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Valeria Golino sul set de L'arte della gioia - Foto Paolo Ciriello © 2023 Sky Italia
"Modesta è un unicum nella letteratura italiana, è molto raro trovare un personaggio così. Credo sia un miracolo che nessuno l'avesse ancora portato sullo schermo: poter raccontare il femminile con tutti i difetti che di solito vengono accostati agli uomini è una cosa rara, Modesta ce li ha connaturati dentro”.
Valeria Golino torna al Festival di Cannes (dove è di casa, avendo già portato sulla Croisette i suoi due film da regista, Miele e Euforia) per presentare in anteprima mondiale il primo (di sei) episodio di L’arte della gioia, serie prodotta da Sky Studios e da Viola Prestieri per HT Film e liberamente adattata dall’omonimo romanzo postumo di Goliarda Sapienza (edito da Einaudi), rifiutato per tanto tempo dalle case editrici italiane fino a raggiungere il successo all’estero.
La serie Sky Original, presentata a Cannes 77 a 100 anni dalla nascita della scrittrice siciliana, racconta la storia di una ragazzina della Sicilia di inizio ‘900 che scopre la sessualità e il desiderio di una vita migliore di quella che ha sempre avuto. Dopo l’anteprima festivaliera, la serie sarà lanciata da Vision Distribution in tutte le sale cinematografiche italiane in due parti: la prima dal 30 maggio e la seconda dal 13 giugno, per poi essere trasmessa prossimamente su Sky e in streaming su NOW.
“Ho avuto un rapporto con questo libro diverso ogni volta che l'ho preso in mano: la prima volta da lettrice, diversi anni fa, mi ha turbato. La sua scabrosità mi ha colpito molto dal punto di vista emotivo, reagivo ad una serie di fatti, informazioni, un connubio di eros e morbosità, mi ha fatto un effetto incredibile, un turbamento forte, una cosa aliena da me”, racconta ancora la regista (oggi anche protagonista di una masterclass al Festival), che aggiunge: “Poi l'ho letto anni più tardi e una terza volta quando Viola Prestieri ha preso i diritti della storia e si è rivolta a me per questo progetto. E Angelo Pellegrino, il vedovo di Goliarda Sapienza, che è il tenutario dei diritti del libro, ce li ha concessi. Avevo lavorato con Goliarda da piccolissima nel film di Maselli (Storia d’amore, 1986, ndr), lei era stata la mia coach, forse anche per questo Angelo ha voluto darci i diritti, perché l’avevo conosciuta”.
Sulla natura seriale del progetto, che racconta solamente la prima delle quattro parti del romanzo, Valeria Golino spiega: “All'inizio pensavo ad un film, con gli sceneggiatori (Luca Infascelli, Francesca Marciano, Valia Santella e Stefano Sardo, oltre alla regista, ndr) per sei mesi abbiamo cercato di concentrare tutto quello che succede ma non riuscivamo a dare un significato verticale a questa storia, quello che dovrebbe accadere per un film. Mentre il formato seriale si dispiega in maniera orizzontale, diluita nel tempo, e questo ci ha portati poi ad optare per questa formula, perché con un solo film avremmo perso troppe cose”.
L’arte della gioia racconta l’epopea di Modesta, nata in Sicilia il primo gennaio del 1900 da una famiglia povera, in una terra ancora più povera. Fin dall’infanzia, animata da un insaziabile desiderio di conoscenza, di amore e di libertà, è disposta a tutto pur di perseguire la sua felicità, senza piegarsi mai alle regole di una società oppressiva e patriarcale a cui sembra predestinata. Dopo un tragico incidente che la strappa alla sua famiglia, viene accolta in un convento e, grazie alla sua intelligenza e caparbietà, diventa la protetta della Madre Superiora, Leonora. Il suo cammino la conduce poi alla villa della Principessa Brandiforti, Gaia, dove si renderà indispensabile ottenendo sempre più potere nel palazzo. Questo suo incessante movimento di emancipazione si accompagna a un percorso di maturazione personale e sessuale, che la porta a varcare il confine tra lecito e illecito, conquistando giorno dopo giorno il suo diritto al piacere e alla gioia.
La protagonista è Tecla Insolia nei panni della giovanissima Modesta, protagonista spregiudicata, sensuale e coraggiosa: "Con Valeria è stato un percorso creativo iniziato quando sono partiti i casting. Si è come creato, per come l'ho vissuto io, un rapporto simbiotico, in Modesta rivedevo molto Valeria. Ci sono delle cose su cui non riuscivo a sentirmi sicura, ma Valeria è riuscita quasi a possedermi, aiutandomi in ogni tappa di questo percorso”.
Jasmine Trinca – per la terza volta diretta dalla Golino (“è una cosa incredibile, scrivo i personaggi per altre persone poi mi arriva sempre in sogno lei”) – è invece Leonora, madre superiora del convento in cui Modesta verrà accolta ancora bambina: “Valeria è magnetica, sono sempre attratta da qualcosa nel suo cinema, dal modo in cui lei guarda le cose. Madre Leonora, chiusa in convento perché ha peccato di moralità, è lo specchio di Modesta, e Modesta lo è per lei. Mi piacerebbe che le spettatrici della mia generazione e oltre potessero guardare a questa opera come Madre Leonora guarda l'impossibilità di non realizzarsi di fronte al desiderio di Leonora. Anziché fare discorsi sulla cultura siamo abituati a fare discorsi sulla natura degli esseri umani, mi auguro che anche gli uomini possano scorgere un'altra possibilità, un altro orizzonte rispetto a quelli precostituiti”.
Perché l’aspetto “rivoluzionario” prima del libro, e ora della serie, è dato dal fatto che “tutti i personaggi femminili di questo romanzo sono fuori dagli archetipi, in un libro che gioca con gli archetipi in continuazione, che Goliarda Sapienza riesce a rompere in continuazione, ed è proprio per questo che Modesta è un unicum nella letteratura italiana”, spiega Valeria Golino, che sulla questione di come bisognerebbe rappresentare sullo schermo le scene di nudo o di sesso, riflette: “Non penso ci sia un modo giusto o sbagliato, ci sono semplicemente cose belle o brutte, cose che funzionano per quello che vuoi raccontare, relativamente al nudo o alla rappresentazione del corpo, ci sono modi molto crudi, modi più evocativi, l’importante è saperli restituire in maniera coerente rispetto al contesto che stai raccontando”.
Fanno parte del cast della serie anche Guido Caprino (Carmine, l'uomo che gestisce le terre della villa dei Brandiforti), Alma Noce (è Beatrice, soprannominata Cavallina, la più giovane della famiglia Brandiforti), Giovanni Bagnasco (Ippolito, figlio di Gaia e unico vero erede dei Brandiforti), Giuseppe Spata (Rocco, autista dei Brandiforti) e Valeria Bruni Tedeschi, che interpreta la principessa Gaia: "Valeria è una fuoriclasse, un’attrice fuori concorso, è sempre difficile da definire la sua incredibile imprevedibilità di attrice”, racconta ancora la regista, che svela: “Mentre scrivevamo continuavamo a pensare a lei, poi verso la fine della stesura pensavo che fosse troppo giovane per fare quel personaggio. Quando le ho parlato della serie mi ha chiesto di leggerla, lei ha subito detto che voleva fare quel ruolo e io le ho detto di no perché era troppo giovane. Ha preteso di fare un provino, l’ha fatto, non c'era più niente da dire: stava già facendo il film. Più la tieni più lei cerca di condensare la sua potenza, dirigerla è bellissimo”.
E proprio a proposito del personaggio di Gaia, nobildonna che inizia a subodorare l’inesorabile cambiamento dei tempi, Valeria Golino spiega: “Nella prima parte del romanzo la Storia rimane sullo sfondo, per questo quando scrivevamo i monologhi di Gaia – che in qualche modo storicizzano quel momento in un'opera che non vuole essere romanzo storico – volevamo trovare un modo per far sentire questa sensazione, anche mortifera, di un mondo che stava cambiando, volevo emergesse dall'atmosfera del suo personaggio, da una parte spregiudicato, dall'altra ancorato a tutto quello che le è stato detto, a quello che l'ha formata. Tutto quello che sta arrivando la spaventa, anche se questo aspetto volevo emergesse in maniera un po’ più subliminale, penso ad esempio alla scena in cui si riaccende il motore dell’automobile e lei viene investita dalla polvere che si alza dalla strada, un rimando se vogliamo a quella polvere nella Chiesa piena di polvere che accoglie i personaggi del Gattopardo quando si spostano da una villa all’altra durante il racconto”.
Dal punto di vista produttivo, invece, Viola Prestieri racconta: “I diritti del romanzo sono rimasti opzionati per tantissimo tempo, ma nessuno per un motivo o per l’altro era mai riuscito a tradurlo sullo schermo. Quando ho saputo che i diritti si erano liberati e abbiamo capito che Valeria sarebbe stata disponibile siamo riusciti ad ottenerli. Penso che in Italia prima dell’avvento di Sky sarebbe stato impossibile realizzare un’opera di questo tipo, ora culturalmente parlando viviamo in un momento storico in cui è più facile pensare di realizzare film o serie di questo tipo. Ma Sky è stata sin da subito la casa che abbiamo individuato, perché altrove probabilmente i contenuti dell’opera sarebbero stati manomessi”.
Un matrimonio senza intoppi: “Ci ho messo otto minuti a farmi convincere dall'energia di Valeria e Viola su questo progetto”, rivela Nils Hartmann, EVP Sky Studios, che aggiunge: “Questa è la vera serie sul women's empowerment, ma fuori dai soliti schemi, con uno sguardo sì femminista ma che non odia gli uomini, proprio come lo sguardo di Goliarda Sapienza. La divisione tra cinema e serialità non aveva senso prima e dopo questa serie ne ha ancora meno. Ora siamo concentrati a promuoverla ma c'è già la volontà di proseguire con le altre 3 parti del romanzo”.