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E' stata rimandata la prima a Teheran di Muhammad, il kolossal da 40 milioni di dollari sul profeta Maometto. Dietro il rinvio ufficialmente sono state addotte generiche "ragioni tecniche", ma non è un mistero che il film abbia messo in agitazione l'intero mondo islamico e rischi di provocare disordini nelle città in cui verrà proiettato.
La tradizione iconoclasta vigente tra i musulmani vieta qualsiasi rappresentazione del profeta. Perciò il regista Majid Majidi e la sua crew - di cui fa parte anche il nostro Vittorio Storaro - si sono ingegnati per non mostrare mai il viso del protagonista (tra i vari stratagemmi utilizzati c'è anche il ricorso a una fonte di luce).
Un impegno che non è bastato a raffreddare gli animi, infiammati da Al Azhar al Cairo, principale autorità teologica sunnita, da sempre contraria al progetto. Che però è stato richiesto in paesi come Turchia, Indonesia e Malesia e oggi farà il suo debutto al Festival di Montreal.
L'intento dell'operazione è quello di contrapporre all'immagine bellicosa propagandata dai jihadisti quella di un profeta della pace e della misericordia.