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“Con quella bocca può dire ciò che vuole”, recita lo slogan del carosello di un dentifricio molto in voga tra gli anni ’50 e ’60. Protagonista degli spot è una giovane attrice bionda e sofisticata dal nome bizzarro, un nome che rievoca sonorità ieratiche e potenti: Virna.
All’epoca ha lavorato con registi come Capuano, Mattoli e Pietrangeli ed è stata una memorabile donna del giorno per Citto Maselli. Non a caso la voice over della réclame si rivolge a lei chiamandola “Signora Lisi!” e Virna, costantemente in posa e sorridente, risponde con ironia a tutta una serie di quesiti insistenti sulle donne, sui modi di impiegare il tempo libero, sulla mondanità. Alla fine di ogni intervista le scappa una parola di troppo e si ripete la gag di lei che esclama sorniona (fingendo di mortificarsi): “Ho detto qualcosa che non va?!”. La risposta la conosciamo tutti.
Virna Lisi è la bocca della verità, può dire ciò che vuole, e non soltanto perché è bellissima – di una bellezza sublime, annichilente, sconvolgente –, ma soprattutto perché è già una diva fatta e finita. Con lei risulta invertita la tendenza popolare in base alla quale le attrici in quegli anni si trovano a recitare sul grande schermo le stesse situazioni vissute nella realtà.
Virna non è banalmente la miss che si reinterpreta all’infinito restando sempre se stessa, non è la soubrette prestata al cinema, la mannequin parlante, la sconosciuta disposta a tutto pur di assurgere alla dimensione tracotante della celebrità.
Il suo fulgore sorge dalle acque profonde della tradizione cinematografica italiana e si rifrange come un’onda di luce sulle altre realtà mediali – tra i suoi tanti primati, anche quello di aver fatto parte, per un’unica brevissima stagione, di una piccola compagnia teatrale fondata da Michelangelo Antonioni in persona.
Tutti la vogliono, anche Hollywood: nel 1965 Richard Quine ne sugella il mito, facendola fuoriuscire da un’enorme torta di compleanno davanti agli occhi estasiati di Jack Lemmon: con indosso un minuscolo bikini bianco e gli occhi di giada languidamente bistrati è una visione paradisiaca (il film è Come uccidere vostra moglie).
A chi vorrebbe farne una sorta di conturbante simulacro di Marilyn Monroe, Virna oppone una composta resistenza: rifiuta il ruolo della bond girl e di Barbarella, dice di no a Sinatra e, più in generale, alla patinata sequela di compromessi che costellano la walk of fame. È stata la prima attrice non francese a vincere un César per La regina Margot, con cui trionfa anche al Festival di Cannes. Radiosa e divina fino alla fine.