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Night Stage
Ci volevano due registi brasiliani, Felipe Matzembacher e Marcio Reolon, per tornare alle atmosfere morbose, al clima torbido e al passo incalzante di quel tipo di thriller erotico che il cinema mainstream non sa più fare, vuoi per pudore o magare per puritanesimo. Ma Night Stage (Ato Noturno), presentato nel Panorama di Berlino 75, fa qualcosa in più, perché trova un’efficace triangolazione tra l’evocazione del cinema classico, il precipitato socioculturale della nazione e il dialogo tra le arti attraverso l’esplorazione dell’underground.
Nel raccontare la relazione segreta tra un attore e un politico che si conoscono su un’app di incontri e si riconoscono nella comune passione di fare sesso in luoghi pubblici, Matzembacher e Reolon – già vincitore del Teddy Award alla Berlinale del 2018 con Hard Paint – si prendono gli stessi rischi dei loro protagonisti. Usano il diaframma del melodramma per sondare il conflitto tra ordine e desiderio, riflettere su come la ragione possa sottomettersi all’istinto o viceversa, mettere in scena l’impossibilità di tornare indietro una volta toccato il baratro della passione più sconveniente. E lo fanno, in un continuo rimbalzo tra realtà e finzione, ragionando sul concetto di performance, sull’azione artistica di corpi che coreografano il gesto quotidiano e sulla “imitation of life” cara al melodramma hollywoodiano, disseminando il film di tende che sono anche sipari, lampioni che potrebbero essere riflettori, oscuri retropalchi che simboleggiano le notti selvagge.
Film assolutamente politico nel rappresentare la resistenza, l’oppressione, la repressione dell’eros in un orizzonte eteronormato, asservito alle logiche del capitale e alle strategie elettorali che riflettono i meccanismi patriarcali, trova negli ottimi Gabriel Faryas e Cirillo Luna, rispettivamente l’attore e il politico ovvero diverse e complementari forme dello stare in scena, due corpi messi alla prova da una fantasia che trova finalmente una forma.
Night Stage (titolo stratificato che traduce l’“atto notturno” originale ma allude anche al palco e alla scena) è un audace e sorprendente incontro queer tra il neoclassicismo di De Palma e il senso d’inquietudine di Guiraudie, le suggestioni di Bataille (“L’erotismo è l’approvazione della vita fin dentro la morte”) e il voyeurismo di Verhoeven, l’affascinante e lussureggiante fotografia di Luciana Baseggio e le musiche tensive di Bernard Herrmann evocate da quelle di Thiago Pethit, Arthur Decloedt e Charles Tixie.