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"Cosa vuoi dalla vita?" "Non lo so. Voglio la tranquillità, non avere problemi, andare d'accordo con tutti e allo stesso tempo non voglio tutte queste cose". Ecco, Lucio Dalla era questo, personaggio contraddittorio e irregolare, cattolico e amico della gente, poeta che ha saputo raccontare la storia del nostro paese. Qui ce lo racconta Pietro Marcello nel suo doc Per Lucio, presentato in prima mondiale al Festival di Berlino, film- tributo al grande cantautore bolognese, che domani, il 4 marzo, avrebbe compiuto settantotto anni.
"Lucio è stato il mio grande amore, conosco tutte le sue canzoni a memoria. Canzoni visive, visionarie e altamente cinematografiche. Volevo fare un film su di lui da dieci anni. Ha cantato il nostro paese, è stato sempre tra la gente ed è stato un grande poeta", dice il regista che ha scelto di raccontare il suo inizio attraverso le parole del fidato manager Tobia ("lo battezzai Ragno perché era piccolo e peloso") e del suo amico d'infanzia Stefano Bonaga ("Viveva random, senza progetti, si faceva inondare dalla vita, senza alcun tipo di preclusione o di blocco"), dando vita a un ritratto che attinge dall'infinito bacino dei repertori pubblici e privati, storici e amatoriali.
Pietro Marcello - copyright Giovanna GorassiniNe esce fuori non solo il racconto di un uomo originale ("a differenza di tanti cantautori non ha mai avuto modelli"), che non aveva gerarchie ("l'ultimo dei disastrati lo attirava anche più del primo dei fortunati"), in continuo movimento e profondamente amante della gente, ma anche uno spaccato del nostro paese attraverso i tragici eventi del periodo e il boom economico.
Prodotto da Beppe Caschetto ("Mi chiamava Casco. Era sempre curioso. Questo film è per me un piccolo sogno che si realizza") e Anastasia Michelagnoli con Rai Cinema, questo doc ci restituisce un ritratto intimo di Dalla. Dai suoi inizi come clarinettista a Bologna e poi a Roma, quando sua madre gli diceva di andare a lavorare e di non fare il buffone, alla conoscenza (dopo che aveva lasciato il jazz perché voleva fare una musica che trattasse i nostri problemi) con il poeta Roberto Roversi.
"Il film è anche un omaggio a Roversi, volevo dare voce alla figura poco conosciuta di quest'intellettuale così importante. Non mi interessava l'aspetto spettacolare di Dalla, non ho realizzato un biopic. Di film di questo tipo sono sicuro che se ne faranno tanti. Io mi sono concentrato sulla sua formazione e sull'incontro con Roversi", spiega Pietro Marcello.
Grazie a questo sodalizio, Dalla soddisfa il proprio bisogno di stare dentro alle cose della società, della politica e del mondo e canta per la prima volta di emigrazione, di inquinamento, di guerra, dei diversità e di emarginazione.
Chiaramente nel doc emerge il suo amore per la gente comune. "Itaca è una canzone di Lucio che è in un certo senso anche un omaggio a mio padre che era un marittimo- dice-. E' stato un po' come Ernest Hemingway nella letteratura. A differenza di Marcel Proust che raccontava il suo mondo interiore. Ha raccontato l'Italia del dopoguerra, la questione meridionale, i contadini". Anche oggi la canzone può ancora avere la funzione raccontare la Storia? "E' una questione di necessità. Lucio ha sempre avuto qualcosa da dire. Ora sto realizzando un film sui giovani insieme ad Alice Rohrwacher e penso che le nuove generazioni siano molto diverse da chi è cresciuto dopo la guerra. Oggi tanti ragazzi hanno qualcosa da dire e magari lo fanno attraverso la musica rap".
Per Lucio - © Teche RAIIn un'intervista presente nel film Dalla dice: "Questo lavoro mi dà il contatto con le persone e per me è la cosa più bella". Si può dire che Pietro Marcello rimane in linea con il cantante perché il suo più grande desiderio è proprio quello di poter consegnare presto il suo doc ai bolognesi con una bella proiezione in Piazza Maggiore. Anche se conclude: "Dalla non è mai stato emiliano, è sempre stato amato da tutti, è stato un mito come Maradona".