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Una madre
Una madre di Stefano Chiantini è in Concorso al XXVII Tertio Millennio Film Fest (14-18 novembre – Cinema Nuovo Olimpia – Via in Lucina, 16, Roma). Il film sarà proiettato mercoledì 15 novembre alle ore 20:45, introdotto dal regista e dalla protagonista Aurora Giovinazzo. Per partecipare clicca qui.
Il sesto film di Stefano Chiantini, Una madre, piacerebbe a Hirokazu Kore-eda, cantore delle famiglie disfunzionali e, ancor più, delle paternità e maternità a geometrie variabili. Il suo capolavoro, Like Father, Like Son (2013), istruiva una fertile dialettica sulla paternità, contemplando nature e nurture, ovvero biologia ed educazione.
Mutatis mutandis, Una madre gioca il tema in campo femminile, con un neonato e quattro madri, tra cui la protagonista Aurora Giovinazzo, che si conferma l’attrice più duttile e sensibile della nuova generazione.
La sua Deva è ventenne indurita dalla vita, sanguinante per un aborto, sospesa tra il figlio che non ha avuto e la madre (Micaela Ramazzotti) che, per certi versi, non ha: vive in una roulotte, pulisce i vetri, mette da parte i soldi, finché al mercato del pesce non incontra Carla (Angela Finocchiaro) che la prende a lavorare con sé. Nella pescheria le viene affidato il nipotino della donna, il resto lo vedrete.
Anche sceneggiatore, Chiantini conferma il talento nella scelta e direzione di attrici, ovvero nell’indagine dell’universo donna: nel 2009 L’amore non basta con Giovanna Mezzogiorno; l’opera seconda Isole con Asia Argento; nel 2015 Storie sospese con Maya Sansa; nel 2020 Naufragi con Micaela Ramazzotti e Marguerite Abouet; l’anno scorso Il ritorno con Emma Marrone.
Non è cineasta appariscente, rischia la sottovalutazione, ma tra epigoni vani ed eventuali dei Dardenne, dei Loach il suo sguardo è autentico fino a essere dimesso, rifugge il clamore e l’iperbole, non disdegna lo stile ma ancor prima non dimentica il pubblico.
Nel cast anche il bruto Francesco Salvi, inquadra lo spettro materno senza indulgere nel compendio e parimenti nell’autodeterminazione femminile.
La sceneggiatura, ancorché si concede all’iterazione, mantiene una pregevole asciuttezza sentimentale, la quale va massimamente ascritta a Giovinazzo, che mette la maschera, se non il cipiglio, senza rinunciare all’empatia. Ad Alice nella Città, e in sala nel 2024: segnatevelo, Una madre è un film riuscito. E il bambino bello, buono e bravo.