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Protagonista al Lucca Film Festival, oggi il raddoppio a Cannes: dopo Martin Scorsese, Nanni Moretti, Wong Kar-wai, Quentin Tarantino, Marco Bellocchio, Philip Kaufman e Jacques Audiard, anche William Friedkin ha la sua Masterclass sulla Croisette. L’autore de L’esorcista, Il braccio violento della legge e Vivere e morire a Los Angeles si guarda intorno: “Ci sono enormi cambiamenti in arrivo per la produzione, più di quanti abbia mai potuto sperimentare in oltre cinquanta anni di carriera”.
- “Non vedo molti film contemporanei, mi piacciono i Coen, i vostri Sorrentino e Garrone. Ma questo è un periodo pericoloso per il cinema mondiale: mai visto cambiamenti così epocali, uno tsunami vero e proprio. I film oggi si vedono sull’iPhone: ma come puoi vedere Lawrence d’Arabia su un telefonino?”.
- “Che farò? Non lo so, davvero. Troppo spesso si parla di ciò che non si realizzerà, e – fortunatamente - viceversa. Ma posso dirvi che Don Winslow sta scrivendo per me la sceneggiatura da un suo romanzo, The Winter of Frankie Machine. Non dico altro, ma ci spero, così com’è stato per Killer Joe”.
- “L’America è ossessionata dal “next”, la prossima cosa. Ora c’è Donald Trump, un imbonitore, un venditore di se stesso e nient’altro. Se dovesse diventare presidente? Mi sparo. Il fenomeno Trump non lo capisco, anzi, non lo voglio nemmeno capire: del resto, perché dovrei?”.
- “Non ho mai inteso L’esorcista come un film horror. Mi sono basato su un caso vero del 1949: ci fecero un articolo in prima pagina sul Washington Post, mica carta straccia; è ancora oggi interessante, cercatelo. Il cinema di paura è basato su quella che chiamo sicura oscurità: proviamo terrore, ma siamo al sicuro”.
- “Ma gli inseguimenti di Buster Keaton li vate visti? Quelli de Il braccio violento della legge e Vivere e morire a Los Angeles, di cui ora potrei girare una serie tv, non sono nulla in confronto. Del resto, nemmeno il cinema europeo ha saputo rimpiazzare Scola, Bertolucci, Fellino o Rosi: quegli autori, qui film non ci sono più”.