PHOTO
V Lecco Film Fest - Manifesto di Velasco Vitali
“Se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni
cucirebbe la pelle
e la luna tesserebbe
i capelli e il viso
e il polline di Dio
di Dio il sorriso
(…)
E adesso aspetterò domani
per avere nostalgia
Signora libertà signorina fantasia
così preziosa come il vino
così gratis come la tristezza
con la tua nuvola di dubbi e di bellezza”
È tratta da Se ti tagliassero a pezzetti di Fabrizio De André, edita nell’album “L’indiano” del 1981, la frase guida scelta come titolo della V edizione del Lecco Film Fest.
Una canzone, una ballata, quasi una poesia che sembra narrare della relazione per una donna, che come tema ha sì quello dell’amore, ma non per una persona bensì per la libertà, per la “signora libertà”, accompagnata dalla “signorina fantasia”.
Un tema fondamentale, filosofico, religioso, esistenziale, davanti al quale l’uomo si interroga da secoli.
La prospettiva con la quale De André affronta la questione è originale.
Con il linguaggio poetico, in poche espressioni, evoca una realtà in modo più ampio e articolato di ogni possibile definizione.
La libertà, infatti, non è definita da un concetto, ma la si può conoscere in un incontro arricchito da parole di accoglienza: “Ti ho trovata lungo il fiume che suonavi una foglia di fiore, che cantavi parole leggere, parole d'amore”.
Le esperienze autentiche di libertà che ciascuno di noi compie (ed è posto nella condizione di scegliere) sono possibili non per la sola esistenza di un sistema di norme “libertarie”, ma soprattutto grazie all’incontro con esperienze di libertà vera e persone autenticamente libere. La libertà accade ed è possibile dentro le relazioni: nessuno può essere libero da solo. Molte immagini di libertà oggi narrate e rivendicate, insistendo fortemente sul versante dell’autodeterminazione dipingono un soggetto solo con le proprie necessità, attese, bisogni, un “io” che domanda solo “per sé”.
Ma è possibile essere liberi da soli, come individui? È possibile maturare un concetto autentico di libertà senza cercare il confronto e la condivisione anche con chi ha visioni e convincimenti differenti?
La libertà non si dà forse dentro una comunità, un popolo, una compagnia, delle relazioni? Non ci si impegna forse per la libertà a favore di tutti, per il bene degli altri?
Di questo modo di intendere la libertà vorremmo parlare nel nostro festival sul Lago di Como dall’1 al 7 luglio.
Giornate che vivremo all’insegna proprio degli incontri e delle relazioni: del pubblico con gli artisti del cinema, degli autori con gli attori, dei critici con i lettori, dei diversi ambiti della cultura che tra loro si pongono in ascolto e dialogo. L’arte cinematografica costantemente si è lasciata provocare da questo tema, cristallizzando dibattiti in essere nella società e offrendo prospettive di analisi e discussione.
Emblematicamente i film scelti per aprire e chiudere il Lecco Film Fest sono purissima incarnazione dell’impegno che la settima arte ha assunto in proposito.
Inizieremo con Un condannato a morte è fuggito di Robert Bresson (1956) che focalizza – nella vicenda di un detenuto in attesa della pena capitale – il desiderio di libertà di un intero popolo oppresso dal regime nazista. I minuti gesti in cella con cui il detenuto Fontaine dà sostanza al suo desiderio di fuga verso la libertà, sono immagine e contributo alla causa di tutti i resistenti francesi.
La conclusione – del festival e della retrospettiva dedicata – sarà affidata a La chimera (2023) di Alice Rohrwacher: la lotta disperata e più o meno solitaria di Arthur per liberare l’arte dal potere economico, l’esperienza della bellezza che è di tutti dalla bramosia del possesso esclusivo. È la liberazione dalla visione esclusivamente materiale dell’esistenza che abilita la possibilità di abbracciare la verità della vita: vivere per amare, per seguire il filo rosso dell’amore che unisce le persone, attraversa i tempi, i piani dell’esperienza umana e spirituale. Una libertà preziosa e gratuita, proprio come canta Faber.
“Ho assaggiato le tue labbra di miele rosso, rosso; ti ho detto: dammi quello che vuoi, io quel che posso”.
I sette giorni del Lecco Film Fest scanditi dalla molteplicità del variopinto e multidisciplinare programma (proiezioni, dibattiti, formazione per i giovani, convivialità, occasioni di approfondimento) vogliono essere l’occasione in cui assaggiarne il gusto.
Vogliamo fare l’esperienza della libertà, a partire da posizioni differenti, superando espressioni facili e conformiste, donandoci frammenti di esperienze condivise, insieme vogliamo desiderarne il compimento, aiutandoci nel guardare oltre noi stessi e le singole attese.
Parleremo di carcere, guerre, miserie, informazione e di tanti altri “luoghi” in cui la libertà è minacciata o a rischio, mentre ci lasceremo illuminare dai bagliori della speranza che viene da quelle situazioni in cui la libertà è promessa realizzata. Perché nel cuore di ciascuno il desiderio della libertà non potrà mai essere spento, nessuna condizione potrà soffocarla, nemmeno se lo “tagliassero a pezzetti”. Perché ci sarà sempre un vento, un polline di Dio che riaccenderebbe il sorriso.