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La Llorona – Le lacrime del male comincia senza perdere tempo. Un breve flashback, senza tante spiegazioni, e ci ritroviamo nel presente di una famiglia orfana del padre. Eppure, a giudicare dal tono di un frizzante piano sequenza, la madre e i due figli stanno bene. Anzi, alla grande.
Questo, nonostante il lavoro di Anna (Linda Cardellini) non sia dei più allegri: è un’assistente sociale sommersa di incarichi, ognuno legato a bambini in difficoltà. È proprio esaminando uno di questi che la donna si imbatterà in qualcosa di ancora più oscuro e spaventoso.
New entry nell’universo horror di Warner Bros nato da The Conjuring (la regia sottolinea anche questo, con rimandi e personaggi preesistenti), La Llorona mostra grande dinamismo nel costruire, continuamente, le condizioni ideali di tensione. È un peccato che, nel finale, proprio quelle condizioni si facciano più fredde e artificiose.
Chaves sembra sapere il fatto suo, flirtando con i jumpscare al limite dell’abuso. La “donna che piange” prende di mira i minori, contrapposta a una madre di due e assistente sociale: è un conflitto che mostra sin da subito grande efficacia tematica. D’altronde sentirsi indifesi e in pericolo, proprio come bambini, è un sentimento universale e terrificante.
Tuttavia, dopo aver costruito una struttura solida, seppure priva di grande profondità, La Llorona tradisce il suo stesso pubblico e rallenta. Nella seconda metà, alla ricerca di una soluzione, ricorre a rimedi semplicistici, legittimati frettolosamente, e colpi di scena scontati. L’ultimo terzo del film è una sfida potenzialmente ansiogena e claustrofobica, risulta invece caotica e poco credibile. Anche, anzi, soprattutto in confronto al resto.
Rimane una prova convincente della protagonista. Sottotono, invece, il co-protagonista pro tempore Raymond Cruz, celebre per il suo ruolo in Breaking Bad. Qualche trovata registica merita il plauso di un debutto non male, ma che poteva capitalizzare ancor di più. Sarà per il prossimo horror.