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Gianni Versace L'imperatore dei sogni
“Correndo dietro la bellezza, Gianni Versace ha cambiato il mondo: un’icona vera, anche dopo la morte è rimasto nell’immaginario globale”.
Mimmo Calopresti porta la docufiction Gianni Versace. L’imperatore dei sogni al 41° Torino Film Festival, e all’inizio di febbraio 2024 nelle nostre sale.
Prodotto da Mariella Li Sacchi e Amedeo Letizia per Qualityfilm, ripercorre la vita di Gianni Versace, dalla sua fanciullezza a Reggio Calabria nella ‘bottega’ della mamma sarta, al suo arrivo nella Milano della grande moda, fino all’avventura americana. Ripercorrendo le tappe della sua esperienza professionale, tra cui il fortunato incontro con il grande fotografo americano Richard Avedon, si palesano le sue muse e modelle, come Carla Bruni, e le celebrità che ne hanno indossato gli abiti: la principessa Diana, Madonna, Elton John, Sting, Prince.
Interviste esclusive e preziosi materiali d’archivio, sceneggiatura di Calopresti e Monica Zapelli, la parte finzionale è interpretata da Leonardo Maltese (Gianni Versace), Vera Dragone (la madre Franca), Pietro Clemensi (Antonio Versace), Antonio Oppedisano (Santo Versace), Clio Calopresti (Donatella Versace ragazza), Eugenio Caracciolo (Gianni Versace bambino).
“Versace è stato davvero l’imperatore dei sogni, da Reggio è andato lontano con il proprio pensiero, veicolando nel mondo la bellezza della Magna Grecia”, osserva Calopresti, per cui “vivere davanti allo Stretto è una forma di arricchimento culturale: lì c’è la luce più bella al mondo”.
Li Sacchi ribadisce come “nella Magna Grecia c’è il retaggio storico di Gianni”, Letizia parla di “lunga gestazione, due anni” e della “storia vera, l’emozionante scalata e innovazione della moda di Gianni”, mentre Vera Dragone ascrive a Franca Versace la volontà di “fare con il figlio quel che avrebbe voluto fare lei: una carriera di maggior successo. Insieme, riuscì a farlo sognare, farlo viaggiare: fu una grande imprenditrice e precorritrice, malgrado non avesse potuto studiare fece della sua sartoria un piccolo impero”.
Se, dice Letizia, “il montaggio del film è come una sfilata”, Calopresti loda il repertorio importante, in pellicola, di Sergio Salerni, il regista di Versace, e raffigura lo stilista quale “rivoluzionario: ha spogliato tutti in passerella, e ha trasformato tutti in star”.
Un sequel potrebbe essere in cantiere, giacché “con più soldi si potrebbe raccontare Gianni per esteso, morte compresa”.
Per ora c’è una buona notizia: dopo le diatribe che hanno portato all’esclusione del film dal cartellone della Festa del Cinema di Roma, i rapporti col co-produttore Minerva Pictures, di cui è presidente Santo Versace, potrebbero volgere presto al sereno. “Vogliamo avere al nostro fianco Minerva – dichiara Li Sacchi – stiamo lavorando a un accordo per un viaggio insieme, anche per il bene del film. Per ora siamo soli, tra poco saremo in due”.