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"Noi abbiamo avuto il privilegio di nascere a Roma, e io l'ho praticata come si dovrebbe, perché Roma non è una città come le altre. È un grande museo, un salotto da attraversare in punta di piedi".
Così Alberto Sordi parlava della sua città, la sua amata Roma, dove visse tanto tempo insieme alla sorella Aurelia nella sua splendida villa affacciata sulle terme di Caracalla. Un luogo unico che, da domani (16 settembre) fino al 31 gennaio 2021, sarà aperto a tutti in attesa di diventare il museo dell'arte di Sordi. Dopo lo stop a causa del Covid, finalmente infatti grazie a una mostra, organizzata nel centenario della nascita (15 giugno 2020) e promossa dalla Fondazione Museo Alberto Sordi con Roma Capitale e Regione Lazio, sarà possibile scoprire l'artista che ha raccontato le virtù e i tanti vizi degli italiani.
Opere d'arte (De Chirico, De Pisis, il ritratto di Sordi di Rinaldo Geleng e tanti altri), arredamenti (suo padre suonava la tuba, che lui trasformò in un lampadario), statuine di terracotta di Bartolomeo Pinelli e oggetti d'antiquariato ("se non avessi fatto l'attore avrei fatto l'antiquario", aveva sempre dichiarato), ma anche album fotografici, premi, documenti, locandine, abiti originali di scena, ogni cosa ci svelerà i dettagli di quest'uomo che aveva un'estrema cura e passione per il bello.
Una villa, costruita fra il 1928 e il 1929 dal famoso Architetto Clemente Busiri Vici e comprata da Sordi il giorno stesso in cui la vide ovvero il 20 maggio del 1954 pagandola dieci milioni in contanti e soffiandola (per un pelo) a De Sica. Un luogo che ospitò feste, incontri, spettacoli teatrali, e che poi quando nel 1972 morì la sorella Savina divenne il suo rifugio.
Disponibilissimo con tutti i suoi fan e legatissimo alla sua famiglia (al piano di sopra viveva la sorella Aurelia), metodico e preciso, ogni cosa era curata in ogni particolare e questa villa ne è testimonianza.
Quanto era prodigo nel raccontare la sua vita pubblica, tanto non voleva far sapere quel che faceva nel suo privato, pochi infatti erano a conoscenza delle sue donazioni (rigidamente segrete), e lo stesso vale per quel che riguarda le donne, che non amava portare dentro la sua casa ("e che mi metto un'estranea dentro casa?"). Amante degli animali (comprò dieci cavalli per salvarli dal mattatoio ed ebbe ben diciotto cani, molti seppelliti nel giardino) e della bicicletta (era contrario alle macchine e sognava una città senza smog), molto religioso e legatissimo a Papa Paolo Giovanni II, il mitico Albertone era un uomo dai mille volti. Volti che si svelano attraverso gli ambienti della sua casa e delle due tensostrutture di oltre 800 mq create per l'occasione.
Dallo studio alla barberia, dalla legnaia che lui trasformò in un teatro, decorato dallo scultore Andrea Spadini, con un grande pianoforte al centro con il quale faceva i suoi spettacoli, alla palestra, dove aveva la cyclette, il pungiball e un toro meccanico (l'attore pare si sfidasse in divertenti gare stile rodeo) fino alla galleria con i manichini con gli abiti originali appartenenti al suo guardaroba.
Due stanza, una dedicata al suo amore per Roma (con il ricordo di quando a ottant'anni fu eletto sindaco della città per un giorno e il famoso casco donatogli dai vigili urbani), e un'altra dedicata a Il Messaggero, giornale con il quale collaborò dal 1988.
E poi ancora: una sala che racconta gli esordi dal 1926 fino al 1953 ovvero al film de I vitelloni, con il quale avrà il suo primo riconoscimento nel mondo del cinema, e un'altra con i grandi film e tantissimi manifesti, abiti, documenti dell'archivio di Stato e scenografie.
L'attore non aprì mai la sua casa a nessuna donna. Non si sposò mai. Era sposato con il suo pubblico. Ora (finalmente) proprio quel pubblico, che lui tanto amava, potrà varcare le porte della sua splendida villa scoprendo un Sordi più inedito.