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I figli degli altri - ©les films Velvet - George Lechaptois
“Come finisce?” – “Male, naturalmente”.
Gli studenti non riescono a terminare la visione delle Relazioni pericolose di Roger Vadim, così la loro insegnante di lettere, Rachel (Virginie Efira), ricorda loro che dovrebbero saperlo, “dato che avete letto il romanzo”.
In qualche modo anticipa anche a noi come finirà la sua, di relazione, nata da poco con un compagno di lezioni di chitarra: Ali (Roschdy Zem) è un uomo prestante e spiritoso, progettista di automobili, tifoso del PSG, separato dalla moglie (Chiara Mastroianni) e papà della piccola Leila (Callie Ferreira-Goncalves).
Divorziata anche lei, ma senza figli, Rachel ha una quarantina d’anni, si affeziona in modo profondo a quella bambina e vorrebbe allargare questa nuova famiglia con un altro figlio. Ma il tempo stringe e la presenza di Alice, l’ex di Ali, potrebbe compromettere qualsiasi cosa.
La regista francese di origini polacche Rebecca Zlotowski torna alla Mostra di Venezia, stavolta in concorso, dopo il passaggio fuori competizione del dimenticabile Planetarium (2017).
Lo fa con un film palesemente poggiato su esperienze personali (“Perché una donna simile, che vive un’esperienza apparentemente comune – e che io stessa ho vissuto – non è mai stata protagonista in un film? Ho girato il film che avrei voluto vedere al cinema, pensando che anche altri potrebbero avere lo stesso desiderio”), cosa che emerge anche dalla scelta di coinvolgere nuovamente il papà Michel, qui padre della protagonista e della di lei sorella, famiglia ebrea senza più la mamma, scegliendo la cifra della commedia romantica con derive mélo ma senza mai assumersi particolari rischi, che siano di scrittura o di linguaggio, se non affidandosi a qualche colpo a sorpresa francamente rivedibile (vedi le due pose di Frederick Wiseman – presente anche lui in concorso a Venezia con A Couple – chiamato ad interpretare il ginecologo di Rachel…) e sfociando in un manicheismo tutto sommato improduttivo quando alla fine le cose andranno “male, naturalmente”.
I figli degli altri - ©les films Velvet - George Lechaptois“Non è colpa nostra se soffriamo per colpa degli uomini”, in sintesi, scena che anticipa almeno un altro paio di finali più un epilogo dove ci viene ricordato – grazie ad un ex alunno problematico ora finalmente inquadrato verso una vita “giusta”… - che la bontà di ogni essere umano, a maggior ragione di una donna, non può e non deve essere commisurata al successo delle sue relazioni, pericolose o meno, né tantomeno al fatto di essere (o non essere) una madre.
Assunto inattaccabile, per carità, financo ovvio: c’era bisogno di ricordarlo in maniera così smaccata? Probabilmente no, anche perché I figli degli altri – seppur come detto senza chissà quali guizzi da giustificarne la presenza in concorso alla Mostra (dove peraltro c’è anche il film da regista dello stesso Roschdy Zem, Les Miens) – riesce comunque a fregiarsi di un’ottima interpretazione di Virginie Efira, donna capace di amare la vita e, con essa, le persone che vi gravitano intorno, nonché di stabilire un rapporto autentico con Leila, volendole bene proprio come fosse sua.
Acquistato per l’Italia da Europictures, che lo scorso anno distribuì il Leone d’Oro La scelta di Anne, il film uscirà nelle sale il 22 settembre.