Impigliato con il paracadute su un albero di una landa disabitata. Si risveglia così il giovane protagonista di Away, il primo film (realizzato nel 2019) di Gints Zilbalodis, regista lettone allora 25enne che con l'opera seconda, Flow, ha recentemente ottenuto la ribalta partendo dalla premiere a Cannes 2024 e racimolando numerosi premi (tra questi Golden Globe e EFA per il miglior film d'animazione) in tutto il mondo, comprese 2 nomination ai prossimi Academy Awards, sempre nella categoria film d'animazione e - più eclatante - in quella per il miglior film internazionale.

Ora Away, a suo tempo premiato al festival di Annecy, arriva finalmente nelle sale italiane - dal 27 febbraio con Draka Distribution - ed è un'occasione da non perdere: suddiviso in 4 capitoli (Forbidden Oasis - Mirror Lake - Dream Well - Cloud Harbor), contenuto nella durata (75'), il film getta le basi - teoriche e grammaticali - per il successivo capolavoro di Zilbalodis.

Away di Gints Zilbalodis
Away di Gints Zilbalodis

Away di Gints Zilbalodis

Realizzato completamente in solitaria (scrittura, produzione, regia, fotografia, musica, montaggio, suono), Away racconta il "viaggio di un eroe" - di cui non sappiamo nulla e di cui non sapremo nulla - completamente solo e chiamato a riconnettersi con gli altri (cosa che a ben vedere ha dovuto fare lo stesso Zilbalodis per realizzare Flow, insieme ad un team creativo allargato): sin da subito minacciato da un'oscura e gigantesca presenza (il triste mietitore...), il ragazzo inizia a vagare e a scoprire le meraviglie (la natura, gli animali) e i pericoli del "nuovo" mondo dove è capitato. Fa amicizia con un uccellino, trova uno zaino con una mappa, una borraccia, una motocicletta. Ha inizio così un viaggio che più volte lo lascerà, e ci lascerà, a bocca aperta, nella migliore tradizione del monomito caro a Joseph Campbell.

Away di Gints Zilbalodis
Away di Gints Zilbalodis

Away di Gints Zilbalodis

Senza dialoghi - altro tratto distintivo presente in Flow - e soprattutto per questo impreziosito da immagini e musiche capaci di raccontare ben più, e meglio, delle parole, il film è esteticamente meno raffinato e rigoglioso del successivo, ma non per questo viene a mancare il tratto distintivo di uno sguardo e di una poetica (declinati su un'animazione in CGI molto debitrice di atmosfere care a certi videogame seminali come Another World, 1991) che invitano in maniera continua ad inseguire uno stupore che si alimenta strada (e scoperte) facendo.

Proprio come poi in Flow, anche qui c'è la tensione costante di un moto alla vita, messo in bilico dall'incedere di quelle figure oscure (sulle quali ci sarà anche un sopravvento, seppur ovviamente non definitivo), oltre alla continua oscillazione tra sogno e realtà, luoghi reali e luoghi immaginati, e la propensione a stabilire connessioni con quanto ci circonda, tutti elementi che non possono lasciare indifferenti.

Away di Gints Zilbalodis
Away di Gints Zilbalodis

Away di Gints Zilbalodis

Come è impossibile rimanere impassibili di fronte al mistero e alla seduzione di certi luoghi (da questo punto di vista il frammento Mirror Lake è irraggiungibile) o a rimandi predittivi (la foresta dove troviamo quella colonia di gatti...) che ci accompagnano verso un finale che anziché chiudere in maniera netta il racconto apre un enorme spiraglio verso un'altra, nuova, avventura. Forse ancora da scrivere, o da immaginare.