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Vittoria Puccini - @ Webphoto
“Un’industria che funziona deve partire dalla regolamentazione, altrimenti è il far west. Ci sono dei diritti fondamentali di base che devono essere garantiti per tutti”.
A parlare è l’attrice Vittoria Puccini, nonché la presidente di Unita - Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo, che oggi insieme ad altri membri dell’associazione ha incontrato la stampa per raccontare i risultati di un anno di lavoro a supporto delle attrici e degli attori.
Tanti gli argomenti: dal contratto collettivo nazionale, la cui approvazione è prossima ma per scaramanzia la data non è stata rivelata, all’indennità di discontinuità, dalla parità di genere all'equal pay tra donne e uomini fino alla nuova figura dell’intimacy coordinator e al progetto ‘Uniti per la scuola’.
“Unita è nata durante la pandemia con l’intento di riuscire a garantire dei privilegi per pochi e farli diventare dei diritti - spiega Vittoria Puccini -. Gli attori più famosi sono solo la punta di un iceberg, ma ce ne sono tanti altri, e siamo una categoria che ha bisogno di essere tutelata. Abbiamo anche un ruolo a livello sociale importantissimo. Necessitiamo di un sistema di welfare che non esiste per la nostra categoria professionale che è discontinua e che riconosca anche quei momenti che non siamo sul palco o sul set, ma in cui stiamo comunque lavorando sull’esempio di ciò che avviene in Francia e nel resto d’Europa dove queste tutele ci sono”.
E sul contratto collettivo del lavoro: “È stato aperto per la prima volta in Italia un tavolo sul contratto collettivo nazionale, che nel nostro paese le attrici e gli attori non lo hanno mai avuto. Siamo ottimisti. Penso che arriveremo a un risultato presto”.
E Fabrizio Gifuni: “Unita è lo spettacolo e il film più bello a cui abbia mai partecipato nella mia vita. È la prima volta che si riesce a tenere insieme una categoria. Siamo partiti in 111 soci fondatori, e eravamo quasi tutti nomi e volti riconoscibili, poi siamo cresciuti e ora siamo 1600-1700”. Sull’indennità di discontinuità l’attore dice: “Tutti l’abbiamo definita insufficiente e travisa lo spirito della legge delega, ma soprattutto non è un’indennità di discontinuità. Quella attuale è una norma assistenzialista. È in soldoni l’ennesimo bonus. Un grande pasticcio. Il nostro è un lavoro che si fa 365 giorni l’anno. Non potrei mettere in scena i miei spettacoli senza lavorare prima per anni. La battaglia per il riconoscimento dell’indennità di discontinuità sarà costante”.
Sulla parità di salario tra uomini e donne emerge che è difficile stabilire quanto prende chi perché sono trattative private che si fanno attraverso gli agenti. Con il contratto nazionale saranno garantiti dei minimi che proteggeranno le persone che non hanno agente, ma rimarrà comunque una trattativa privata. Il progetto comunque è unirsi con le due associazioni di categoria degli agenti, ovvero ASA e LARA, e sensibilizzarli sulla parità di compenso. “Ancora oggi c’è una differenza abissale tra i compensi che vengono dati alle attrici e quelli che vengono dati agli attori. Siamo ancora molto indietro”, commenta Gifuni. Ma la differenza tra uomini e donne è anche per quel che riguarda la narrazione, come spiega Francesca Romana De Martini: “I personaggi femminili sono generalmente delle costole dei personaggi maschili. C’è uno squilibrio enorme. Soprattutto anche per quanto riguarda l’età. Vorremmo avere una rappresentazione femminile di persone a tutto tondo e non solo le mogli o le fidanzate. Vorremmo che sullo schermo si rappresentassero anche le donne over 45. Il successo del film della Cortellesi racconta anche questo. In Francia c’è un fondo apposito per la parità di genere. Mi chiedo perché Sky in Gran Bretagna ha la policy del 50 e 50 e in Italia questa stessa policy non c’è. Ma noi guardiamo avanti e siamo fiduciosi”.
Tra i vari campi in ballo, oltre a quello della parità di genere, anche la riforma del Fus, per trovare un modo per decentralizzare le produzioni teatrali e agevolare la circolazione degli spettacoli, e
il rapporto con le scuole e la formazione tra cui il progetto ‘Uniti per la scuola’. “Se si insegnasse cinema nelle scuole sicuramente aumenterebbero anche gli spettatori”, dice Pietro Sermonti, sottolineando poi l’importanza della figura dell’intimacy cordinator fondamentale per fare sentire le donne sicure sul set.
Altro tema: il protocollo antimolestia in caso di casting. “Ci sono dei momenti in cui le attrici sono più fragili, uno di questi è quello dei provini che avvolte sono convocati in alberghi o case private, in luoghi non professionali- dice Daniela Giordano-. Questo purtroppo va a incidere sulle giovani. Questo protocollo è stato necessario perché la casistica è molto più ampia di quella che viene denunciata. È un punto di arrivo e di partenza. Dà alle persone la forza di poter denunciare”.
Infine conclude Claudia Gerini: “Sono felice di fare parte di Unita perché lasciamo un segno. Quando io ho iniziato non c’era nulla che ci tutelasse. Abbiamo anche messo dei protocolli sulle audizioni. Ci devono essere delle regole. Vogliamo dare voce e rappresentare tutti”.
Appuntamento il 19 gennaio al Cinema Troisi con gli under 35 per sensibilizzare quante più persone possibili di fronte ai membri del direttivo Unita e fare prendere consapevolezza dei propri diritti. Mentre stasera alle 20 presso l’Intercontinental Rome Ambasciatori Palace si incontreranno i membri di Unita per parlare dei servizi che saranno garantiti agli associati.