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Fausto Russo Alesi (foto di Stefano Micozzi)
“Quando leggo le sue sceneggiature, mi trovo sempre davanti a un un luogo altro. Sento la curiosità di cercare dentro i personaggi un punto di contatto con lui stesso e con il tempo presente. L’arte è un atto di libertà; una volta che conosciamo i fatti, a me interessa fare un’interpretazione della Storia. Bellocchio prende snodi fondamentali, costitutivi della nostra società, ma i suoi film hanno la potenza del classico, come se fossero senza tempo, perché ciò che lui va a scandagliare è l’essere umano”.
Fausto Russo Alesi e Marco Bellocchio, attore e regista tra i più influenti del nostro cinema. Un sodalizio giunto ormai al sesto film: “Dopo un corto girato insieme a Bobbio, un luogo speciale, mi chiamò per fare Vincere: è stato tutto inaspettato”.
Ora, in Rapito – presentato in concorso all’ultimo festival di Cannes e fresco di riconoscimenti ai Nastri d’Argento- interpreta Momolo Mortara, un padre ebreo a cui improvvisamente la Chiesa decide di sottrarre il figlio Edgardo: “è uno che lotta giustamente per riavere il bambino, però, mette in campo anche le armi del dialogo e della pazienza. Prende in considerazione la possibilità di un compromesso esclusivamente per amore del figlio. Riuscire a mettere da parte la politica e la religione per suo figlio penso che sia un nodo del film, è un gesto estremamente umano. Rappresenta il momento in cui siamo capaci di dialogare e capire che l’amore abbatte qualsiasi conflitto”
L’incontro con il pubblico, prima della proiezione in Piazza Garibaldi del film, è stato tornare sul legame con il regista: “è nato nel tempo, in modo non programmato, e si è approfondito film dopo film. Bellocchio è un regista e una persona molto curiosa, mi ha seguito molto anche in teatro, non ha perso neanche uno spettacolo. Spesso capita che quello spettacolo gli suggerisca qualcosa di profondo, per assonanza o opposizione. Mi chiamò a Bobbio per fare un corto alla sua scuola di cinema, un luogo speciale dove si può fare cinema in leggerezza ma con il massimo impegno. C’è un paese che si stringe intorno a Bellocchio, ci sono i giovani che sono un pezzo importantissimo, una nuova generazione che si avvicenda al cinema.“
Prima di Momolo Mortara, è stato Francesco Cossiga in Esterno Notte: "Quel personaggio si dibatte tra la ragione di Stato e la ragione umana, Mortara tra la ragione di Stato – si confronta con una Legge in cui crede e vuole credere - con una sua religione e la ragione umana nel senso del diritto naturale del sangue, rispetto alla privazione del figlio. Da una parte c’è un personaggio ingabbiato, Cossiga, dentro questa scadenza di cinquantacinque giorni da cui non riesce a uscire, a trovare la chiave, dall’altro un padre che vorrebbe lottare per una vita intera per riavere il suo bambino, però, lo fa in un modo di tenere in considerazione la controparte. In tutti i ruoli che ho fatto per Bellocchio, da una parte c’è una continuità, dall’altra c’è una sfida continua a cercare qualcosa di più: quello che interessa a Marco e a me, sono le crepe dell’essere umano”.