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Questo mondo non mi renderà cattivo
Ha un titolo che arriva da un brano di Path, cantautore di Anguillara, Questo mondo non mi renderà cattivo, la nuova serie scritta e diretta da Zerocalcare, e – come dice Tinny Andreatta, Vice Presidente delle Serie originali italiane di Netflix, piattaforma sulla quale è disponibile da venerdì 9 giugno – è “un auspicio di umanità”. Ed è proprio l’autore a motivare un titolo così forte: “Volevo raccontare chi tenta di attraversare i momenti di crisi senza sgomitare e passare sopra gli altri. Ma anche chi cede a questa tentazione”.
Questo mondo non mi renderà cattivo segue Zerocalcare nel suo tentativo di riavvicinamento a un vecchio amico, Cesare, che torna nel quartiere dopo anni di assenza: vorrebbe fare qualcosa per lui ma si rende conto di non essere in grado di aiutarlo a sentirsi di nuovo a casa e a fare la scelta giusta per trovare il suo posto nel mondo. Scritta prima di Strappare lungo i bordi, grande successo Netflix del 2021 (“Ci ha emozionato la partecipazione del pubblico che si riconosceva nella storia a prescindere dell’età, della provenienza e del genere” dice Ilaria Castiglioni, manager per le serie originali Netflix) ma messa nel cassetto in attesa del momento giusto: “Non mi sentivo pronto per un respiro così lungo – rivela il creatore, al secolo Michele Rech – anche perché è una storia originale, orizzontale, fuori dalla mia comfort zone. Tutto sommato mi sembra una scelta sensata: Strappare funzionava come introduzione a dei personaggi, questa invece introduce a dei temi”.
Si conferma la collaborazione con Movimenti Production: “Michele ha capito che se l’avesse fatta da sola ci avrebbe messo vent’anni – scherza il CEO Giorgio Scorza – e dopo la prima serie abbiamo puntato più sulla qualità dell’animazione e sulla recitazione. Ci sono riferimenti all’immaginario dei videogiochi, che diventa un vero e proprio argomento narrativo, e monologhi molto densi. Sul fronte della serialità d’animazione per adulti restiamo dei pionieri in Europa”. “Zero è un maniaco del controllo – rivela Michele Foschini, direttore editoriale di BAO Publishing, casa editrice di Zerocalcare – ma ha capito che non poteva incaricarsi di ogni segmento del lavoro”.
Tornano i personaggi storici dell’universo di Zerocalcare, da Sarah, al Secco fino all’Armadillo (sempre doppiato da Valerio Mastandrea: “Voleva sempre decostruire i dialoghi” svela Scorza), ma è la new entry ad avere il peso specifico più rilevante nella serie: “Cesare non è ispirato a una persona vera – precisa Rech – ma è l’unione di tanti Cesare che ho conosciuto: è uno che, essendo mancato a lungo, non riesce più a trovare i punti di riferimento del passato, che oggi sono allo sbando più di lui”. “Rispetto alla prima è più complessa e divisiva – continua Rech – sia per i temi politici che per il formato: avevo il terrore che puntate così lunghe non reggessero nel ritmo”.
Ed è proprio la politica il terreno di scontro: dopo le polemiche sul romanesco della prima sortita (non mancano battute sul tema), stavolta alleggiano quelle sui “nazisti” (leggi: i fascisti) contro l’immigrazione. “Non ritengo che chiunque abbia dubbi sulle modalità accoglienza sia un nazista – spiega Zerocalcare – però c’è una grossa distinzione tra persone che vivono disagi sulla loro pelle e ricorrono a soluzioni che non condivido e persone che strumentalizzano la situazione per un proprio tornaconto elettorale”. Perché nazisti e non fascisti? “Non mi sembra che rivendicare continuità con il fascismo sia un ostacolo per andare avanti in Italia, al contrario del nazismo. Non sono contento ma è una cosa ormai assodata e della quale prendo atto”.
E sull’altra polemica nell’aria sul turpiloquio (che, come ricorda Foschini, “non è fine a se stesso ma fotografa la società”) e sulla scelta di non utilizzare la n-word (ha che fare con il colore della pelle) al contrario della f-word (ha a che fare con l’omosessualità), l’autore evita le semplificazioni: “La f-word la metto in bocca a personaggi omofobi quindi spregevoli. C'è una grossa confusione su questo tema: secondo me le battaglie sono giuste ma ho paura che sterilizzare il linguaggio nella fiction non sia la via giusta. So che l’uso delle parole può essere doloroso, ma mi interessa che i conflitti della vita siano dentro i racconti. Rispetto il concetto del safe space ma possiamo immaginare prodotti fiction senza conflitti? Do una risposta parziale, mi piacerebbe un confronto collettivo con persone che hanno basi comuni e respingono l’idea della discriminazione”.
I fan ritroveranno le caratteristiche che hanno reso Zerocalcare il fumettista più influente d’Italia: i personaggi che replicano figure della cultura pop (“È un repertorio che condividiamo tutti, mi serve quando ho poco tempo per presentare un carattere: stavolta c’è una ragazza che cita Uranus di Sailor Moon, prima lesbica della nostra infanzia”), i film che ha amato (“C’è un riferimento a This Is England, lontano per temi e ambientazioni ma con lo stesso umore della serie”), le riflessioni esistenziali (“Negli anni ho fatto compromessi e scivoloni, forse ho ferito qualcuno, ma con questa serie ho cercato di dare risposte collettive a problemi che possono essere di tutti, cercando di non lasciare indietro nessuno”).
Nessuna terza serie all’orizzonte (“Ho una bozza con cose che mi sono successe”) e poche aperture sul finale (“Sono una persona un po’ crepuscolare…”), ma un messaggio per chi leggerà Questo mondo non mi renderà cattivo solo sul piano politico: “Non so che accoglienza aspettarmi. L’ho vissuta come una roba che riguarda la mia biografia, non come un atto politico. So che c’è qualcosa di schizofrenico nelle mie risposte, non sono in linea con le domande. I miei lettori non sono paragonabili agli abbonati Netflix, che sono comunque più degli spettatori di Bruno Vespa. Prima o poi troverò la quadra”.