“È stato liberatorio e doloroso. È stata dura e ho pianto tanto, ma sono felice di avere fatto tutto questo per mia figlia perché lei saprà quanto l’ho voluta”. Così Marilena Amato (nel film Jasmine) protagonista di Vittoria , titolo del film, ma soprattutto nome della figlia femmina da lei tanto desiderata, finalmente arrivata dopo un lungo percorso di adozione internazionale. La storia è vera ed è anche particolare perché Marilena, parrucchiera quarantenne, felicemente sposata con Gennaro Scarica, ne ha già tre di figli maschi eppure non si dà pace e contro ogni logica, mettendo perfino a repentaglio il suo matrimonio e il benessere di tutta la famiglia, persegue con grande ostinazione e coraggio il suo sogno che è quello di adottare una bambina.

Presentato nella sezione Orizzonti Extra alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia e in uscita nelle sale dal 3 ottobre distribuito da Teodora Film, il film è diretto da Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, già registi di Californie (2021) premiato nella rassegna di Nanni Moretti ‘Bimbi belli - esordi nel cinema italiano’ e di Butterfly (2018) doc sulla pugile Irma Testa presentato ad Alice nella Città. E proprio sul set di Californie i due registi avevano conosciuto Marilena e la sua incredibile storia.

Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman
Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman

Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman

“In quel film aveva avuto anche una parte importante - dicono i registi-. Per raccontare questa storia abbiamo fatto tante interviste e ci siamo anche confrontati con altre coppie per capire il loro percorso adottivo. All’inizio avevamo pensato di realizzare il film con un impianto più classico e di prendere degli attori. Poi però abbiamo deciso di farlo interpretare dai veri protagonisti. Il film è in gran parte incentrato sulla loro storia vera. Poi ci abbiamo messo alcuni elementi di finzione. Abbiamo chiesto loro di restituirci la realtà e di rientrare nello stato d’animo di quel momento”.

E Marilena Amato: “Di finto non c’è molto. La storia è questa. Non è facile interpretare qualcosa di vero e intimo. Recitare in Californie è stato molto più facile ovviamente. Quando hanno proiettato il film a Venezia ho portato anche mia figlia e lei ha dormito per gran parte della proiezione, si è svegliata proprio nella parte dell’orfanatrofio, tremava e piangeva. Ci siamo abbracciate e lì ho capito che mia figlia sapeva tutto”.

Viittoria
Viittoria

Viittoria 

E Gennaro Scarica aggiunge: “Avevamo già tre figli e un mutuo da pagare, ma poi con i soldi del nonno e la testardaggine di mia moglie abbiamo affrontato quest’avventura”. E a proposito di adozioni e questione economica Marilena ci tiene a sottolineare: “Purtroppo spesso fanno adottare solo alle famiglie ricche. Io sono una molto tosta. In molti si lamentano per la lunghezza della burocrazia per ottenere le adozioni, ma tutti questi procedimenti lunghi si devono fare perché molte coppie poi una volta che prendono un bambino non sanno gestirlo. Bisogna adottare con il cuore, altrimenti è meglio non farlo. Mia figlia è nata il giorno in cui l’ho presa. Con lei ho trovato tante difficoltà, ma le ho superate tutte e ora sono contenta perché lei è dolce e vuole amore”.

La storia si svolge a Torre Annunziata, protagonista di tutti e tre i film di Cassigoli e Kauffman. “Neanche a farlo apposta - dicono-. Non volevamo fare una trilogia di Torre Annunziata perché non siamo neppure del posto. Ma lì abbiamo sentito la possibilità del contatto umano e di fare un nostro tipo di cinema senza tante risorse. Per questo siamo rimasti in quel posto e abbiamo imparato a fare cinema. C’è una partecipazione sana di entusiasmo e è stato un luogo molto adatto sia per le location che per la ricerca dei personaggi. Molti ci dicono che è strano perché questo è il terzo film che giriamo lì e che non parla di camorra”.

Coinvolto nel progetto anche Nanni Moretti, che ha prodotto il film insieme a Lorenzo Cioffi (“questo è un film che ora non potrebbe usufruire del tax credit e senza non sarebbe possibile farlo”), Giorgio Giampà e Rai Cinema. “Non mi hanno coinvolto i registi, sono io che mi sono auto coinvolto- dice Nanni Moretti-. In una serata avevo ospitato al Nuovo Sacher Butterfly, poi li avevo rivisti alla rassegna che organizzo ovvero Bimbi belli e mi ha conquistato il loro modo di lavorare rapido e veloce, con una piccola troupe, e il loro sguardo limpido, pulito, agile e per nulla ruffiano. E poi mi piace produrre film non morettiani e che non mi assomigliano”.