Gatti, gatti e ancora gatti. Nel penultimo numero di questa rubrica, abbiamo riflettuto sulle influenze e sul potere mediatico ed economico contemporaneo dei felini social. Ma mai ci saremmo aspettati (o forse sì…) quello che sarebbe successo di lì a poco. Oggi, infatti, possiamo dire, senza dubbio, che saranno proprio i gatti a essere al centro delle prossime elezioni americane, mettendoci il famoso “zampino”. Non perché ci sarà necessariamente un altro “first cat”, come Socks, il gatto del Presidente democratico Bill Clinton, inquilino della Casa Bianca per tutta la durata del mandato presidenziale del suo “umano”. Piuttosto, i gatti e il loro immaginario stanno influenzando la campagna presidenziale statunitense in maniera significativa, se non addirittura determinante.

Tutto è iniziato lo scorso agosto, quando è riemerso un vecchio video del candidato alla vicepresidenza repubblicana con Donald Trump, JD Vance, in cui esprimeva preoccupazione che l’America potesse essere governata da un gruppo di “gattare senza figli”. Una considerazione spiacevole e infelice, cui ha risposto immediatamente il governatore del Minnesota Tim Walz, successivamente candidato alla vicepresidenza con Kamala Harris. Walz ha definito “strani” sia Trump che Vance per le loro critiche agli amanti dei gatti, consolidando così le sue possibilità di diventare il co-candidato di Harris. Il monito di Walz è stato cristallino: “Andate a vedere su Internet che fine fanno quelli che attaccano i possessori di gatti”. Le parole di Vance hanno scatenato il web, con migliaia di video di donne single (e non solo) con i loro gatti che si dichiarano contro Trump e il suo “delfino”.

Come se non bastasse, durante il dibattito presidenziale contro Harris, Trump ha falsamente affermato che a Springfield, Ohio, gli immigrati rubino cani e gatti per mangiarli. Una dichiarazione senza fondamento che ha fatto ulteriormente arrabbiare animalisti e non solo. La stessa sera, poi, la regina pop del 2024, Taylor Swift, ha risposto postando una foto con il suo gatto e dichiarando ai suoi 283 milioni di follower di sostenere Kamala Harris, firmandosi “gattara senza figli”. Insomma, un vero e proprio disastro mediatico che, al di là dell’esito delle elezioni di novembre, dimostra l’impreparazione empatica del team repubblicano.

Ogni giorno, soprattutto su TikTok, il duo Harris-Walz sbeffeggia Trump e Vance. Walz ha ringraziato in diretta la cantante per il suo sostegno come candidato e come “fellow cat owner” (proprietario di un gatto). Ma non ci saranno solo impronte di zampe sul risultato delle elezioni di novembre. Possiamo dire senza dubbio che saranno i social media a determinare la vittoria di uno dei due candidati. Il team di Kamala Harris sta facendo un lavoro che meriterà di diventare un caso di studio, con oltre quattro milioni di follower su TikTok e altre piattaforme, e un’azione costante di “ingaggio” rivolta soprattutto ai giovani.

Tim Walz
Tim Walz

Tim Walz

(TikTok)

Perché questa scelta? Per portare i giovani a votare e per trasmettere un messaggio molto diverso da quello dell’ex presidente quasi ottuagenario. Una comunicazione formalmente differente, con il caveat che in democrazia la forma rappresenta spesso anche la sostanza. Una cosa è avere una colonna sonora con Freedom cantata da Beyoncé, un’altra è presentarsi sul palco in maniera antiquata a un pubblico principalmente composto da persone di bassa estrazione culturale, che sui social media dimostrano tutta la loro inconsistenza e ignoranza.

È vero, la politica è altro da Internet, eppure un sito di informazione come Dagospia ha innescato una reazione a catena che ha portato alle dimissioni del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. L’account Instagram della presunta amante Maria Rosaria Boccia è stato usato come un podio digitale per ribattere a ogni affermazione del Governo. Questo dimostra come i social media possano diventare armi di convincimento molto rilevanti nelle guerre mediatiche di oggi.

In Germania, il partito di estrema destra AfD ha vinto le elezioni in Sassonia e Turingia, conquistando i giovani grazie a una strategia social accattivante. Belle ragazze e bei ragazzi ballano su canzoni italiane modificate in tedesco, inneggiando ai valori hitleriani. L’AfD utilizza maggiormente TikTok rispetto agli altri partiti rappresentati nel parlamento tedesco, con risultati evidenti ai seggi elettorali. La leader del partito, Alice Weidel, è una delle prime cinque influencer politiche su TikTok in Germania, mentre Ulrich Siegmund, eletto per lo stato orientale della Sassonia-Anhalt, è al primo posto con più di 400.000 follower.

Insomma, un’estate politica molto calda, soprattutto negli Stati Uniti, dove Trump, alla fine del mediocre dibattito contro Harris, ha postato su Truth Social una serie di affermazioni contro Harris, accusandola di comprare social e like, arrivati solo su TikTok a circa 110 milioni. Accuse infondate che Harris schiva con grazia, attraverso i suoi social che, anziché negare le affermazioni di Trump, le ripetono e le amplificano per prenderle in giro. La cosa più interessante è come la polverosa comunicazione di Trump e del partito repubblicano venga presa a modello di incapacità e rimpacchettata per i giovani elettori, che possono diventare determinanti soprattutto negli stati americani in bilico.

Donald Trump e JD Vance
Donald Trump e JD Vance

Donald Trump e JD Vance

(JDVance/x)

In un sistema elettorale antico e demenziale, dove non è la maggioranza del voto popolare a contare, questi elettori diventano cruciali. Se i social di Trump parlano costantemente di declino dell’America, di odio, di divisione razziale, di dittatura, quelli di Harris puntano su temi come libertà, unione, futuro e – soprattutto – guardare avanti, sintetizzati in una parola sola: forward. All’interno della comunicazione social di Harris, come notato dalla Social Media Editor Valentina Tonutti, ci sono veri e propri “format” comunicativi, come filmare la vicepresidente mentre sta al telefono con gli Obama o quando chiama il suo futuro vice Tim Walz. Format leggeri e strategie intelligenti che creano uno storytelling comprensibile a tutti e con cui è facile relazionarsi. La gente comune sembra aver scelto i social per informarsi politicamente, con tutto quello che ne consegue nel bene e nel male.

In questo senso, si comprende la decisione rivoluzionaria degli organizzatori della convention democratica di Chicago di permettere a una serie di influencer politici di essere accreditati come stampa e di seguire gli eventi previsti dal programma come delle troupe tradizionali. Questa scelta si basa sulla convinzione che se non segui la politica su CNN, ABC, CBS o FOX NEWS, probabilmente non inizierai ora. Ancora una volta, i giovani sono il vero target dei comunicatori politici legati a Harris. Una comunicazione politica parallela dalle conseguenze interessanti e talora demenziali: producendo meme a ripetizione, spesso i media tradizionali non capiscono a cosa si riferiscano e cosa vogliano dire.

Non un altro linguaggio, ma certamente uno che televisioni come Fox News non capiscono, mentre i destinatari non solo lo comprendono, ma apprezzano il gap generazionale che rappresenta. Potrà questo approccio diretto e chiaro fare in modo che una donna nera sia eletta alla Casa Bianca? Lo vedremo tra poco, ma quello che è certo è che la comunicazione politica social non sarà mai più quella di prima. E se un gatto o milioni di gatti ci mettono le code, potrebbe davvero accadere…