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Quando fu pubblicato il primo numero della Rivista del Cinematografo, nel 1928, l’informazione era affidata quasi esclusivamente ai giornali di carta e alla radio. Il cinema era giovane, la tv doveva ancora arrivare e internet non era stato immaginato neppure dagli autori di fantascienza dell’epoca. Il ritmo dell’innovazione nelle telecomunicazioni stava accelerando, ma i cambiamenti avvenivano ancora in tempi lunghi ed erano in gran parte gestibili.
Quando è nato il portale Cinematografo.it, nel 1997, tutto stava invece accelerando verso un inizio di secolo, il Ventunesimo, in cui assistiamo a continue rivoluzioni che rimettono tutto in discussione in tempi brevissimi e costringono a correre, cambiare, innovare. Il nuovo sito del Cinematografo che debutta oggi, insieme a tutto un rinnovato ecosistema di racconto del cinema, è figlio di questa realtà. Ed è la naturale evoluzione di un cammino di 25 anni che ha condotto a un nuovo approccio da media company integrata che agisce su tutti i fronti della comunicazione: on air (rassegne stampa live e podcast), online (web, social media, app, newsletter) e offline (la Rivista e gli eventi del Cinematografo).
Nel 1997 internet era ancora in una fase infantile. Giornali, radio e televisioni iniziavano a pubblicare notizie e palinsesti sui loro nuovissimi siti web, ma era ancora un’epoca di pionieri. Il digitale non era integrato con le produzioni radiotelevisive e con le pagine di quotidiani e riviste. Era un “di più” in un momento di fine secolo in cui ancora prevaleva la logica broadcast della comunicazione: un percorso monodirezionale, nel quale i giornali e le tv facevano i loro articoli e programmi e i lettori/spettatori li fruivano, ma senza che avvenissero particolari scambi o interazioni tra le due parti. Mancavano ancora gli strumenti digitali per una vera esperienza di condivisione.
La tecnologia di comunicazione più avanzata di quegli anni era la mail (è l’epoca del celebre film C’è posta per te, con Tom Hanks e Meg Ryan), mentre i telefoni cellulari facevano solo telefonate, senza alcuna capacità di andare sulla Rete, né tantomeno di scattare foto, girare video o condividere contenuti digitali. Stava nascendo l’e-commerce, con il decollo di Amazon, ma non era ancora nata Google, non esistevano i social media, non c’erano gli smartphone.
Tutto è cambiato rapidissimamente nei vent’anni successivi. Ad aprire la strada è stata la musica, che con l’invenzione del formato digitale mp3 si è rapidamente liberata dei supporti fisici a cui era vincolata (le musicassette, il vinile, i CD) e ha cominciato a girare sulla rete, prima all’interno di dispositivi come l’iPod e in seguito sempre più in streaming (pensiamo al successo di Spotify). I film hanno seguito a ruota e anch’essi ben presto si sono separati dai dispositivi che li contenevano (cassette Vhs, DVD) per finire a loro volta nel flusso dello streaming. È stato il successo per realtà che hanno capito il cambiamento, come Netflix - che era nata come società di spedizione di Dvd a casa - e la rovina per quelle che sono rimaste ferme, come i negozi di Blockbuster. Ed è stato anche l’inizio di un periodo tormentato per le sale cinematografiche, che prosegue ancora oggi.
Tra il 2006 e il 2008 l’accelerazione si è fatta frenetica, con il decollo di Facebook, Twitter e YouTube, l’arrivo dell’iPhone, il boom dei blog, la disintermediazione di Google News. Il crollo di Wall Street e la conseguente crisi economica sono piombati tra il 2009 e il 2011 su questo scenario e hanno cambiato moltissimo anche il mondo della comunicazione.
Il nuovo Cinematografo.it che state navigando è frutto delle trasformazioni innescate in quegli anni. È il segno di come occorre attrezzarsi per vivere da protagonisti anche il nuovo scenario digitale. Il mondo broadcast è stato superato da un approccio che oggi necessita di essere sharing: i grandi organi d’informazione e di intrattenimento non possono più limitarsi a un approccio monodirezionale, ma devono immergersi nella community, aprire le porte all’interazione e permettere al pubblico di scambiare i contenuti di qualità.
Il sito web, i social, le newsletter, insieme alla Rivista, sono pezzi decisivi di un nuovo ecosistema e di una nuova cultura digitale. Le varie “piattaforme” si uniscono in una realtà integrata, un unico ambiente nel quale i contenuti possono muoversi liberamente e vivere nuove vite, con un approccio da economia circolare.
Come Bea-Be a Media Company, siamo felici di accompagnare l’universo del Cinematografo in questo nuovo cammino, fatto anche di un radicale aggiornamento dell’identità di tutto il mondo che ruota intorno alla Fondazione Ente dello Spettacolo.
Un percorso che accompagnerà la Rivista a festeggiare nel 2028 il proprio centenario con tutti gli strumenti innovativi necessari per continuare a raccontare la bellezza del cinema per altri 100 anni.
*Co-fondatore e amministratore delegato di Bea-Be a Media Company