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Torna Il Regno di Lars Von Trier. A 28 anni dal debutto, il regista danese porta alla 79° edizione della Mostra di Venezia la terza e definitiva stagione della sua serie The Kingdom: Riget Exodus, ovvero The Kingdom Exodus. Era il 1994, quando Von Trier, ispirato da Twin Peaks di David Lynch, presentò la prima stagione, nel 1997 la seconda, ora è la sonnambula Karen (Bodil Jørgensen) a recarsi in una notte buia e tempestosa nell’ospedale chiamato il Regno, intuendo come Un enorme organismo di carne e sangue si sia materializzato nelle stanze e nei corridoi della struttura. Saprà liberare il Regno dal suo tormento?
Lars Von Trier @ Peter HjorthAssente dal Lido e collegato via Zoom, il regista danese rassicura sulle sue condizioni di salute, ovvero il morbo di Parkinson da cui è affetto: “Sto bene, direi, a parte questo tremore che è difficile da combattere. Ma mi sento meglio, un po’ più stupido di quanto fossi in passato, e questo dice molto”.
Sulla nuova stagione, e perché sia arrivata solo a quasi trent’anni di distanza dalla prima, spiega: “Ho avuto periodi difficili nella mia vita, progetti non partiti perché non era facile. Per me è stato un piacere scrivere questa storia”.
“Avevo lavorato con Lars negli Idioti, anche lì ero Karen, e sono rimasta Karen in The Kingdom: sono la stessa donna trent’anni dopo, esperienze simili si fanno solo con Lars”, dice la Jørgensen, osservando come “Riget Exodus è qualcosa di straordinario, è come un poema lunghissimo, un luogo meraviglioso dove raccontare storie. Si partorisce, si muore, e rimangono vivi gli spiriti dei personaggi: è un’esperienza spirituale guardarlo”.
Richiesto di un parere sulla corrente produzione seriale, Von Trier si svincola: “Non guardo tanto la tv, mi è difficile parlare di serie oggi. Quando abbiamo fatto il primo episodio fatto avevamo pochissimi soldi e tempo, stavolta invece ci ho lavorato per tre anni e mezzo: è totalmente diverso. Ma come posso confrontare li mie stesse serie? Ovvio, mi sento più vecchio”.
Sull’ispirazione, però, von Trier non ha dubbi: “Ho preso dai film di Bergman e dai suoi personaggi. Ero un ammiratore di Bergman e credo abbia raggiunto il vertice della sua carriera in Fanny e Alexander”.
Detto che “non sapevo che fossi malato di Parkinson quando ho cominciato a girare, gli attori non se ne erano accorti: sono felice del loro sostegno”, Von Trier rivela la ricetta del nuovo The Kingdom: “Ho cercato di liberarmi di tutti i vincoli che mi imponeva la serie precedente, di creare personaggi nuovi. Non volevo fare cosa moderna, né volevo riscrivere, ma redigere la sceneggiatura è stata gioia pura. Vedrete, ci sono tanti errori, tante cose che non finiscono come avrebbero dovuto, ma spero sia un’esperienza piena di vita”.