Napoli.

“Le giovinezze hanno questo in comune: la brevità”: Paolo Sorrentino (per forza di cose pensando anche a Ferito a morte di Raffaele La Capria) firma la sua ode definitiva, incantevole e lancinante, lirica e terragna, al mistero della giovinezza e al mistero della sua città natale.

E lo fa riportando filmicamente in vita il mito della sirena greca poi dea protettrice di Napoli, città che il regista premio Oscar – di nuovo in gara a Cannes (unico italiano quest’anno) dopo la parentesi veneziana di È stata la mano di Dio – definisce “vicina e lontana, indefinibile, che ammalia, incanta, urla, ride e poi sa farti male”. 

Set of a new movie by Paolo Sorrentino.In the picture Celeste Dalla Porta.Photo by Gianni FioritoThis photograph is for editorial use only, the copyright is of the film company and the photographer assigned by the film production company and can only be reproduced by publications in conjunction with the promotion of the film.The mention of the author-photographer is mandatory: Gianni Fiorito.Set del nuovo film di Paolo Sorrentino.Nella foto Celeste Dalla Porta.Foto di Gianni FioritoQuesta fotografia è solo per uso editoriale, il  diritto d'autore è della società cinematografica e del fotografo assegnato dalla società di produzione del film  e può essere riprodotto solo da pubblicazioni in concomitanza con la promozione del film. E’ obbligatoria la menzione  dell’autore- fotografo: Gianni Fiorito.
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Celeste Dalla Porta in Parthenope di Paolo Sorrentino - Foto Gianni Fiorito

“Sono troppo giovane per acchiappare tutte le sfumature”.
I primi esami universitari in antropologia (“ma che cos'è l'antropologia?”) con il prof. Marotta (interpretato da Silvio Orlando, “l’omonimia col filosofo napoletano è casuale”, assicura il regista), "io non so niente, ma mi piace tutto", le letture di John Cheever (che si reincarna a Capri grazie ad un inesorabile e decadente Gary Oldman, “la bellezza è come la guerra, spalanca tutte le porte”, e poi “Non voglio rubare neanche un momento della tua giovinezza”), l'ultima estate spensierata nei primi anni '70 proprio a strapiombo sui Faraglioni – che momento di lacerante poesia malinconica quel ballo accennato con Era già tutto previsto di Cocciante (che Sorrentino lascia andare per intero) – il tentativo di una strada seducente ed effimera (prima l'incontro con l'agente delle dive Flora Malva interpretata da Isabella Ferrari – col viso velato perché “un chirurgo brasiliano l’ha rovinata” – poi con la diva Greta Cool di Luisa Ranieri, tornata “dal nord” per un evento che finisce a schifio), infine la presa di coscienza di essere diventata "adulta", una passeggiata notturna tra i bassi popolati da meretrici e degrado, la bisca che diventa teatro di una “fusione” tra due famiglie camorriste (due giovani costretti ad un amplesso “pubblico”), l'incursione “antropologica” nel regno di Tesorone (Peppe Lanzetta), cardinale preposto al rituale del miracolo di San Gennaro ("un mistero" o "una truffa"?), “un farabutto”, “seduttore” (qui il grottesco e l’iconoclastia sorrentiniani esplodono, senza alcuna sfumatura, con la scena della masturbazione e conseguente miracolo…), d’altronde “A Napoli il profano è il serbatoio del sacro”, dice ancora Sorrentino). 

Set of a new movie by Paolo Sorrentino.In the picture  Gary Oldman.Photo by Gianni FioritoThis photograph is for editorial use only, the copyright is of the film company and the photographer assigned by the film production company and can only be reproduced by publications in conjunction with the promotion of the film.The mention of the author-photographer is mandatory: Gianni Fiorito.Set del nuovo film di Paolo Sorrentino.Nella foto  Gary Oldman..Foto di Gianni FioritoQuesta fotografia è solo per uso editoriale, il  diritto d'autore è della società cinematografica e del fotografo assegnato dalla società di produzione del film  e può essere riprodotto solo da pubblicazioni in concomitanza con la promozione del film. E’ obbligatoria la menzione  dell’autore- fotografo: Gianni Fiorito.
Set of a new movie by Paolo Sorrentino.In the picture  Gary Oldman.Photo by Gianni FioritoThis photograph is for editorial use only, the copyright is of the film company and the photographer assigned by the film production company and can only be reproduced by publications in conjunction with the promotion of the film.The mention of the author-photographer is mandatory: Gianni Fiorito.Set del nuovo film di Paolo Sorrentino.Nella foto  Gary Oldman..Foto di Gianni FioritoQuesta fotografia è solo per uso editoriale, il  diritto d'autore è della società cinematografica e del fotografo assegnato dalla società di produzione del film  e può essere riprodotto solo da pubblicazioni in concomitanza con la promozione del film. E’ obbligatoria la menzione  dell’autore- fotografo: Gianni Fiorito.
Gary Oldman in Parthenope di Paolo Sorrentino - Foto Gianni Fiorito (Gianni Fiorito)

Il lungo viaggio di Parthenope è “abitato dalla passione inesorabile per la libertà, per Napoli e gli imprevedibili volti dell’amore. I veri, gli inutili e quelli indicibili, che ti condannano al dolore. E poi ti fanno ricominciare”, spiega il regista, che nel film precedente raccontava qualcosa della sua giovinezza (segnata dal lutto della perdita dei genitori) e questa volta, invece, sembra voler immaginare una giovinezza altra, idealizzata, incarnata da una donna e dal suo rapporto con lo scorrere del tempo, donna che Sorrentino fa nascere filmicamente con quella magnifica sequenza di Parthenope, diciottenne, che fuoriesce dal mare come una splendida dea mitologica. 

Il regista e sceneggiatore ritrova l’astrazione e la seduzione ammaliante della Grande bellezza, con tanto di esergo nuovamente affidato a Celine (“Certo che è enorme la vita. Ti ci perdi dappertutto”), molto si deve anche ad Anthony Vaccarello come Costume Artistic Designer e il marchio Yves Saint Laurent in produzione (terzo film qui a Cannes dopo Emilia Pérez di Audiard e The Shrouds di Cronenberg), oltre al contributo nuovamente decisivo di Daria D’Antonio alla fotografia (proprio come in È stata la mano di Dio), per un film continuamente sospeso tra la tensione al sublime e la caduta nel baratro, popolato di fantasmi malinconici (Raimondo, interpretato magnificamente da Daniele Rienzo, il fratello “fragile” della protagonista, che “già sapeva tutto” e quindi era destinato a vita breve, il primo amore Dario Aita (“Sandrino ha una malattia, quella gravissima dell'amore, e l'antidoto è l'amore stesso. Quando l'antidoto diventa incerto questa malattia si sviluppa e diventa sempre più grave”, dice l’attore), i genitori Lorenzo Gleijeses e Silvia Degrandi), caricature mostruose e lascive, proiezioni più o meno reali dello sguardo di Parthenope (il già citato John Cheever di Gary Oldman), oggetti magniloquenti e fiabeschi, come la carrozza che il comandante (Alfonso Santagata nella rilettura di Achille Lauro) porta in casa di Raimondo e Parthenope “direttamente da Versailles”. 

Parthenope di Paolo Sorrentino - Celeste Dalla Porta e Stefania Sandrelli / Photo by GIanni Fiorito
Parthenope di Paolo Sorrentino - Celeste Dalla Porta e Stefania Sandrelli / Photo by GIanni Fiorito
Celeste Dalla Porta e Stefania Sandrelli in Parthenope di Paolo Sorrentino - Foto Gianni Fiorito

“A cosa stai pensando?”.
Non lo sapremo mai, del resto “la verità è indicibile”, e ci si affida quindi a risposte e frasi sempre “ad effetto”.

Ma se “l’antropologia è vedere” e al tempo stesso è “difficilissimo vedere perché è l’ultima cosa che si impara quando inizia a mancare tutto il resto”, diventa allora indispensabile cercare in quegli occhi – quelli di Parthenope – il riflesso di uno sguardo nuovo sulle cose (sguardo sempre in bilico tra la realtà e la fantasia), che alla morte dell’illusione e della spensieratezza (“non si può essere felici nel posto più bello del mondo”), all’insorgere del lutto e del dolore, contrapponga il distacco, anticipato dall’epifania data da un’incomprensibile, insieme ributtante e meravigliosa gigantesca creatura fatta di acqua e sale: “Come il mare”.

Sì, come il mare, proprio lì dove Parthenope è nata, dal quale ad un certo punto, nel 1983, fuggirà, per fare ritorno 40 anni più tardi (ora nel corpo di Stefania Sandrelli): sapremo poco o nulla di quel lungo lasso di tempo trascorso a Trento, ci basterà ritrovare il suo sguardo lì, affacciato dalla terrazza sul Golfo, e lasciarci sopraffare di nuovo, ancora una volta, dallo stupore.

Set of a new movie by Paolo Sorrentino.In the picture Paolo Sorrentino and Daria D'Antonio (DOP).Photo by Gianni FioritoThis photograph is for editorial use only, the copyright is of the film company and the photographer assigned by the film production company and can only be reproduced by publications in conjunction with the promotion of the film.The mention of the author-photographer is mandatory: Gianni Fiorito.Set del nuovo film di Paolo Sorrentino.Nella foto Paolo Sorrentino e Daria D'Antonio (DOP).Foto di Gianni FioritoQuesta fotografia è solo per uso editoriale, il  diritto d'autore è della società cinematografica e del fotografo assegnato dalla società di produzione del film  e può essere riprodotto solo da pubblicazioni in concomitanza con la promozione del film. E’ obbligatoria la menzione  dell’autore- fotografo: Gianni Fiorito.
Set of a new movie by Paolo Sorrentino.In the picture Paolo Sorrentino and Daria D'Antonio (DOP).Photo by Gianni FioritoThis photograph is for editorial use only, the copyright is of the film company and the photographer assigned by the film production company and can only be reproduced by publications in conjunction with the promotion of the film.The mention of the author-photographer is mandatory: Gianni Fiorito.Set del nuovo film di Paolo Sorrentino.Nella foto Paolo Sorrentino e Daria D'Antonio (DOP).Foto di Gianni FioritoQuesta fotografia è solo per uso editoriale, il  diritto d'autore è della società cinematografica e del fotografo assegnato dalla società di produzione del film  e può essere riprodotto solo da pubblicazioni in concomitanza con la promozione del film. E’ obbligatoria la menzione  dell’autore- fotografo: Gianni Fiorito.
Paolo Sorrentino e Daria D'Antonio sul set di Parthenope - Foto Gianni Fiorito

“Non c'è né rimpianto, né nostalgia, né malinconia, c'è il passaggio dell'età”, dice ancora Sorrentino: “La verità non fa parte della giovinezza, è un luogo dove si ha a che fare con l'insincerità, si ha a che fare con il sogno, si fa un racconto epico di sé, si balla da soli davanti lo specchio. Questo racconto si interrompe quando si entra nella fase etica (come la chiamava Kierkegaard) e si esce da quella estetica, quello che sei non ti piace e fai tentativi per uscire da te stesso, senza riuscire, fino a quando finisci per accettarti. E magari riesci ancora a stupirti”.

Era già tutto previsto / Fin da quando tu ballando / Mi hai baciato di nascosto / Mentre lui che non guardava / Agli amici raccontava / Delle cose che sai dire / Delle cose che sai fare / Nei momenti dell'amore / Mentre ti stringevo forte/ E tu mi dicevi piano "io non lo amo, non lo amo".