“La Mostra, nata per assecondare la febbrile contezza della modernità, possiede ancora il potere oracolare di leggere la realtà in atto e captare ciò che arriva domani”: così Pietrangelo Buttafuoco, alla prima esperienza da Presidente della Biennale, presenta l’81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, in programma a Venezia dal 28 agosto al 7 settembre.

Alberto Barbera, Direttore del Settore Cinema, svela il programma.

concorso

  • The Room Next Door di Pedro Almodóvar. “Primo film in inglese del regista”.
  • Campo di battaglia di Gianni Amelio. “Ambientato nell’ultimo anno della Prima guerra mondiale, tra la sconfitta di Caporetto e la pandemia da Spagnola”.
Gianni Amelio e Alessandro Borghi in Campo di battaglia
Gianni Amelio e Alessandro Borghi in Campo di battaglia

Gianni Amelio e Alessandro Borghi in Campo di battaglia

(Claudio Iannone)
  • Leurs enfants après eux di Ludovic e Zoran Boukherma. “Dal romanzo di Nicolas Mathieu, racconto corale in una valle della Francia orientale negli anni Novanta”.
  • The Brutalist di Brady Corbet. “Film più ambizioso del regista, girato in 70 mm. Storia di un architetto ebreo ungherese che sopravvive all’Olocausto, emigra in America, vive in povertà finché incontra un mecenate. Il riferimento è La fonte meravigliosa. Grande cast, da Adrien Brody a Felicity Jones”.
  • Jouer avec le feu (The Quiet Son) di Delphine e Muriel Coulin. “Un padre single, interpretato da Vincent Lindon, e i destini dei due figli, l’uno assennato e l’altro affascinato dagli estremismi di destra”.
  • Vermiglio di Maura Delpero. “Sorprendente opera seconda ambientata sulle Dolomiti, al confine con l’Austria, negli anni che seguono la Seconda guerra mondiale. Un realismo simile a L’albero degli zoccoli”.
Vermiglio Ph. Fabrizio de Blasio
Vermiglio Ph. Fabrizio de Blasio

Vermiglio Ph. Fabrizio de Blasio

  • Iddu di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza. “Matteo Messina Denaro (Elio Germano) in una ricostruzione più farsesca che realistica. Toni Servillo è il fiancheggiatore”.
Elio Germano in Iddu (Giulia Parlato)
  • Queer di Luca Guadagnino. “Dal romanzo di William Burroughs, sogno del regista: Daniel Craig nel ruolo della vita, un intero quartiere di Città del Messico ricostruito a Cinecittà”.
Drew Starkey e Daniel Craig in Queer
Drew Starkey e Daniel Craig in Queer

Drew Starkey e Daniel Craig in Queer

(Yannis Drakoulidis)
  • Kjærlight (Love) di Dag Johan Haugerud. “Terzo film di una trilogia sull’analisi dei comportamenti sessuali in contrasto con le norme sociali, che si interroga sulle disparità delle donne rispetto agli uomini”.
  • April di Déa Kulumbegashvili. “Opera seconda della regista georgiana, lavora sul fuoricampo, su un’ostetrica pratica aborti clandestini”.
  • The Order di Justin Kurzel. “Thriller politico sui suprematisti bianchi negli anni Ottanta che pianificavano una rivoluzione conservatrice. Con Jude Law e Nicholas Hoult”.
  • Maria di Pablo Larraín. “Forse conclude il ciclo di ritratti che hanno fatto la storia recente dopo Neruda, Diana, Jackie e Pinochet. Gli ultimi giorni della prigionia dorata di Callas, con un’impressionante performance di Angelina Jolie”.
Angelina Jolie in Maria (credits: Pablo Larraín)
Angelina Jolie in Maria (credits: Pablo Larraín)

Angelina Jolie in Maria (credits: Pablo Larraín)

  • Trois amies di Emmanuel Mouret. “Prima volta a Venezia per questo regista: tre coppie che si incrociano, una commedia sulla fugacità dell’amore tra Rohmer e Woody Allen”.
  • Kill the Jockey di Luis Ortega. “Una delle voci più originali del cinema argentino. Grande cast, divertente e folle”.
  • Joker: Folie à deux di Todd Phillips. “Naturalmente c’è. Non svelo nulla, non si può immaginare”.
  • Babygirl di Halina Reijn. “Nicole Kidman è una manager insoddisfatta che cerca conforto in un rapporto sadomaso con Harris Dickinson”.
Nicole Kidman e Harris Dickinson in Babygirl
Nicole Kidman e Harris Dickinson in Babygirl

Nicole Kidman e Harris Dickinson in Babygirl

  • Ainda estou aqui (I’m Still Here) di Walter Salles. “Ritorno dopo dodici anni per il regista. Da una storia vera, Fernanda Torres nel ruolo di una donna che cerca la verità sul marito scomparso durante la dittatura militare in Brasile”.
I'm Still Here
I'm Still Here

I'm Still Here

  • Diva futura di Giulia Louise Steigerwalt. “Opera seconda che conferma la regista. Storia dell’agenzia di casting e produzione hot, Pietro Castellitto è Riccardo Schicchi”.
Diva futura
Diva futura

Diva futura

(Lucia Iuorio)
  • Harvest di Athina Rachel Tsangari. “Quarta regia, ritorno dopo tanti anni. Alla fine del Cinquecento, alla vigilia della rivoluzione agricola, nelle campagne inglesi. Con Caleb Landry Jones”.
  • Qing chun gui (Youth – Homecoming) di Wang Bing. “Percorso a ritroso rispetto al film precedente: l’azienda fallisce, i ragazzi non più sfruttati tornano a casa e ritrovano le radici”.
  • Stranger Eyes di Yeo Siew Hua. “Prima volta per Singapore in Concorso. Opera astratta che si presta a più letture, riflessione metalinguistica con eco di Hitchcock”.

fuori concorso – fiction

  • Beetlejuice Beetlejuce di Tim Burton. “Film d’apertura: esplosione di colori, grande cast”.
  • L’orto americano di Pupi Avati. “Film di chiusura: racconto gotico nell’immediato dopoguerra, con elementi soprannaturali”.
Filippo Scotti in L'orto americano
Filippo Scotti in L'orto americano

Filippo Scotti in L'orto americano

(Minerva Pictures)
  • Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini. “Racconto autobiografico sul rapporto con il padre Luigi, sulla tossicodipendenza e sull’Italia degli anni Settanta”.
Il tempo che ci vuole
Il tempo che ci vuole
Fabrizio Gifuni e Romana Maggiora Vergano in Il tempo che ci vuole
  • Phantosmia di Lav Diaz. “Un ex agente della polizia militare tormentato da un’allucinazione olfattoria”.
  • Maldoror di Fabrice du Welz. “Dal famoso caso di nera sul Mostro di Marcinelle, thriller sull’ossessione di un giovane poliziotto”.
  • Broken Rage di Takeshi Kitano. “Una sorpresa, è arrivato pochi giorni fa e non se ne sapeva nulla: dura 62 minuti con un dispositivo narrativo di metacinema senza precedenti”.
  • Baby Invasion di Harmony Korine. “Ha imboccato una strada impervia, esplora i limiti e le contaminazioni dell’audiovisivo”.
  • Cloud di Kurosawa Kiyoshi. “Nuova rivisitazioni di temi a lui cari: approccio realistico, deriva gangster, concessione fumettistica, finale lirico”.
  • Finalement di Claude Lelouch. “Film ricchissimo e testamentario, summa estetica del suo cinema: divertente, commovente, emozionante, ammiccante”.
  • Wolfs di Jon Watts. “Annunciatissimo. Un thriller adrenalinico con Brad Pitt e George Clooney”.
Brad Pitt e George Clooney in Wolfs
Brad Pitt e George Clooney in Wolfs
Wolfs (Scott Garfield)
  • Se posso permettermi – Capitolo II di Marco Bellocchio. “Corto girato a Bobbio con gli allievi del workshop”.
  • Allégorie citadine di Alice Rohrwacher e JR. “Idea nata in seguito allo spettacolo di JR Retour à la Caverne sul mito di Platone”.

fuori concorso – non fiction

  • Apocalipse nos tropicos (Apocalypse in the Tropics) di Petra Costa. “Indagine in otto capitoli sulla prepotente ascesa al potere di Bolsonaro e sui movimenti fondamentalisti religiosi”.
  • Bestiari, erbari, lapidari di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti. “Tre capitoli, due enciclopedici che fanno riferimento ai mondi animale e vegetale e uno più focalizzato sulle emozioni”.
  • Why War di Amos Gitai. “Ero indeciso se collocarlo in non fiction o fiction: a contare è la domanda scaturita dalla domanda che Einstein fece a Freud”.
  • 2073 di Asif Kapadia. “Come sarà il mondo tra cinquant’anni? Cornice sci-fi distopica, montaggio di immagini che provengono da tv e social: ogni tanto vale la pena spaventarsi per capire costa sta succedendo”.
  • One to One: John & Yoko di Kevin Macdonald e Sam Rice-Edwards. “Lennon e Ono nei materiali d’archivio, tra politica e musica”.
  • Separated di Errol Morris. “Ricostruzione della separazione dei figli degli immigrati clandestini dai loro genitori”.
  • Israel Palestina Pa Svensk 1958-1989 (Israel Palestine on Swedish Tv 1958-1989) di Goran Hugo Olsson. “Riassunto cronologico dei servizi della tv svedese sul conflitto”.
  • Russians at War di Anastasia Trofimovia. “Doc sul fronte russo in Ucraina, dall’adesione patriottica dei soldati russi alla disillusione più totale”.
  • Pisni zemli, shcho povino (Songs of Slow Burning Earth) di Olha Zhurba. “Sul fronte ucraino, da mostrare insieme al precedente doc”.
  • Twst / Things We Said Today di Andrei Ujica. “Si parla ancora di Beatles, con materiali di repertorio e d’archivio: la prima tournée americana e il primo grande concerto per raccontare il clima politico e culturale”.
  • Riefenstahl di Andres Veiel. “Dedicato a una delle più influenti registe della storia per far luce sulla sua consapevolezza in merito alla propaganda nazista, ma anche una riflessione sulle contraddizioni della Germania”.

fuori concorso – serie

Così Barbera spiega il senso della sezione: “I grandi autori si misurano con le lunghe durate, l’approccio stilistico è cinematografico e ha poco da spartire con le convenzioni delle serie”.

  • Disclaimer (capitoli 1-7) di Alfonso Cuaron
  • Los anos nuevos (capitoli 1-10) di Rodrigo Sorogoyen. “Una relazione lunga dieci anni”.
  • Familier som vores (Families Like Ours) (ep. 1-7) di Thomas Vinterberg. “Storia distopica: a seguito del cambiamento climatico, la Danimarca viene sommersa dalle acque”.
  • M – Il figlio del secolo (ep. 1-8) di Joe Wright. “Dal romanzo di Antonio Scurati, la storia d’Italia dall’ascesa di Mussolini al delitto Matteotti”.
M - Il figlio del secolo
M - Il figlio del secolo

M - Il figlio del secolo

(Andrea Pirrello)

proiezioni speciali

  • Leopardi. Il poeta dell’infinito di Sergio Rubini. “Fiction in due puntate sul grande poeta, interpretato da Leonardo Maltese”.
  • Master and Commander di Peter Weir. “In omaggio al Leone d’Oro alla carriera”.
  • Beauty is not a Sin di Nicolas Winding Refn. “Corto di 7 minuti, spot pubblicitario che è grande cinema”.

ORIZZONTI

  • Nonostante di Valerio Mastandrea. “Un film originale che parla di morte e di amore in maniera inconsueta”.
Valerio Mastandrea e Dolores Fonzi in Nonostante
Valerio Mastandrea e Dolores Fonzi in Nonostante

Valerio Mastandrea e Dolores Fonzi in Nonostante

(Matteo Graia)
  • Quiet Life di Alexandros Avranas. “Aveva vinto due premi con Miss Violence. Risultato di cinque anni di lavoro. Racconta l’isolamento dei figli degli immigrati”.
  • Mon inséparable di Anne-Sophie Bailly. “Laure Calamy è una madre single alle prese con un figlio disabile che vuole sposare una ragazza disabile”.
  • Aicha di Mehdi Barsaoui. “Percorso di emancipazione di una donna a Tunisi”.
  • Yin’ad ‘Aliku (Happy Holidays) di Scandar Copti. “La contraddizione quotidiana in Israele, il conflitto tra due comunità divise”.
  • Familia di Francesco Costabile. “Storia autentica di una famiglia vittima di un padre violento. Con Barbara Ronchi e Francesco Di Leva”.
Stefano Valentini, Barbara Ronchi, Francesco De Lucia, Francesco Di Leva in Familia
Stefano Valentini, Barbara Ronchi, Francesco De Lucia, Francesco Di Leva in Familia

Stefano Valentini, Barbara Ronchi, Francesco De Lucia, Francesco Di Leva in Familia

  • Hemme nin oldugu gunlerden biri (One of Those Days When Hemme Dies) di Murat Firtoglu. “Opera prima scoperta per caso: il cinema autenticamente indipendente esiste ancora”.
  • Familiar Touch di Sarah Friedland. “Esordio di una coreografa e autrice di opere multimediali, i temi sono desiderio e memoria”.
  • Marco di Jon Garano e Aitor Arregi. “Dal libro L’impostore di Javier Cercas”.
  • Carissa di Jason Jacobs e Devon Delmar. “Dal Sudafrica, i registi sono due promesse. Un paesino sperduto tra le montagne, una generazione al bivio”.
  • Wishing on a Star di Péter Kerekes. “Realizzato in Italia, storia curiosa di un’astrologa”.
  • Mistress Dispeller di Elizabeth Lo. “Documentario di ricostruzione in Cina su una signora assoldata da donne tradite per convincere le amanti a lasciare i mariti fedifraghi”.
  • Anul nou care n-a fos (The New Year That Never Came) di Bogdan Muresanu. “Affresco tragicomico nella Romania di Ceaușescu”.
  • Pooja, Sir di Deepak Rauniyar. “Inchiesta poliziesca su rapimento di bambini e sul patriarcato in India”.
  • Al kalvim veanashim (Of Dogs and Men) di Dani Rosenberg. “Quasi un instant movie: una ragazzina torna nel kibbutz dopo l’attacco di Hamas”.
  • Pavements di Alex Rose Perry. “Documentario su uno dei gruppi più influenti degli anni Novanta”.
  • Happyend di Neo Sora. “Sistemi repressivi in Giappone”.
  • L'Attachement di Carine Tardieu. “Cast importante, Valeria Bruni Tedeschi come cinquantenne solitaria che si avvicina ai due vicini di casa rimasti orfani da poco”.
  • Diciannove di Giovanni Tortorici. “Coming of age diverso dal giovane cinema italiano con protagonista che trova conforto nella musica antica”.

orizzonti extra

  • September 5 di Tim Fehlbaum. “Ricostruzione dell’attentato alle Olimpiadi di Monaco attraverso la diretta di un’emittente sportiva”.
  • Vittoria di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman. “Gli autori continuano a lavorare sulle commistioni tra doc e fiction. Storia vera di una coppia che vuole adottare una ragazzina. Prodotto anche da Nanni Moretti”.
Vittoria
Vittoria

Vittoria

  • Le mohican di Frédéric Farrucci. “In Corsica, un pastore si ribella alla mafia locale e alla speculazione edilizia”.
  • Al bahs an manfaz i khoroug al sayed Rambo (Seeking Haven for Mr Rambo) di Khaled Mansour. “Un racconto di ordinario abuso e vendetta al Cairo mescolando mélo, commedia, satira sociale”.
  • La storia del Frank e della Nina di Paola Randi. “Scatto importante per la regista che sovverte stereotipi con linguaggio pop”.
  • Shahed (The Witness) di Nader Saeivar. “Opera prima di un regista iraniano per anni collaboratore di Jafar Pahani, la cui impronta è evidente in questa storia di donne contro il regime”.
  • After Party di Vojtech Strakaty. “Opera prima ceca, ritratto di una generazione abbandonata a se stessa ma capace di reagire”.
  • Edge of Night di Turker Suer. “Esordio dalla Turchia, impianto drammatico che si regge sulla contrapposizione tra due fratelli che reagiscono diversamente alla disciplina militare e alle tradizioni locali”.
  • King Ivory di John Swab. “Indie americano, film di genere, storia labirintica tra gang messicane e indiane, criminali comuni nell’Oklahoma”.

VENEZIA CLASSICI

  • Miyazaki, l’esprit de la nature di Leo Favier
  • I Will Revenge This World with Love S. Paradjanov di Zara Jian
  • Le cinéma de Jean-Pierre Léaud di Cyrill Leuthy
  • From Darkness to Light di Michael Lurie e Eric Friedler
  • Carlo Mazzacurati – Una certa idea di cinema di Enzo Monteleone e Mario Canale
  • Chain Reactions di Alexander Philippe
  • Wa Ada Maroun ila Beirut di Feyrouz Serhal
  • Volonté – L’uomo dai mille volti di Francesco Zippel
  • Constellacion Portabella di Claudio Zulian

BIENNALE COLLEGE CINEMA

  • Il mio compleanno di Christian Filippi
  • Medovyi Misiats (Honeymoon) di Zhanna Ozirna
  • Januar 2 di Zsófia Szilágyi
  • The Fisherman di Zoey Martinson