PHOTO
Willem Dafoe in Povere creature!. Foto di Yorgos Lanthimos. Courtesy of Searchlight Pictures. © 2023 20th Century Studios All Rights Reserved.
Willem Dafoe è un Frankenstein dei nostri tempi. Il grande attore, da pochissimo premiato con la stella sulla Hollywood Walk of Fame, nel film Povere Creature! di Yorgos Lanthimos, in uscita il 25 gennaio distribuito da The Walt Disney Company, interpreta Godwin Baxter, uno scienziato brillante e poco ortodosso. Al suo fianco Bella Baxter, interpretata dalla star Emma Stone, una giovane donna riportata in vita e creata proprio da lui.
“Forse non è un caso il mio profondo legame con questo scienziato-medico che fa esperimenti”, commenta Willem Dafoe. Nato in una famiglia di medici, cresciuto in continuo contatto con gli strumenti chirurgici, in mezzo alla medicina, ai laboratori e alle malattie: “Da adolescente sono stato il portiere della clinica di mio padre praticamente. Alla maggior parte delle persone l’idea di stare male è qualcosa che fa paura, per me invece andare in ospedale è una sorta di ritorno in famiglia”.
C’è anche un legame con la storia di Frankenstein. “Ovvio- risponde-. Ma c’è anche una grande differenza perché il mostro che crea Frankenstein provoca repulsione, mentre il mio personaggio quasi si innamora di questa creatura dandogli una seconda possibilità. In un certo senso attraverso di lei sta dando a sé stesso la possibilità di una seconda vita. Il mio personaggio crede profondamente nella scienza e per lui quel che fa è qualcosa di generoso ed entusiasmante”.
Certo è che nel film di Lanthimos (La favorita, The Lobster) le donne sono emancipate e decise a difendere l’uguaglianza, nonché prive di pregiudizi, mentre gli uomini (in primis l’abile avvocato Duncan Wedderburn interpretato da Mark Ruffalo) appaiono piuttosto alla frutta. Quale la salvezza? “Non sono sicuro di avere una risposta sulla salvezza degli uomini perché già faccio fatica a salvare me stesso- risponde-. Le donne sono più adorabili e attrattive in questo film, mentre gli uomini sono molto oppressivi. Molti si riconosceranno in loro. Qui viene mostrata la capacità di resistenza sessuale dal punto di vista delle donne e questo è forse il motivo per cui sono state sottomesse per anni. Ora c’è un turbinio e un cambio di posizione rispetto a questi temi. Questo film esprime una liberazione personale attiva che vediamo attraverso gli occhi di una donna”.
A tal proposito come è stato lavorare con Emma Stone? “Emma è fantastica e ha fatto una splendida performance. Tutto era incentrato intorno a lei. È molto flessibile e non si comporta come una diva”. E su Lanthimos, che con questo film, già vincitore del Leone d’oro all’ultima Mostra del Cinema di Venezia e del Golden Globe come miglior film commedia, ora candidato agli Oscar, dice: “Lanthimos ha creato un mondo nel quale siamo entrati. Il testo (basato sul romanzo di Alasdair Gray e scritto da Tony McNamara, ndr) è molto forte. Lui ti osserva, ma non dà indicazioni di regia. È abbastanza riservato, parla poco e ti dirige stuzzicandoti e prendendoti in giro. Emma e Lanthimos hanno un rapporto speciale. Per lui è come una musa”. E poi: “I registi per me sono estremamente importanti. È importante darsi e concedersi nelle mani di una persona con una visione forte. E poi cercare di fare tuo quel personaggio e abitarlo”.
Per interpretare Godwin Baxter è stato fondamentale il trucco di Nadia Stacey ispirato al pittore Francis Bacon. “Ho penato molto per il trucco, ma è un fantastico strumento. Quando lavori con una maschera addosso vedi te stesso che scompare ed emerge qualcun altro. Senti altri sentimenti e modi di essere. È qualcosa di comodo? Niente affatto. Lo rifarei? Assolutamente sì”.
E sul cinema dice: “Opero in questo settore da tanto tempo e continuo a credere nella visione di un film nelle sale, non per la dimensione dello schermo, ma per l’impegno di una persona che esce di casa e decide di vedere un film al fianco di sconosciuti”.
Infine sulla stella appena ricevuta conclude il grande attore americano che ormai si sente anche italiano perché vive a Roma da tanto tempo conclude: “Difficile accettare l’idea che quella mattonella mi sopravviverà”.