(Cinematografo/Adnkronos) – “Kamala Harris è un candidato forte, sarebbe un eccellente presidente: è aperta, diretta, gli uomini non riescono a sottometterla perché lei è in grado di difendersi”. È l’opinione di Viggo Mortensen, che commenta così le prossime elezioni presidenziali Usa ospite della 19ma Festa del Cinema si Roma. Incalzato dai giornalisti, l’attore e regista, alla kermesse per presentare il suo western ‘femminista’ ‘The Dead don’t hurt’ nella sezione ‘Grand’ Public’, fa un’analisi approfondita sulla figura della donna in politica. “Sebbene in altri paesi come l’Italia, l’Islanda e altri, ci siano stati capi di stato donne, continua comunque a esserci una certa riluttanza non solo fra gli uomini ma anche fra le donne a fidarsi del fatto che una donna possa essere sufficientemente forte”, spiega.

Se è donna “deve essere tosta e anche un po’ cattiva, come un uomo. Ovviamente non è così, non è un film, dove una donna per essere rispettata deve agire come un uomo o essere fisicamente forte. Anche perché lo è molto di più psicologicamente”. E tornando a Kamala, chiosa: “Sono convinto che vincerà il voto popolare di milioni di persone. Purtroppo però, in America abbiamo un sistema arcaico che non è a favore del popolo e che può annullare gravemente, e attenuare, i risultati della scelta popolare”. Kamala Harris “vincerà con grande margine al voto popolare ma bisogna capire in quali Stati. Se poi vincerà la presidenza, non lo so”.

The Dead Don't Hurt - I morti non soffrono
The Dead Don't Hurt - I morti non soffrono

The Dead Don't Hurt - I morti non soffrono

Ha cominciato a scrivere il suo western nel 2020, in lockdown, quando si trovava a Madrid e c’erano le restrizioni del Covid e l’ispirazione è nata tramite la madre. Lo rivela Viggo Mortensen alla Festa del Cinema di Roma presentando il suo ‘The Dead don’t hurt’ per la sezione Grand Public, un western ‘femminista’ di cui è sceneggiatore, regista, interprete e produttore. La pellicola ambientata nell’Ottocento ha come protagonista Vivienne (Vicky Krieps), una giovane fioraia Franco canadese, indipendente e ribelle, che vede la sua vita stravolta quando il suo compagno si unisce alla Guerra Civile. Rimasta sola, deve affrontare mille difficoltà tra cui le violente attenzioni del figlio di un potente allevatore locale.

“In lockdown la maggior parte del tempo ero chiuso in casa, avevo qualche libro illustrato di mia madre su una bambina, ho cominciato a leggere questi libri ed è uscita fuori una persona indipendente, con una sua forza psicologica. Questa è stata l’idea dunque, raccontare di questa piccola ragazza in una foresta e poi raccontarla come giovane donna”. Il film è l’opera seconda da regista di Mortensen, per il quale non è la prima volta a Roma (ha già partecipato con diversi film tra cui ‘Apaloosa’). Il regista stasera riceverà il premio alla carriera e domani sarà protagonista di una masterclass. Ma sui premi dice: “Sono grato di riceverli, ma non perdo mai di vista il fatto che il lavoro è una cosa ma i riconoscimenti ufficiali o che arrivano dal pubblico sono una cosa separata. Sono incoraggianti, piacevoli, ma non mi aiuteranno a fare un lavoro migliore”.

Viggo Mortensen
Viggo Mortensen
Roma 2024 - Photocall The Dead Don't Hurt (Karen Di Paola)

L’idea di fare un western nasce perché “sono cresciuto guardando i western e le serie tv qualche volta al cinema, ho deciso così per questo genere. Ho 68 anni, ero pronto”. Fare il regista “è molto diverso che fare film come attore”, spiega Mortensen. “È la seconda volta per me, questa volta ho seguito un po’ di più il mio istinto nel girare, ero un po’ più sicuro di me. La preparazione è stata la stessa, ma la sicurezza era diversa”. La storia “parla di molte cose ma essenzialmente è una storia d’amore -tiene a dire Mortensen- Parla dei rapporti della protagonista con la famiglia e al di fuori, parla di perdono, di accettazione, di una certa umiltà nei rapporti. Sono molto più importanti i rapporti che l’idea della vendetta. Mi auguro che sia divertente e commovente”.
E sulla scelta della protagonista, Vicky Krieps, si mostra entusiaste: “Per me è molto importante che questi personaggi siano in grado di esprimere molto in silenzio, tante cose le puoi immaginare ma a meno che tu non abbia degli ottimi attori non puoi fare più di tanto. Quando lei ha detto di sì, ho capito che sarebbe stato speciale, e ha fatto più di quanto ci aspettassimo. Le riconosco le stesse qualità di Meryl Streep, il carisma”. Ci sono state “inquadrature in cui rimaniamo fermi su di lei. In una scena in particolare, nel saloon, “le ho chiesto se voleva un primo piano, lei ha detto no ma io l’ho voluto lo stesso perché riusciva a trasmettere tanto. Devi essere fortunato col casting”, sottolinea.