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Barbie © 2023 Warner Bros. Entertainment Inc.
A poco più di un mese dalla Notte degli Oscar, analizziamo oggi le tre categorie più "artistiche" fra quelle tecniche: miglior scenografia, migliori costumi, miglior trucco e acconciatura.
MIGLIOR SCENOGRAFIA
Forte della vittoria ai Critics' Choice, parte favorito Barbie, le cui scenografie sono firmate da due donne in cerca del primo Oscar: per la parte del "production design" da Sarah Greenwood alla settima candidatura e per il "set decorator" Katie Spencer, sua fedele collaboratrice, alla sesta nomination. Finora hanno lavorato e sono state candidate per film d'epoca (Orgoglio e pregiudizio, 2005; Espiazione, 2007; Sherlock Holmes, 2009; Anna Karenina, 2012; La bella e la bestia e L'ora più buia, 2017). Dalla parte del film della Gerwig c'è la ricostruzione a dimensioni "umane" di case, ville, auto e ogni accessorio del mondo Mattel oltre al fatto record di aver quasi terminato le scorte di vernice rosa dell'intero pianeta!
A dare lotta a Barbieland c'è un'altra pellicola in zona fantasy e, allo stesso tempo, d'epoca vittoriana come Povere creature! con gli scenografi James Price, Shona Heath e Zsuzsa Mihalek alla prima nomination. I set sono numerosi e notevoli, i dettagli di ogni casa, laboratorio e nave sullo schermo sono impressionanti. Una sua vittoria richiamerebbe quelle di altri "fantasy d'epoca" come La forma dell'acqua (2017), Il curioso caso di Benjamin Button (2008), Sweeney Todd (2007) e Il labirinto del fauno (2006).
I film d'epoca "puri" hanno una lunga serie di vittorie, solo negli ultimi anni hanno trionfato Mank (2020/21), La La Land (2016), Il grande Gatsby (2013), Lincoln (2012) e Hugo Cabret (2011). E d'epoca sono anche gli altri tre film in lizza, due in pieno Novecento e l'ultimo fra XVIII e XIX secolo. Partiamo con Oppenheimer, la cui fedelissima ricostruzione della base di Los Alamos è stata fatta in un'area di 8.500 metri quadrati nel Nuovo Messico, ad opera di Ruth De Jong e Claire Kaufman, neofiti della competizione.
Notevole è anche il lavoro di Adam Willis e Jack Fisk, quest'ultimo già candidato per Il petroliere (2007) e Revenant (2015), in Killers of the Flower Moon che hanno riprodotto l'Oklahoma degli anni Venti e le terre della tribù Osage.
Da ultimo, Napoleon cerca di bissare l'Oscar "di guerra" vinto lo scorso anno da Niente di nuovo sul fronte occidentale (2022). Lo scenografo Arthur Max è alla quarta candidatura per un film di Ridley Scott dopo Il Gladiatore (2000), American Gangster (2007) e Sopravvissuto - The Martian (2015).
VINCERÀ: Barbie
POTREBBE VINCERE: Povere creature!
MIGLIORI COSTUMI
Si ripete la stessa identica cinquina della miglior scenografia (l’ultima volta avvenne nell’edizione pandemica 2020/21), con il risultato di eccellenti esclusi come Wonka, Priscilla e Il colore viola.
E anche stavolta il favorito resta Barbie, grazie alla molteplicità di abiti e accessori mutuati dal mondo Mattel e, in gran parte, riproduzione fedele in grande scala di ciò che realmente è stato fra le mani di migliaia di bambine nel corso dei decenni. Un'operazione affidata all'estro di Jacqueline Durran, giunta alla nona nomination e con già due statuette fra le mani per Anna Karenina (2012) e Piccole donne (2019).
L'unica che potrebbe batterla è Holly Waddington, alla prima candidatura grazie al sontuoso lavoro in Povere creature! dove le tonalità accese degli abiti di Bella Baxter abbattono il grigiore circostante. Per quest'anno, invece, sembra che i film d'epoca più "al maschile" resteranno al palo, e d'altronde quando le pellicole d’epoca hanno vinto l'Oscar è stato per film con protagoniste femminili, oltre ai due già sopracitati hanno trionfato Crudelia (2021), Ma Rainey's Black Bottom (2020/21), Il filo nascosto (2017), Il grande Gatsby (2013), The Young Victoria (2009), La duchessa (2008), Elizabeth: The Golden Age (2007) e Marie Antoinette (2006).
Ciò detto, anche in Killers of the Flower Moon e Napoleon troviamo personaggi femminili forti e con costumi incantevoli come i mantelli tipici Osage di Mollie e gli abiti regali di Paolina Bonaparte, ma sono mosche bianche in film con cast di uomini (che spesso non hanno costumi memorabili). Scorsese si è avvalso di Jacqueline West alla quinta candidatura dopo Quills (2000), Il curioso caso di Benjamin Button (2008), Revenant (2015) e Dune (2021), mentre Ridley Scott della sua collaboratrice frequente Janty Yates che ha già portato alla vittoria con Il Gladiatore (2000).
Lo stesso discorso dei "costumi maschili" (e qui sono davvero tanti) vale anche per Oppenheimer, la cui costumista Ellen Mirojnick, nonostante sia una veterana (da Wall Street a The Greatest Showman passando per Dietro i candelabri) è alla prima nomination in carriera.
VINCERÀ: Barbie
POTREBBE VINCERE: Povere creature!
MIGLIOR TRUCCO E ACCONCIATURA
Iniziamo a dire che Barbie non riuscirà nell'impresa della tripletta di Oscar tecnico-creativi, realizzata l’ultima volta nel 2015 da Mad Max: Fury Road, perché fuori dalla cinquina come anche dalla shortlist a dieci titoli.
La strada è spianata dunque per Maestro, ennesimo film che fa uso di un trucco prostetico per trasformare completamente il suo protagonista, come già avvenuto l'anno scorso in The Whale (2022), meglio ancora se le protesi lo rendono un personaggio realmente esistito come ne Gli occhi di Tammy Faye (2021), Vice (2018), The Iron Lady (2011) e La vie en rose (2007), e soprattutto negli altri due film premiati con l'Oscar del medesimo truccatore che ha trasformato Bradley Cooper in Leonard Bernstein, ovvero il giappo-americano Kazu Hiro, vincitore per L'ora più buia (2017) e Bombshell (2019) e prim’ancora candidato per due film mediocri come Cambia la tua vita con un click (2006) e Norbit (2007).
In cinquina troviamo altri tre film tratti da fatti accaduti e, quindi, con attori che sono stati truccati per assomigliare alle persone realmente esistite. Anzitutto troviamo il perennemente candidato Oppenheimer, con gli attori ringiovaniti o invecchiati con l'uso di trucchi naturali e protesi senza l'ausilio della computer grafica.
Unica nomination al film per Golda, pellicola incentrata sulla figura di Golda Meir, quarto premier dello stato d'Israele, nei giorni della guerra del Kippur. Un eccezionale trucco ha trasformato Helen Mirren nella politica israeliana.
Davvero chirurgico è il lavoro compiuto dai truccatori nello spagnolo La società della neve, tra i quali troviamo David Martí e Montse Ribé, premi Oscar per Il labirinto del fauno (2006). I passeggeri del volo uruguaiano precipitato sulle Ande deperiscono pian piano e sui loro volti e corpi si posano i segni del sole, del freddo, delle ferite e della fame, credibilmente resi con un trucco già vincitore dell'European Film Award.
Ultimo film della cinquina, il solo non biografico, è Povere creature!, l'unico dove anche le acconciature sono davvero degne di nota, e nel cui team spicca Mark Coulier, già premiato due volte per The Iron Lady (2011) e Grand Budapest Hotel (2014) e alla quinta nomination dopo essere stato candidato anche per Pinocchio di Matteo Garrone (2020/21) ed Elvis (2022).
VINCERÀ: Maestro
POTREBBE VINCERE: Povere creature!