PHOTO
Sharon Stone
"Sono sempre stata orgogliosamente americana, ma sono preoccupata da ciò che sta accadendo nel mio Paese, è la prima volta che qualcuno si candida basando tutto sull’odio e sull’oppressione, ma ogni Paese storicamente passa un periodo in cui una singola persona vuole diventarne padrone. Abbiamo visto in molti casi come il popolo poi si riprenda il potere, in maniera pacifica o violenta. Le prossime elezioni influenzeranno la vita di tutti, anche quella di voi che vivete in Italia”.
Sharon Stone arriva al Taormina Film Festival e non nasconde le sue preoccupazioni per la situazione politica che stanno attraversando gli States in vista delle elezioni presidenziali del 2024. Intanto, l’attrice e produttrice riceverà questa sera nella cornice del Teatro Antico di Taormina il Cariddi d’Oro alla carriera da Elvira Amata, Assessore del Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Siciliana: “Ringrazio il Taormina Film Festival, ringrazio di essere guarita, viva e di poter lavorare. – dice Stone – La mia carriera è molto più ampia di tutti i film che ho avuto la fortuna di fare, ma il mondo è cambiato molto da quel famoso 1992”.
Anno in cui la diva balzò agli onori della cronaca mondiale per l’erotismo che sprizzava la sua recitazione, per molti scandalosa, nel thriller Basic Instinct di Paul Verhoeven: “All’epoca quel film sembrava uno scandalo, oggi sembra un film comune, ordinario”. Perché, riflette Stone: “Siamo tornati a vedere il sesso e la sessualità in modo un po’ più naturale. Oggi ci sono meno uomini che scrivono, dirigono, producono e rendono le donne un oggetto imponendo le loro fantasie sessuali, ci sono meno critici che controllano se il film corrisponde alla fantasie sessuali del maschio. Ci sono più registe, scrittrici e produttrici che ampliano la visione, se in passato il sesso era considerato qualcosa di sporco era per la prospettiva unica maschile che dominava. Oggi credo ci sia tornati una normalizzazione in corso”.
Non solo società e sessualità, però, in trent’anni “l’intero sistema cinematografico che ha gestito gli Studios è cambiato. Allora si facevano più film di più generi, oggi si è passati a fare film enormi da 100-200 milioni di dollari. Quando ho cominciato io c’era una vasta gamma di film che costava meno. Oggi le piattaforme stanno prendendo il sopravvento, non è una cosa completamente negativa, perché si stanno tornando a realizzare film più piccoli e diversi”.
Non ci sono solo i riflettori del cinema, però, oggi nella vita di Sharon Stone: “Io mi considero un’artista a 360°. Sono scrittrice, pittrice, attrice, ho preso lezioni di canto, sono una ballerina abbastanza brava. Nel periodo del Covid ho avuto il tempo per ridedicarmi alla pittura, una mia vecchia passione che avevo fin da bambina, che mi è stata trasmessa da mia zia. Ho dipinto per tutta la vita, pittura ad olio, ad acquerelli, ho realizzato gioielli”. Poi l’annuncio a sorpresa: “Il Comune di Roma mi ha offerto di tenere una mostra personale all’Ara Pacis a novembre. Ne sono strafelice, sto cercando di lavorare al meglio per essere pronta per quella data”.
Cinema, arte e beneficienza sono stati da sempre un connubio inscindibile per l’attrice di Meadville: “Mi sono da sempre dedicata ad attività filantropiche, ma mi sono dovuta fermare quando mi sono ammalata. Non credo sia un obbligo per i personaggi famosi dedicarsi alla beneficienza, ma deve esserci una spinta onesta e sincera da trovare dentro sé stessi. C’è chi è naturalmente portato e chi non ha questo tipo di atteggiamento”.
A proposito di condizioni di vita difficili, Stone ha voluto ripercorrere la sua terribile esperienza sul set di “Last Dance - Difesa ad oltranza di Bruce Beresford dove interpretavo un assassina condannata a morte. Ho voluto sperimentare in prima persone cosa si provasse nell’essere reclusa in un carcere di massima sicurezza. Per un giorno mi hanno denudato, perquisito ovunque, ammanettato con ceppi alle gambe e manette ai polsi. Mi hanno portato nel braccio della morte: un piccolo corridoio con delle celle minuscole insieme ad altre condannate. Prima di entrare mi era stato garantito che nessuno avrebbe saputo chi fossi, ma tutte le detenute ne erano al corrente e hanno cominciato a insultarmi, tutto il carcere ce l’aveva con me. Un’esperienza a dir poco terrorizzante. Ho sperimentato tutto dal vero, come un’autentica reclusa per capire ciò che significasse la pena di morte”.
L’attrice, però, si è soffermata anche sulla malattia che l’ha colpita nel 2001, un’emorragia subaracnoidea che all’epoca la ridusse quasi in fin di vita. “Sono grata per essere sopravvissuta. La cosa più importante è volere la guarigione, – dice Stone - voler uscire da questa situazione, prendere quotidianamente la decisione di voler cambiare la realtà e capire perché si è scelto di subire questo trauma, questa malattia. Dobbiamo decidere di lasciar andare quelle parti di noi che non funzionano e ci hanno spinto verso la crisi”.
E prima di lasciare la conferenza stampa, la diva strappa al pubblico una mezza promessa: “Adoro la Sicilia, adoro l’Europa: sto pensando davvero di trasferirmi qui”.
Nel corso dell’incontro, infine, era presente anche il Direttore artistico del Festival Marco Müller – “non avrei accettato l’incarico se non avessi potuto salire sul palco con Sharon Stone” ha scherzato – che ha pubblicamente incassato la conferma per le future edizioni della rassegna da parte di Sergio Bonomo, il presidente della Fondazione Taormina Arte che organizza il Festival.