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Don't Worry Darling (Credits Courtesy of Warner Bros. Pictures)
Nel vasto programma del Fuori Concorso troviamo ben quattro vincitori del Leone d’Oro. Sono il compianto KIM Ki-duk con il postumo Köne Taevast a dieci anni dalla vittoria con Pietà, Lav Diaz con Kapag Wala Nang Mga Alon (vinse nel 2016 con The Woman Who Left), Gianfranco Rosi con il doc In viaggio su Papa Francesco (nel 2013 Sacro GRA è stato l’ultimo film italiano a ricevere il massimo riconoscimento) e Paul Schrader che presenta The Master Gardner nell’anno in cui la Biennale lo premia alla carriera.
Ci sono altri autori già legati in passato alla Mostra di Venezia. Francesco Carrozzini chiude il festival con The Hanging Sun dopo aver esordito nel 2016, nell’ormai soppressa sezione Cinema nel Giardino, con Franca: Chaos and Creation, il doc su sua madre, la direttrice di Vogue Sozzani. Paolo Virzì, Gran Premio della Giuria nel 1997 con Ovosodo, porta Siccità dopo essere stato in Concorso nel 2017 con Ella & John e in Giuria nel 2019. Lucrecia Martel, Presidente di Giuria nel 2019, presenta il corto Camaresa de Piso, mentre Simone Massi, autore dei manifesti e delle sigle dalla 69a alla 73a edizione dei manifesti ufficiali si affaccia con altri due corti, A guerra finita e In quanto a noi.
Nel Fuori Concorso spazio alle star con Don't Worry Darling di Olivia Wilde con Harry Styles e Florence Pugh, Pearl di Ti West con Mia Goth, prequel di X - A Sexy Horror Story. Ma ci sono anche due maestri del cinema americano con Walter Hill che porta il western Dead for a Dollar e Oliver Stone con il nuovo documentario Nuclear. Torna Sergei Loznitsa con The Kiev Trial. E il fluviale Gli ultimi giorni dell'umanità, doc in gloria di Enrico Ghezzi.
Di prestigio le due serie dell'annata, firmate da Lars von Trier (The Kingdom Exodus) e Nicolas Winding Refn (Copenaghen Cowboy).
In Orizzonti gli italiani sono Roberto De Paolis che apre con Princess e Pippo Mezzapesa con Ti mangio il cuore. Batte bandiera austriaca Vera diretto dall’italiana Tizza Covi e Rainer Frimmel e girato principalmente a Roma.
Ti mangio il cuore - F.Patanè- Elodie @Sara SabatinoÈ in Concorso con L’immensità ma Penélope Cruz appare anche in Orizzonti con En Los Márgenes, opera prima dell’attore spagnolo Juan Diego Botto. E per il secondo anno consecutivo c’è Isabelle Huppert, che nel 2021 aprì con La promessa e quest’anno gareggia con il franco-tedesco La syndacaliste.
Ben rappresentato il continente europeo: oltre ai citati c’è una produzione polacca (Chleb i sol di Damian Kocur), una produzione ucraina (Luxembourg, Luxembourg di Antonio Lukich, ma c'è anche Freedom of Fire. Ukraine’s Fight for Freedom di Evgheny Afineevsky e Alex Kashpur nel Fuori Concorso), una portoghese (A Noiva di Sérgio Tréfaut), le coproduzioni Pour la France di Rachid Haimi che vede insieme Francia e Taipei, Spre Nord di Mihai Mincan a prevalenza romena, Najsreќniot Čovek Na Svetot della macedone Teona Strugar Mitevska, Obet’ di Michal Blaško in primis slovacca e l’unico doc in gara, Innocence del danese Guy David.
Dall’Argentina arriva Trenque Lauquen di Laura Citarella (due parti da quattro ore), Cile e Messico portano Blanquita di Fernando Guzzoni. Autobiography di Makbul Mubarak batte bandiera indonesiana ma vede insieme Francia, Germania, Polonia, Singapore, Filippine e Qatar. Il Giappone schiera Aru Otoko di Kei Ishikawa L’Iran ha due film in Concorso e uno in Orizzonti: è Jang-E Jahani Sevom di Houman Seyiedi.