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Venezia 72, Spazio della Fondazione Ente dello Spettacolo: Antonio Sancassani riceve da Flaminia Lizzani, figlia del grande regista italiano, il premio Carlo Lizzani 2015
“La passione per il cinema l’ho sempre avuta. Provengo da una famiglia contadina, al cinema non mi ci portavano spesso, ma evidentemente quelle poche volte sono bastate. Avevo un amico, Celeste, detto Celestino, che nell’unico cinema di Bellagio, il mio paese, vendeva gazzose e caramelle con la cassettina allacciata al collo. Mi disse che cercavano qualcuno in cabina per girare la manovella per riavvolgere la pellicola. Avevo quattordici anni, ho iniziato così. Totò, il bambino di Nuovo Cinema Paradiso, mi somiglia tantissimo: anche io raccoglievo i fotogrammi di scarto tagliati via per giuntare le pellicole e me li riguardavo alla luce della lampada come fossero una reliquia. Solo un operatore di cabina conosce certi dettagli.”
Così Antonio Sancassani faceva memoria dell’adolescenza di un amore, per il cinema. E la sua citazione del film di Giuseppe Tornatore richiama - per le parole dello stesso regista premio Oscar - altre parole d’amore, capaci di ritrarre il senso del lavoro del grande esercente milanese appena scomparso: “Il segreto del successo di Nuovo Cinema Paradiso è dovuto al fatto che generazioni di persone in tutto il mondo ritengono la sala cinematografica un luogo di educazione”.
Il Cinema Mexico di Milano, grazie a Sancassani, è ateneo di autentica educazione, nel senso più alto del termine: educere. Perché vera educazione è trarre il meglio dalle persone. E dagli spettatori, nel caso di Antonio, gli stessi che aspettava in sala, per i quali sceglieva i titoli da proiettare. Non si può sbagliare la programmazione di un cinema monoschermo: il titolo scelto decide della sua sostenibilità. E Sancassani la sua programmazione non l’ha mai sbagliata. Il segreto? Primo comandamento non cedere al mercato e alle logiche di sistema.
Secondo: non compiacere il pubblico ma sfidarlo, a scoprire nuovi autori, piccole produzioni, itinerari inconsueti. Una sfida che ha dato la possibilità a giovani registi di farsi conoscere (al Mexico e da qui in tutta Italia) con le proprie opere. Tanti nomi ora affermati devono molto ad Antonio: i poster affissi nell’atrio del cinema di via Savona dicono di casi tenitura da guinness dei primati di film fino ad allora pressoché sconosciuti.
Cosa guidava questo frugale, austero, schivo ma cordiale e gentile missionario laico della cultura cinematografica? “Amo il cinema di qualità, cerco di proporre al pubblico quei piccoli capolavori che non riescono ad entrare nel circuito commerciale delle grandi sale”.
Questa l’educazione, dello sguardo, che Sancassani ha regalato al pubblico milanese che ha abitato e continuerà ad abitare il suo Cinema Mexico. Educazione che Sancassani ha saputo infondere anche a quegli esercenti “resistenti” che lo hanno eletto a maestro: coloro che come lui costruiscono e difendono a mani nude le oasi dove ristorarsi con il cinema di qualità, rischiando in proprio, mettendo in gioco i beni personali per difendere la proprietà delle mura, ripianare il “rosso”, retribuire i collaboratori.
Forte di un riflesso del suo coraggio, sommesso e mai esibito, c’è chi ha riacceso - in piena pandemia - un grande schermo spento da decenni e di programmarlo con un occhio sul tamburino del Mexico, l’altro sul proprio pubblico e il cuore allo stesso posto dove batteva quello di Sancassani: il cinema che nessuno ha ancora “visto”, quel cinema che ha qualcosa da dire.
Perché una sala cinematografica non è solo il terminale dove “sfogare“ i titoli che gli intermediari commerciali si trovano tra le mani per metterli a reddito, ma il luogo dove il cinema accade, il focolare in cui la scintilla di bellezza e verità che un regista fa scoccare - concependo la propria opera - può finalmente divampare, infiammando un pubblico.
Grazie Antonio per questa passione: la tua testimonianza rimane, la tua assenza pesa.
Ci consola, parzialmente, sapere che il tuo Mexico è in buone mani, continuerà ad educare il tuo pubblico, a dare ad altri nuovi validi registi la possibilità di avere spettatori desiderosi di buon cinema.