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Laure Calamy in Un vizio di famiglia
Umile operaia in un conservificio, Stéphane (Laure Calamy) decide finalmente di rintracciare l’anziano padre, Serge (Jacques Weber), uomo che non ha mai conosciuto e che scopre essere estremamente ricco.
Nell’enorme villa dove vive pressoché da recluso, l’uomo è circondato da quattro donne, la moglie Louise (Dominique Blanc), la figlia George (Doria Tillier), la nipote Jeanne e la governante Agnés, che naturalmente si sentono subito minacciate dall’arrivo di Stéphane. Quest’ultima, però, per sentirsi accettata, cerca di impressionare la “nuova famiglia” con una serie di bugie che daranno il via ad un’escalation incontrollabile, provocando gelosie e risentimento.
Al terzo lungometraggio, Sébastien Marnier confeziona L’origine du mal (in Orizzonti Extra a Venezia 79, ospitato poi in concorso alla XXVI edizione del Tertio Millennio Film Fest e dai primi di gennaio 2023 nelle sale con il titolo Un vizio di famiglia, distribuito da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection), deliziosa black comedy interpretata magistralmente (nel cast anche Suzanne Clément, è l’amante della protagonista, detenuta con altri due anni di galera da scontare) e poggiata su continui ribaltamenti alimentati da una girandola di menzogne che – da metà film in poi – esplodono in maniera sorprendente.
"Conosciamo la famiglia attraverso gli occhi di Stéphane e quindi all’inizio abbiamo idee preconcette, ma con il tempo vengono alla luce varie realtà. Sono contento del lavoro fatto con gli attori: i loro personaggi presentano un’interessante gamma di mostruose persone. Eppure loro non le giudicano, perché ognuno possiede la propria verità”, commenta il regista, che spiega: “Il film parla della fine del patriarcato, e l’idea era di avere solo donne nella storia, a eccezione dell’origine del male stesso, il padre. All’inizio mi sembrava astratto e inattuabile, ma, mentre il film mi si formava in mente, ho capito che bastava semplicemente non fare un racconto naturalistico. Era una fiaba e avrei dovuto portare a termine l’idea originale. Tra le donne del film ci sono diversi tipi di relazione: amanti, sorelle, sorellastre e nipoti. L’unica cosa che Stéphane vuole a tutti i costi è trovare un posto nella famiglia: per questo motivo, la sorellanza è la nozione principale che sostiene il film”.
È un gioco al massacro che la protagonista, una Laure Calamy (Full Time – Al cento per cento) ancora una volta irresistibile, conduce con bravura unica, di fatto lavorando su una recitazione nella recitazione dall’inizio alla fine del racconto, che si protrae poco oltre le due ore di durata ma che non soffre il peso della noia anche grazie alle scelte stilistiche di Marnier, che si diverte a giocare con split screen e montaggi alternati capaci di mantenere sempre alto il ritmo della narrazione.
Assetata di soldi o semplicemente in cerca di una famiglia che non ha mai avuto? Chi è in realtà Stèphane? Ma soprattutto, perché la moglie e la figlia di Serge vogliono a tutti i costi mettere l'uomo sotto tutela? E la donna in galera che continua a disegnare il volto della sua amata, incominciando ad innervosirsi per le visite sempre più sparute di quest'ultima? Interrogativi, misteri, che Marnier dapprima lascia accumulare per poi sbrigliare la matassa con notevoli plot twist che ribaltano la prospettiva su qualunque personaggio. Un bel film, poggiato su una scrittura notevole e impreziosito, come detto, da una prova attoriale corale di altissimo livello.