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Dreams di Michel Franco (2025) © Teorema
Dreams di Michel Franco è il film più provocatorio del regista. Una provocazione che qui si fa meno diretta e diviene concettuale, ma arriva con forza e farà discutere. Dividerà, come evidente dalla prima proiezione in concorso a Berlino 75. La protagonista è Jennifer (Jessica Chastain), ricca attivista e filantropa di San Francisco, rampolla di un milionario che aiuta i migranti messicani e coltiva l'arte della danza. La donna ha come amante proprio un messicano clandestino, Fernando (Isaac Hernàndez), un ballerino giovanissimo: all'inizio lo vediamo passare rischiosamente il confine tra Stati Uniti e Messico, per raggiungere la casa lussuosa della donna. I due fanno l'amore.
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Dreams di Michel Franco (2025) © Teorema
La promessa può sembrare la consueta dominazione del più forte sul più debole, in un'ottica postcoloniale americana che torna con forza nell'epoca Trump, dei muri e confini armati. Una dominazione che passa dal corpo, perché la ricca si unisce nella copula al toy boy messicano. Ma attenzione: tutto è molto più ambiguo e sfumato di così. Quando Jennifer ospita Fernando in casa, è lui ad andarsene perché non accetta di vivere nascosto, vuole trovare la propria strada da solo. E a ben guardare, inoltre, Fernando non è proprio povero: nella parentesi messicana scopriamo che è un giovane normale, che ha perfino frequentato la scuola di danza. Insomma, le cose sono complesse: il ragazzo fugge e la donna lo rincorre. La relazione è sempre più impalpabile, indecidibile: Jennifer si rifiuta di parlare spagnolo, in un atto coloniale costringe tutti a parlare la sua lingua, Fernando inizia a danzare per conto suo e arriva perfino a interpretare il cigno nero. Intanto la polizia è sempre in agguato.
Non si può dire oltre per non rovinare la sorpresa, che sta proprio nell'evoluzione di questo rapporto sempre più estremo e provocatorio. La violenza del gigante americano genera una reazione del vicino messicano, innesca una rivolta della "colonia": una volta accesa la spirale di violenza questa non è più estinguibile, e non fa distinzione, investe ogni parte in causa. Difficile stabilire quale sia la violenza maggiore, forse è un "et et", entrambe sono devastanti. E il corpo sarà ancora un elemento decisivo per arrivare al disturbante finale.
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Dreams di Michel Franco (2025) © Teorema
Nella medietà narcotica del cinema di oggi, anche quello festivaliero, Michel Franco arriva a scuotere e spaccare la platea. Il suo discorso sul rapporto tra americani e messicani è talmente ombreggiato che rischia l'equivoco, ma evita la trappola dell'etica e del moralismo che ammorba fin troppi racconti. La sua versione estrema è, appunto, una versione, un teorema portato avanti con tenacia e maestria. Non bisogna essere d'accordo o in disaccordo, solo vedere e lasciarsi trascinare. Al contrario di alcuni precedenti titoli del regista, stavolta la provocazione è riuscita. Quali sono allora i sogni del titolo? Forse il sogno d'amore di Jennifer, forse quello di danza di Fernando. Forse quello dell'integrazione, o perfino di una comunità umana che viva senza violenza intrinseca e costitutiva. Ma i sogni finiscono all'alba.