Sergio Solli, uno dei più celebri e apprezzati caratteristi partenopei, è morto all’età di 78 anni. Nato a Napoli il 19 novembre 1944, dopo gli inizi come parrucchiere nel negozio del padre, si è avvicinato giovanissimo al mondo della recitazione, riuscendo a entrare nella compagnia di Eduardo De Filippo quando il maestro cercava un sostituto del figlio Luca, in partenza per il servizio militare. Negli anni Settanta Solli partecipa agli allestimenti di Questi fantasmiDe Pretore Vincenzo, Gli esami non finiscono mai, Natale in casa Cupiello, Le voci di dentroIl sindaco del rione Sanità e di altri testi di Eduardo.

Arriva al cinema nel 1982 con No grazie, il caffè mi rende nervoso di Lodovico Gasperini, recitando accanto a Lello Arena e Massimo Troisi. A consacrarlo è Luciano De Crescenzo, che lo vuole in tutti i suoi film. È il netturbino Saverio in Così parlò Bellavista (1984) e Il mistero di Bellavista (1985), torna in 32 dicembre (1988) formando una coppia irresistibile con Benedetto Casillo e in Croce e delizia (1995).

Solli offre una grande prova come tassista in Stregati di Francesco Nuti (1986) e conferma il suo statuto di sapiente caratterista in ‘O re di Luigi Magni (1989, fa Pulcinella), Morte di un matematico napoletano di Mario Martone (1992, è un magistrato), Io speriamo che me la cavo di Lina Wertmuller (1992), Il postino di Michael Radford (1994).

In anni più recenti si misura con il dramma, trovando forse i ruoli migliori ruolo in Certi bambini dei fratelli Frazzi (2004), in cui è uno spregevole sfruttatore di adolescenti, e in Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana (2012), dove presta la sua maschera napoletana alla rappresentazione dell’ambiguo questore Guida. Partecipa a molte opere prima come Pater familias di Francesco Patierno (2003), L’aria salata di Alessandro Angelini (2007), La kryptonite nella borsa di Ivan Cotroneo (2011) e alla trilogia di Smetto quando voglio di Sydney Sibilia (2014-2017), in cui tratteggia un gustoso barone universitario.